Detenuto mesagnese evade durante accertamenti in ospedale romano

Era stato accompagnato al presidio ospedaliero Santo Spirito in Sassia, nei pressi del Vaticano, a Roma, per essere sottoposto ad una visita ambulatoriale e ad altri accertamenti, ma – mentre era in attesa della TAC – è riuscito ad allontanarsi, sfuggendo alla sorveglianza degli agenti di Polizia Penitenziaria che lo avevano in custodia: è ricercato da ieri pomeriggio, 13 giugno, non soltanto nella Capitale, Gianluca Calò, 46 anni, detenuto mesagnese del carcere di Regina Coeli, in attesa di primo giudizio con l’accusa di rapina.
“Ora è primario riacciuffarlo, l’episodio è emblematico per comprendere i rischi derivanti dai facili ricoveri cosiddetti a vista nonché dal pericolo dell’utilizzo illecito dei cellulari nell’ambito penitenziario. Era davvero necessario visitarlo in ospedale?”, ha evidenziato Maurizio Somma, Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE), che ha segnalato l’accaduto.
Sul punto è intervenuto anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che ha fatto eco al collega denunciando le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri e nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti: “agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”.
Il sindacalista chiede un intervento di revisione del sistema sanitario penitenziario, che preveda l’accertamento di oggettive condizioni di urgenza prima di disporre l’invio di detenuti verso le strutture sanitarie pubbliche.
Marina Poci