Finta invalida rubava oggetti dalle tombe: smascherata con un video

di Gianmarco Di Napoli per il7 Magazine

“Lo sa qual è la cosa paradossale? Che quando sono corso al cimitero per fermare la ladra ho visto quella signora con la sedia a rotelle spinta dalla figlia. Istintivamente le ho chiesto se avesse visto una donna uscire con una busta in mano. Non potevo immaginare che era proprio lei quella che si muoveva agilmente in cima a sei rampe di scale e che aveva appena rubato per la seconda volta il peluche che avevamo portato sulla tomba di Nicholas”: Marcello Di Mola ha perso il figlio di 19 anni solo tre mesi fa per un incidente in moto avvenuto in viale Commenda. Ci accoglie nella sua casa in piazza Pertini, al rione Paradiso, che è un piccolo museo di Nicholas. In un angolo, dentro una vetrinetta, il casco che calzava quella sera maledetta, il pacchetto con tre sigarette che aveva in tasca, il suo cellulare, pezzi della moto, l’articolo che “il7 Magazine” dedicò a quella tragedia.

Marcello Di Mola è riuscito a smascherare l’insospettabile coppia di ladre che non solo ha depredato per due volte la tomba del figlio ma che rubavano oggetti in maniera seriale in tutto il cimitero. Una parte del “bottino” finiva poi davanti alla tomba del marito della donna più anziana, trasformata in un autentico bazar di oggetti talmente numerosi da coprire persino la foto e il nome del defunto inciso sulla lapide. Del resto sono mesi che i furti si sono moltiplicati, parecchi più del solito: non solo oggetti, ma sottovasi, piante e, ovviamente, fiori. E tutto ci si poteva immaginare, tranne che a rubare fosse quella coppia dall’aria inoffensiva, un’anziana donna sulla sedia a rotelle spinta dalla figlia: ogni giorno venivano notate nel cimitero. E nessuno, ovviamente, aveva notato che in realtà la madre – quando la situazione lo consentiva – si alzava «miracolosamente» dalla sedia e non solo camminava, ma si muoveva con agilità e destrezza.
“Il 13 febbraio, alla vigilia di San Valentino, ho comprato un orsacchiotto dal nome Teddy (è un pupazzo di colore rosso con dei fiori bianchi che raffigurano un cuore al petto)”, racconta Di Mola. “L’ho comprato per mio figlio Nicholas che è sepolto nel cimitero alle tombe comunali, al secondo piano. Per raggiungerlo ci sono sei rampe di scale. Il giorno successivo io e la mia famiglia siamo andati a fargli visita e con nostro stupore non abbiamo trovato più l’orsacchiotto. Abbiamo guardato in giro, chiesto a persone che stavano al cimitero, ma nessuno ha visto niente”.

La finta disabile sulla carrozzella spinta dalla figlia

Il mese successivo, il 18 marzo, per la Festa del Papà, Di Mola compra lo stesso orsacchiotto e lo porta al cimitero sulla tomba del figlio. “Parlando con varie persone ho sentito che tante si lamentavano dei furti subiti al cimitero. Quindi questa volta ho posizionato il mio telefono sul lato destro della tomba su cui avevo scaricato l’app “Alfredcamera” che registra nel caso in cui c’è un movimento davanti alla camera del telefono. Il giorno successivo, alle 13.20, mi è giunta una notifica sul mio cellulare con scritto “movimenti da Nicholas” e ha iniziato a registrare. Dal video si nota una signora di circa 60 anni, con un cappotto di colore marrone lungo sino alle ginocchia, stivaletti in panno di colore marrone, una grande sciarpa e un cappello entrambi di colore blu, che prende l’orsacchiotto e lo nasconde in una borsa in sacco di colore beige. Quindi si allontana velocemente”.

A questo punto Di Mola, che si stava facendo la barba, corre al cimitero e all’uscita nota una signora seduta su una sedia a rotelle spinta da una ragazza, dirigersi verso la fermata dell’autobus, di fronte al cimitero. “In un primo momento non ho pensato che fosse la stessa del video, anche perché quella ripresa camminava bene, anzi quando si impadroniva dell’orsacchiotto, aveva un’andatura veloce, per non dire che stava correndo. Ho guardato se ci fossero altre donne che potessero corrispondere alla signora, ma all’uscita del cimitero non c’era nessuna. Quindi mi sono avvicinato a queste due donne e con mio stupore ho notato che quella sulla sedia a rotelle vestiva gli stessi indumenti del video. A questo punto ho guardato la borsa in sacco di colore beige che era appoggiata per terra e ho intravisto la parte superiore dello scatolo dov’era l’orsacchiotto. In quel momento ho visto passare un’auto della Polizia locale e ho fatto cenno di fermarsi. Mentre gli raccontavo l’accaduto ho visto anche una macchina della polizia e l’ho fermata”.

Nelle ore successive è stato chiaro anche che fine facessero una parte degli oggetti rubati nelle cimitero: la tomba del marito della donna più anziana, e padre della ragazza, era stata trasformata in una sorta di bazar con decine di oggetti trafugati davanti alle altre lapidi: peluche di tutti i generi, palloni, persino sciarpe da supporter di calcio. Con una predilezione per il rosso visto che, appare chiaro, il defunto era un tifoso del Milan. Le donne rubavano gli oggetti, li portavano a casa dove li lavavano accuratamente e poi ritornavano al cimitero donandoli al congiunto, in una zona ovviamente diversa del camposanto rispetto a quella in cui erano stati compiuti i furti.
In questa follia la ragazza ci metteva del suo perché su Facebook pubblicava “storie” in cui fotografava gli oggetti rubati e “annunciava” al padre che il giorno successivo li avrebbero portati sulla sua tomba.

Un po’ cleptomani e un po’ accumulatrici seriali, insomma. Ma questo non può giustificare il dolore che hanno provocato andando a violare le tombe di altre famiglie, portando via oggetti donati con amore: “Ovviamente non è il furto di un peluche che mi fa rabbia”, commenta Di Mola, ma quelle immagini in cui la donna, sentiti rumori di qualcuno che si avvicinava, si siede davanti alla tomba di mio figlio e finge di pregare, prima di rubargli poi il pupazzo”.

Marcello Di Mola davanti alla lapide del figlio Nicholas

Dopo che le due ladre sono state smascherate, molte altre vittime di furto si sono fatte avanti sperando di trovare gli oggetti che sono stati loro sottratti nelle ultime settimane. Di Mola ha formalizzato la denuncia nei confronti delle due e allegando i video registrati con il suo telefonino. Il giorno successivo è stato contattato dal figlio della donna più anziana che gli ha chiesto scusa per l’accaduto e gli ha inviato un lungo messaggio pubblico su Facebook: “Oggi mi è caduto il mondo addosso vedendo quelle immagini delle due donne che rubavano al cimitero. Per chi non lo sapesse ancora quelle due donne (se così le vogliamo chiamare)sono rispettivamente mia madre e mia sorella. Non mi vergogno di dire questo,ma mi vergogno di essere figlio e fratello. Anche se sono anni che ormai non ho più rapporti con loro, faranno sempre parte della mia vita, e credetemi vedendo certe immagini rimani deluso, impressionato, schifato da tanta cattiveria ma soprattutto ignoranza, perché azioni di questo tipo non le puoi fare se non sei ignorante. Grazie a Dio io non sono come loro, Mio Padre mi ha insegnato i valori della vita, rispetto e onestà. Nella mia vita non ho mai né pensato ne rubato un centesimo, credo che mai lo farò, anzi forse un giorno si quando non avrò un lavoro e vedrò mio figlio morire di fame, se questo accadrà forse farò un pensierino… Ma non potrei mai rubare fiori, oggettistica ecc.per tanto io e Mio Padre chiediamo ufficialmente scusa se nella sua tomba si trovano oggetti non suoi. Chiudo ringraziando tutte le persone che oggi hanno capito il mio stato d’animo e mi sono stati vicino con un semplice messaggio. Ringrazio soprattutto il signor Marcello Di Mola che nonostante sia stato derubato nella tomba del suo caro figlio è venuto sul posto di lavoro per rassicurarmi e comprendendo tutta la sua solidarietà…un vero signore. Chiedo ancora scusa a tutti”.