“La vita ha spezzato questo legame senza chiederci permesso, niente ci farà tornare come prima che tutto accadesse”: sono le struggenti parole che il padre Giuseppe Ditano e la mamma Giusy Angiulli hanno voluto sul manifesto funebre che, in occasione di quello che sarebbe stato il suo 26esimo compleanno, domani, 7 dicembre, ricorda Clelia, la giovane morta l’1 luglio scorso perché precipitata per circa 15 metri nel vano ascensore della palazzina di proprietà di Arca Nord Salento in cui risiedeva con la famiglia, a Fasano. Un messa sarà celebrata alle 18:30 nella chiesa di Sant’Antonio Abate, la stessa che, gremita di gente, cinque mesi fa accoglieva il feretro per dare l’ultimo saluto alla ragazza “bellissima, dolcissima e amatissima” per la cui morte la Procura della Repubblica di Brindisi ha avviato un’indagine con l’ipotesi di reato di omicidio colposo.
Proprio la PM titolare del fascicolo, Livia Orlando, nella giornata di oggi, 6 dicembre, si è recata per la prima volta nella palazzina di via Piave, teatro dell’incidente, per un sopralluogo, insieme a tecnici e avvocati: l’impianto, ancora sottoposto a sequestro, è stato momentaneamente ripristinato sostituendo il dispositivo meccanico che, stando all’ipotesi più plausibile, la notte in cui Delia è precipitata non ha funzionato correttamente.
La giovane era rientrata a casa per lasciare la borsa, con l’intenzione di scendere nuovamente per fare quattro chiacchiere con gli amici. Uscita dall’appartamento, ha dato dunque per scontato che l’ascensore che l’aveva portata su fosse rimasto al quarto piano, mentre in realtà la cabina, nonostante la porta dell’impianto si sia aperta, era scesa tre piani più giù: la ragazza è quindi precipitata nel vuoto, finendo sul tetto della cabina stessa, ferma al primo piano. Per ore nessuno si è accorto di quanto accaduto a Clelia. Soltanto dopo molto tempo, i genitori, allarmati per non averla vista rientrare, hanno provato a chiamarla al telefono: sentendo la suoneria provenire dalla tromba dell’ascensore, il padre ha acceso la torcia del proprio cellulare e ha scorto il corpo della ragazza tre piani più sotto.
Domenico Urso, il medico legale incaricato dalla PM, avrebbe accertato che la giovane è morta sul colpo a causa della gravissima lesione encefalica riportata in seguito all’impatto con il tetto della cabina, mentre non sono ancora stati depositati gli esiti dell’accertamento affidato all’ingegnere Massimiliano Bursomanno, che dovrà accertare le cause del malfunzionamento che ha provocato l’apertura della porta dell’ascensore nonostante la cabina non si trovasse al piano.
Al momento risultano essere indagate quattro persone: Sabino Casalino, fasanese di 42 anni, amministratore del condominio di Arca Nord Salento, Mattia Rana, 59 anni, di Martina Franca, responsabile tecnico della società omonima incaricata della manutenzione dell’impianto (entrambi colpiti dalla misura interdittiva del divieto di esercitare la propria attività professionale e imprenditoriale per la durata di un anno, emessa dalla Giudice per le indagini preliminari Stefania De Angelis), Paolo D’Arcangelo, 54 anni, dipendente della società Rana (persona nota ai condomini di via Piave 160 per essere l’autore dei numerosi interventi di riparazione effettuati, secondo la Procura, “non a regola d’arte”) e Maria Bisceglie, 88 anni, di Martina Franca, legale rappresentante della società Rana.
Marina Poci