
Si sono incatenati davanti al Tribunale di Lecce denunciando il grave stato di prostrazione fisica e psicologica del fratello (detenuto a Borgo San Nicola da quando la condanna per violenza sessuale nei confronti di due pazienti è passata in giudicato) e invocando per l’uomo l’attenuazione del regime carcerario con l’applicazione degli arresti domiciliari: i fratelli del ginecologo 65enne originario di Gallipoli Salvatore Oscar La Penna, che dovrà scontare quattro anni, un mese e dieci giorni di reclusione, hanno messo in atto una plateale protesta lamentando l’incompatibilità della detenzione in carcere con le condizioni di salute del medico.
La Penna, che – stando a quanto riferito dai fratelli e dalla sorella – avrebbe compiuto ripetuti gesti di autolesionismo, starebbe praticando lo sciopero della fame da circa un mese e sarebbe così debilitato da riuscire a spostarsi soltanto in sedia a rotelle.
Il 27 giugno si terrà presso il Tribunale di Sorveglianza di Lecce l’udienza in cui sarà conferito ad un perito l’incarico di valutare lo stato psicofisico dell’uomo e la compatibilità delle sue condizioni con il regime carcerario.
La Penna ha prestato servizio all’ospedale Perrino di Brindisi nel reparto di Ginecologia e Ostetricia per circa 35 anni e, sempre nel capoluogo messapico, esercitava la libera professione nel proprio studio privato (ed è proprio qui che si sono compiuti gli abusi per i quali è stato condannato).
A denunciarlo sono state due donne di 48 e 37 anni, rispettivamente di Brindisi e Mesagne, le cui testimonianze sono state ritenute attendibili nei due giudizi di merito (dinnanzi al Tribunale di Brindisi e alla Corte d’Appello di Lecce). La sentenza è poi stata confermata dalla Corte di Cassazione, divenendo definitiva.
Marina Poci
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