“Un atto di dissenso contro la polizia penitenziaria”: così gli inquirenti hanno definito quanto accaduto nella prima serata di ieri, 17 agosto, nella casa circondariale di Bari, dove si è consumata una delle più violente rivolte carcerarie mai registrate in Italia.
Stando alle prime ricostruzioni, la protesta sarebbe partita dal rifiuto di tre detenuti della seconda sezione (un reparto di media sicurezza, lo stesso a cui appartiene il detenuto che alcuni giorni fa ha provato ad evadere) di rientrare in cella dopo “l’ora d’aria”.
I tre sarebbero riusciti a impossessarsi delle chiavi della cella di un internato per motivi psichiatrici che, una volta fuori, ha aggredito un agente di Polizia Penitenziaria, costretto a ricorrere alle cure dei sanitari del 118 e del Pronto Soccorso del Policlinico.
Un infermiere è stato poi tenuto in ostaggio per alcuni minuti mentre si trovava in un ambulatorio nel quale stava somministrando una particolare terapia ad un altro detenuto.
I disordini sono stati contenuti intorno alle 22: è stato necessario l’intervento di altri agenti penitenziari mandati in soccorso dalle altre carceri della Regione.
I tre detenuti sono poi stati condotti in camera di sicurezza, mentre l’internato, in attesa da tempo di trasferimento in una REMS (una struttura a regime attenuato, specializzata per l’esecuzione delle misure di sicurezza), è stato richiuso nella camera di pernottamento.
“A Bari, a fronte di 252 posti disponibili, sono presenti ben 390 detenuti, gestiti da 220 poliziotti penitenziari quando ne servirebbero almeno 449. Ormai il Re è nudo, è chiaro a tutti che il decreto carceri e la sua conversione in legge non sono serviti e non serviranno a nulla. La premier, Giorgia Meloni, sospenda le ferie e convochi una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri per affrontare compiutamente l’emergenza», ha commentato Gennarino De Fazio, segretario del sindacato di Polizia Penitenziaria Uilpa.
“Bisogna far cessare la violenza in carcere applicando le leggi e i detenuti che compiono questi atti vanno non solo trasferiti lì dove non c’è sovraffollamento ma anche sottoposti a un regime carcerario duro”, ha aggiunto Federico Pilagatti del sindacato Sappe.
La Procura di Bari ha aperto un’inchiesta.
Marina Poci
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