Sono state rigettate le richieste di riesame delle misure cautelari personali disposte dalla Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Brindisi Barbara Nestore lo scorso 9 gennaio nei confronti di Pasquale Nicolì, sindaco di Erchie, Vito Oronzo Bernardi, assessore con deleghe all’Ambiente, Lavori Pubblici e Polizia Urbana, e Pamela Melechì, assessora con deleghe ai Servizi Sociali, Politiche Giovanili e Pari Opportunità.
Il collegio investito delle richieste ha quindi confermato gli arresti domiciliari per Nicolì e Bernardi e il divieto di dimora in Erchie per Melechì.
La stessa misura di divieto di dimora era stata emessa anche nei confronti dell’ingegnere Ciriaco Pasquale che, al contrario degli altri indagati, non ha adito il Tribunale del Riesame per l’annullamento del provvedimento.
I profili di (presunta) responsabilità, per sindaco, due assessori e l’ingegnere ex dirigente di area, sono molti e piuttosto seri: si va dalla concussione all’abuso d’ufficio, dagli atti persecutori (il cosiddetto stalking) alla violenza sessuale aggravata dall’aver commesso il fatto contro un incaricato di pubblico servizio e dall’aver abusato di autorità e relazione d’ufficio, passando per il falso ideologico in atto pubblico, l’induzione indebita a dare o promettere utilità, nonché la raccolta, il trasporto e l’abbandono incontrollato di rifiuti speciali non pericolosi.
Erchie è al momento nelle mani del vicesindaco Giuseppe Polito, assessore a Igiene e Sanità e Ambiente e Difesa del Territorio (comunque anch’egli indagato, insieme con l’assessora Lina Ferrara), giacché la Prefetta di Brindisi Michela La Iacona, a poche ore dall’esecuzione delle misure cautelari, ha emanato – ai sensi della cd. Legge Severino – i decreti di sospensione dalle funzioni a carico dei politici destinatari dei provvedimenti.
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