Diciannovenne ucciso, il cerchio si stringe. Ma manca il killer

Lucia Pezzuto per il7 Magazine

Sono trascorsi quattro mesi dalla morte di Giampiero Carvone, il giovane 19enne ucciso con un colpo di pistola alla testa nei pressi della sua abitazione in via Tevere a Brindisi. Ed il suo assassino non ha ancora un volto e ne un nome. Un omicidio del quale si occupa la Squadra Mobile di Brindisi che non ha mai smesso di indagare e ricostruire i contorni di una vicenda che oggi va componendosi come un articolato puzzle del quale tuttavia manca l’ultimo pezzo, quello più importante: la mano di chi ha premuto il grilletto. Dal 10 settembre ad oggi gli investigatori sono riusciti a ricostruire con attenzione circostanze e azioni che in qualche modo hanno portato all’uccisione del ragazzo, un giovane di appena 19 anni con numerosi precedenti penali che tuttavia non meritava certo di morire. Carvone abitava al quartiere Perrino di Brindisi, dove era nato e cresciuto, e dove probabilmente la sua presenza era diventata indigesta per più di qualcuno. Il 19enne, nonostante la giovane età, portava a suo carico precedenti per rapina e furto. E proprio un furto sarebbe alla base della sua morte. Ne sono convinti gli investigatori che seguono questa vicenda da mesi cercando di sciogliere i nodi di un omicidio che non ha colpevoli. “Il movente della morte di Carvone- dice in una delle tante conferenza stampa la dirigente della Squadra Mobile di Brindisi, Rita Sverdigliozzi- matura nello stesso contesto del furto d’auto”.
10 settembre 2019- Giampiero Carvone muore con un colpo di pistola alla nuca la notte del 10 settembre. Il ragazzo, stando a quanto ricostruito dagli investigatori, alle tre della notte è davanti al portone della sua abitazione in via Tevere, quartiere Perrino di Brindisi, quando viene raggiunto da una scarica di proiettili. La Scientifica accerterà cinque colpi esplosi di cui uno fatale perché raggiunge il 19enne alla testa. A trovare Giampiero in un lago di sangue è il padre, Piero Carvone, che tenta di soccorrere il figlio che morirà in ospedale al termine di un delicato intervento chirurgico. Proprio dalle dichiarazioni del padre che partono le indagini della polizia. L’uomo racconta che il giorno prima, il 9 settembre, il ragazzo aveva ricevuto delle minacce. Quattro persone si erano presentate presso la sua abitazione chiedendo denaro a titolo di risarcimento per il furto e i danni arrecati ad una autovettura di cui sarebbe stato responsabile il figlio.
16 settembre 2019- L’autopsia conferma la causa della morte di Giampiero Carvone, il proiettile ha perforato il cervello ma la traiettoria lascia da pensare. Gli investigatori, grazie anche agli esiti dell’esame autoptico, ipotizzano che il colpo sia stato sparato dall’alto verso il basso. Si ha l’impressione che il ragazzo si sia chinato per schivare la raffica di colpi. Forse chi ha sparato non voleva uccidere ma solo dargli un avvertimento, magari mirando alle gambe. Ipotesi, ovviamente, che purtroppo non danno la risposte sull’identità dell’assassino. Nel frattempo si celebrano i funerali del ragazzo in quartiere praticamente blindato. Alle esequie partecipano centinaia di ragazzi. Polizia, Carabinieri, persino la Finanza monitorano la funzione. Pattuglie e posti di blocco ovunque e persino un drone che registra tutto ciò che accade. Le forze dell’ordine sono convinte che in quella folla ci potrebbe essere la mano che ha premuto il grilletto.
26 settembre 2019- Ad una settimana dalla morte di Giampiero Carvone, qualcosa nelle indagini si muove, la Squadra Mobile di Brindisi, arresta quattro giovani per tentata estorsione. In manette finiscono Giuseppe Lonoce, 37 anni, Stefano Coluccello, 28 anni, e i fratelli Aldo Bruno Carone e Eupremio Carone, rispettivamente 22 e 21 anni. Secondo l’accusa I quattro il giorno prima dell’omicidio avrebbero raggiunto Giampiero Carvone presso la sua abitazione e dinnanzi all’intera famiglia accusano il ragazzo del furto di un’auto, una Lancia Delta, avvenuto il giorno precedente pretendendo una somma di denaro a titolo di risarcimento, 10mila euro, per i danni causati dallo stesso 19enne durante la fuga. Ne nasce una lite e volano anche parole pesanti. Le indagini degli investigatori accertano che effettivamente Carvone il 9 settembre 2019, con l’aiuto di alcuni complici, aveva sottratto un’auto poi rivenuta dallo stesso Coluccello. I quattro, quindi, vengono arrestati per estorsione aggravata. Giuseppe Lonoce finisce in carcere, Coluccello e i fratelli Carone ai domiciliari.
17 ottobre 2019- Un nuovo tassello si aggiunge a questa storia sempre più contorta, ma chiara a chi sta investigando. Due brindisini finiscono in manette per porto abusivo di armi ed esplosione di colpi d’arma da fuoco, si tratta di Stefano Coluccello, 28 anni, già agli arresti domiciliari con l’accusa di tentata estorsione , e Giuseppe Sergio, 20 anni. Entrambi, rinchiusi nel carcere di Brindisi, secondo l’accusa, sarebbero responsabili di una sparatoria avvenuta qualche ora prima l’omicidio di Giampiero Carvone. Stando alla ricostruzione degli investigatori Coluccello e Sergio avrebbero minacciato, esplodendo un colpo di fucile a canne mozze, due amici del 19enne coinvolti nel furto d’auto avvenuto 24 ore prima dell’omicidio e del quale si era reso responsabile il Carvone. Coluccello e Sergio avrebbero raggiunto i due ragazzi seduti in una piazzetta a pochi passi da via Tevere, quartiere Perrino, e avrebbero intimato loro di pagare i danni arrecati all’auto oggetto di furto e poi recuperata dallo stesso Coluccello. Il colpo di fucile sarebbe stato esploso davanti a famiglie e bambini che in quel momento erano in piazzetta e solo per puro caso nessuno è rimasto ferito. Il fatto era accaduto intorno alle 21 del 9 settembre scorso , qualche ora prima, quindi, dell’omicidio del 19enne. Gli investigatori sono sempre più convinti che il movente dell’omicidio sarebbe proprio legato al furto della vettura e alla tentata estorsione nei confronti di Carvone e dei suoi amici.
17 dicembre 2019- Porto abusivo di armi, con questa accusa finisce nei guai nuovamente Stefano Coluccello e Giuseppe Sergio a questi si aggiunge anche Alessandro Coluccello, fratello del primo. I primi due erano già stati arrestati con l’accusa di aver esploso un colpo di fucile a canne mozze, a scopo intimidatorio, nei confronti di alcuni giovani, amici del Carvone. Questi con il 19enne avevano perpetrato il furto di un’autovettura in uso a Stefano Coluccello e durante la fuga l’avevano danneggiata. Stefano Coluccello era anche accusato di aver minacciato e preteso il pagamento dei danni dal Carvone. La Squadra mobile di Brindisi nel frattempo non aveva mai smesso di indagare scopre che Stefano Coluccello pur essendo ai domiciliari non solo aveva incontrato altre persone, violando la misura cautelare, ma aveva anche consegnato nelle mani del fratello e del Sergio una pistola a funzionamento automatico. Di fatto la pistola non è stata trovata ma gli inquirenti hanno raccolto elementi sufficienti per avvalorare l’accusa.
Ad oggi nonostante molti contorni di questa vicenda sembrano chiarirsi non si sa chi abbia sparato a Giampiero Carvone. Le indagini proseguono e gli investigatori, come detto, sono convinti che il movente dell’omicidio sia maturato nel medesimo contesto del furto d’auto e della tentata estorsione, ma dimostrarlo è tutta un’altra storia.