Diffamarono la vittima per difendere il figlio: condannati genitori del femminicida di Noemi Durini

Ai coniugi Biagio Marzo e Rocchetta Rizzelli, genitori di Lucio Marzo, il giovane riconosciuto colpevole del femminicidio della 16enne di Specchia Noemi Durini, è stata confermata in secondo grado la condanna rispettivamente a un anno e sei mesi di reclusione per diffamazione aggravata e continuata a mezzo stampa: la Corte d’Appello di Lecce li ha ritenuti colpevoli, in concorso fra loro e in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, di avere offeso la reputazione della vittima nel corso di alcune trasmissioni televisive (Quarto Grado e Chi l’ha visto?), sollevando dubbi sulla moralità della ragazza con espressioni volgari e allusive e arrivando addirittura a ritenere i genitori di Noemi colpevoli di non essere stati in grado di educarla (“cresciuta allo stato brado”, così Marzo definì la vittima durante un collegamento con una giornalista del programma di Rai Tre).
“Giustizia è fatta. I genitori di Lucio Marzo non hanno mai dimostrato alcun sentimento di pietà nei confronti di Noemi Durini cercando in tutti i modi di giustificare il fatto criminoso commesso dal figlio, infangando così la memoria di Noemi attraverso interviste televisive rilasciate ai principali programmi sulle più note reti nazionali”, », hanno commentato gli avvocati Valentina Presicce e Flavio Santoro, legali di Imma Rizzo, la madre della ragazza.
«Hanno sempre diffamato la memoria di mia figlia per giustificare il fatto criminoso commesso dal figlio e oggi anche la Corte di Appello di Lecce mi ha dato ragione. I genitori di Lucio Marzo, invece di rimanere in silenzio, dopo l’omicidio di mia figlia, hanno cercato in tutti i modi di giustificare il gesto aberrante commesso dal figlio arrivando addirittura a dire che mia figlia volesse ucciderli. Tutto questo è falso e infamante”, ha dichiarato la signora Rizzo.
Per l’omicidio volontario (aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi) di Noemi Durini, picchiata, lapidata, accoltellata e sepolta sotto un cumulo di pietre a Castrignano del Capo, Lucio Marzo, 17enne all’epoca dei fatti, è stato condannato in via definitiva a 18 anni e 8 mesi di reclusione. I genitori di Durini lo avevano denunciato pochi giorni prima del femminicidio perché in più occasioni si era dimostrato ferocemente violento nei confronti della figlia. Nel 2023 fu fermato in stato di ebbrezza alla guida di un’automobile dopo aver forzato un posto di blocco nel corso di uno dei permessi premio di cui era risultato beneficiario.
Marina Poci