Si è conclusa oggi l’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce, avviata lo scorso aprile in seguito alla cattura del latitante Carmine Mazzotta, 51 anni, condannato in via definitiva a trent’anni di reclusione per omicidio aggravato da premeditazione e da futili motivi: al termine delle attività investigative, è stato eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di un 55enne residente in località Boncore, nel comune di Nardò, già noto alle forze dell’ordine perché coinvolto nel furto di armi avvenuto nel 2014 presso il posto fisso del Corpo Forestale dello Stato di San Cataldo.
L’uomo, che si trovava già agli arresti domiciliari per una precedente evasione, è ora accusato di favoreggiamento personale. In esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, è stato nuovamente sottoposto agli arresti domiciliari e messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il 55enne avrebbe svolto un ruolo attivo e continuativo nel sostenere la latitanza di Mazzotta. Gli inquirenti ritengono che l’uomo abbia individuato un bed and breakfast in località Torre Lapillo, dove il ricercato trovò rifugio, dopo aver contattato il titolare e visionato personalmente la camera destinata al 51enne.
Durante i mesi di fuga, l’indagato avrebbe fornito assistenza quotidiana al latitante, incontrandolo regolarmente, consegnandogli buste contenenti generi alimentari e contribuendo alla gestione dei suoi interessi e bisogni quotidiani.
Le indagini dei Carabinieri hanno inoltre confermato che, al momento della cattura, Mazzotta era in attesa di ricevere documenti falsi per fuggire all’estero, elemento che testimonia la cura e l’organizzazione con cui era stata pianificata la sua latitanza.
Carmine Mazzotta è ritenuto, da sentenza passata in giudicato, l’esecutore materiale dell’omicidio di Gabriele Manca, un ragazzo di 21 anni, ucciso nel 1999 da uno sparo alle spalle mentre cercava di fuggire da un commando armato: alla base del delitto, secondo le risultanze dibattimentali, vi sarebbero contrasti sull’attività di spaccio nella zona di Lizzanello e Merine. Manca avrebbe infatti agito senza l’autorizzazione del clan operante sul territorio.
Marina Poci
(immagine di repertorio)