Foggia, 25 anni fa il crollo del condominio in viale Giotto: morirono 67 persone

A distanza di 25 anni, Foggia commemora le 67 vittime del crollo di Viale Giotto, in cui una palazzina di sei piani, con 26 appartamenti, alle 3.12 collassò a causa di un cedimento strutturale seppellendo sotto le macerie interi nuclei famigliari: una corona di fiori è stata deposta questa mattina, 11 novembre, presso il Memoriale che ricorda le vittime, i cui nomi sono poi stati letti da un giovane nel corso di una cerimonia nella Sala Consiliare del Palazzo di Città. La sindaca Maria Adelaide Episcopo ha incontrato una delegazione dei famigliari delle vittime e dei soccorritori che intervennero sul posto e che furono impegnati a scavare per giorni interni, nella speranza di recuperare in vita quante più persone possibile.
Il cedimento avvenne per la scarsa qualità dei materiali edili utilizzati per realizzare l’edificio, ma la situazione dell’immobile fu aggravata anche da errori nei calcoli statici.
I costruttori dello stabile, i fratelli Raffaele e Antonio Delli Carri, che vivevano in un attico all’ultimo piano, morirono nel disastro. Il progettista, l’ingegnere Mario Inglese, era morto alcuni anni prima del crollo. Per questo motivo, il processo iniziato a conclusione dell’inchiesta si è chiuso senza nessuna condanna.
“Fare memoria non vuol dire solo ricordare, ma attualizzare il ricordo affinché non avvenga mai più. Questa è una ferita per l’intera città di Foggia, una ferita anche per me, perché so che la risposta giudiziaria non fu quella delle aspettative. Nel caso di specie, le responsabilità che furono accertate furono quelle di persone che non c’erano più e questo portò alla immediata chiusura delle indagini”, ha dichiarato il Procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro. “Esorto i cittadini foggiani ad insegnare ai più giovani cosa è accaduto in questo luogo 25 anni fa. È un luogo sacro”, ha esortato il presidente del comitato vittime di viale Giotto Mimmo Caldarulo, alle cui parole ha fatto eco la sindaca: “Si tratta di uno dei più grandi disastri edilizi della storia contemporanea. Induce tanti interrogativi sulla sicurezza, sull’oculatezza delle gestioni e la vittimizzazione secondaria, ovvero sui superstiti, condannati ad un grande dolore”.
Marina Poci
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