Deposito GNL: la sentenza del Consiglio di Stato non scioglie tutti i nodi

Di Alessandro Caiulo per il numero 385 de Il7 Magazine
La decisione emessa dal Consiglio di Stato in sede giurisdizionale lo scorso 3 gennaio, con cui è stato rigettato il ricorso in appello presentato dal Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale di Brindisi, con cui l’Ente consortile aveva insistito per il rispetto di una distanza minima di trenta metri fra i binari dell’area portuale ed il Rigassificatore Edison, è stato accolto con toni da tifo da stadio che, francamente, sono apparsi un po’ fuori luogo, specialmente laddove espressi, come se si fosse vinto lo scudetto, da parte del presidente di Confindustria Brindisi che è arrivato persino a chiedere a gran voce le dimissioni del presidente del Consorzio avv. Vittorio Rina.
Tenuto conto che gran parte degli industriali ed imprenditori portuali, anche iscritti a Confindustria, sono da sempre contrari ad un’opera così pericolosa ed invasiva sia per ragioni di sicurezza che per il disturbo che arrecherebbe ai normali traffici mercantili e potrebbe essere ostativa anche al traffico crocieristico, ci si sarebbe aspettato un atteggiamento più cauto, magari orientato all’ottimismo, ma senza eccessi, dal momento che chi riveste la carica di presidente, rappresenta tutti gli industriali, sia quelli favorevoli che quelli contrari a tale opera che non andrebbe osannata, come invece accade come la madre di tutte le opere, laddove semmai dovesse effettivamente realizzarsi, sarebbe a beneficio di pochi.
Inevitabile e piccata è stata, a questo punto, la risposta proveniente dal partito di riferimento dell’avv. Rina, vale a dire il PD, che ha stigmatizzato “le parole rabbiose e l’atteggiamento irresponsabile del Presidente di Confindustria Brindisi, Gabriele Lippolis, che lancia anatemi su ruoli in enti che, fortunatamente, non gli competono, tradiscono un certo nervosismo e pregiudicano irrimediabilmente la credibilità dei vertici dell’organizzazione datoriale brindisina che, in verità, già da qualche tempo hanno dato l’impressione di aver dismesso il proprio ruolo di garanzia e rappresentanza degli interessi generali degli iscritti, di pungolo e di proposta per sostenere, invece, solo interessi di parte, a partire dalle proprie società”.
Certo è che parlare di sentenza che spiana la strada alla realizzazione dell’impianto di rigassificazione, laddove questo giudizio ha riguardato un aspetto del tutto marginale quale è la sua distanza dai binari, senza nemmeno entrare nel merito, ma sulla base di una formale carenza di attribuzioni del Consorzio a dare prescrizioni che riguardano aree di competenza di altro ente, è apparsa una forzatura.
Piuttosto, ciò che deve far riflettere in quanto evidenziato a chiare lettere dai giudici del Consiglio di Stato, è che il provvedimento fondamentale in questo iter è l’Autorizzazione Unica alla realizzazione dell’impianto rilasciata nell’agosto del 2022 dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero delle Infrastrutture che, come scritto in sentenza “tale provvedimento è stato inizialmente impugnato dal Comune di Brindisi, con ricorso Proposto al TAR Puglia di Lecce, ma a seguito dell’ordinanza con cui l’anzidetto TAR ha declinato la propria competenza ai sensi dell’articolo 135 lettere f e h c.p.a., il ricorso non è stato riassunto sicché il provvedimento stesso è divenuto inoppugnabile.”
Ricordiamo, a questo proposito, che il Comune di Brindisi, con il sindaco Rossi, si era opposto al deposito costiero Edison ma, all’indomani della tornata elettorale di giugno 2023, il primo atto che emise la nuova Giunta guidata da Giuseppe Marchionna, fu quello di ritirare immediatamente il ricorso, non riassumendolo dinanzi al TAR Lazio, rendendo inoppugnabile l’Autorizzazione Unica.
Dal punto di vista sia logico che giuridico che pratico, pertanto, a spianare la strada al Rigassificatore all’interno del porto a meno di un chilometro dal centro abitato, non è stata certamente la recente sentenza del Consiglio di Stato, che altro non ha fatto che dire che tali lagnanze le avrebbe dovute coltivare il Comune di Brindisi nel giudizio a cui aveva rinunciato, bensì proprio quella decisione della Giunta Comunale di rinunciare al ricorso.
Alla luce, anche, di ciò che viene affermato in sentenza è sommamente probabile che se solo si fosse consentito al legale nominato dal Comune di proseguire il giudizio, già da mesi l’Organo di Giustizia Amministrativa avrebbe stoppato, in via definitiva, l’idea stessa di costruire il deposito costiero di gas in quell’area, con buona pace di tutti quanti. Infatti, come evidenziato dal giudice estensore, ha deposto per l’infondatezza dell’appello anche la circostanza che la questione della distanza dai binari è stata specificamente esaminata nell’ambito del procedimento che ha condotto al decreto di Autorizzazione Unica dell’agosto 2022 che, per le ragioni prima evidenziate, è ormai divenuto inoppugnabile ed altro punto su cui il Consiglio di Stato ha sottolineato di non potersi esprimere – in quanto il provvedimento di autorizzazione, a seguito della rinuncia alla riassunzione da parte del Comune di Brindisi, era diventato ormai inoppugnabile – è stato quello relativo all’assenza di Valutazione di Impianto Ambientale.
Che poi la strada verso la costruzione del Rigassificatore a due passi dalla città ed area portuale destinata ai traffici commerciali e passeggeri, sia effettivamente spianata è ancora tutto da vedere, anche perché non è detto che il colosso energetico francese Edison abbia realmente convenienza a realizzare con soldi propri e non con contributi pubblici che inizialmente pensava di ottenere, un impianto che potrebbe risultare antieconomico gestire
Vi è poi un grosso punto interrogativo riguardo il nodo sicurezza ed il conflitto con altri traffici portuali, che fino ad ora non è risolto dalla locale Capitaneria di Porto che, sebbene sollecitata più volte fino ad ora non ha preso una posizione coerente con i timori a suo tempo evidenziati dal precedente Comandante che aveva messo nero su bianco la necessità di cogenti prescrizioni di sicurezza per quando le navi gasiere saranno attraccate e la necessità di dotarsi di un piano per la sicurezza portuale aggiornato che tenga anche conto della presenza di altri impianti a rischio di incidente rilevante presenti in loco.
L’area portuale di Brindisi – e da questo punto non c’è cavillo che possa impedire di tenerne conto – è anche dal punto di vista ufficiale “ad alto rischio di incidente rilevante” ai sensi della c.d. “Direttiva Seveso” in ragione della elevata concentrazione di infrastrutture industriali in cui vengono manipolate sostanze pericolose e, proprio dove dovrebbe sorgere tale rigassificatore, già insistono ed operano più di una decina di industrie che utilizzano o detengono sostanze chimiche per le loro attività produttive, esponendo la popolazione e l’ambiente circostante al rischio industriale e che un incidente può dunque provocare danni alla popolazione e al territorio stesso. Basti pensare all’effetto domino che potrebbe portare ad un vero e proprio disastro di dimensioni incalcolabili
A questo punto potrebbe giocare un ruolo importante, per non considerare chiusi i giochi in favore di Edison, la Giustizia Penale, dal momento che molte associazioni e movimenti, presenti sul territorio come Italia Nostra, Legambiente, WWF, Medicina Democratica, A.C.L.I., Fondazione “Tonino di Giulio”, Medici per l’Ambiente, ANPI, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Salute Pubblica, No al Carbone, Puliamoilmare Brindisi, Associazione Vogatori Remuri Brindisi, CGIL-Camera del Lavoro Territoriale, si sono rivolte alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi depositando un dettagliato esposto per possibili fatti reato compiuti nel corso dell’iter autorizzativo e per omissioni relative ai necessari controlli da compiere a monte e non effettuati.
L’impressione che se ne trae è che la situazione è ancora talmente tanto nebulosa che non è possibile prevedere ciò che accadrà, per cui chi ha già cantato vittoria lo ha fatto, probabilmente, troppo presto.