Foggia, detenuto si toglie la vita: era in carcere da soli due giorni

Un detenuto di 45 anni, originario di Vieste, in carcere da soli due giorni con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, si è tolto la vita nel pomeriggio di martedì 18 marzo nel penitenziario di Foggia, impiccandosi alle sbarre della finestra di un bagno del reparto di Infermeria: si trovava in una cella sovraffollata insieme ad altri sette detenuti, nonostante la capienza massima consentita fosse di quattro persone.
Ne ha dato notizia Federico Pilagatti, segretario nazionale del SAPPE (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria), che ha descritto l’uomo come una persona tranquilla ed estranea a contesti criminali: “Non possiamo escludere che il fatto di essere stato sistemato in una stanza sovraffollata, così come lo sono tutte le altre nel penitenziario del capoluogo dauno, possa aver negativamente influito sulla decisione di compiere l’insano gesto”, ha evidenziato Pilagatti.
Il segretario ha poi lanciato una dura accusa contro “quelli che dovrebbero garantire condizioni di dignità a chi viene privato della propria libertà”, augurandosi che non si arrivi, anche questa volta, a “scaricare la colpa su chi cerca di vegliare sui detenuti in maniera corretta e nel rispetto delle regole”: “A questo punto chiediamo a tutti quelli che credono che le carceri debbano essere un luogo di punizione ma nello stesso tempo di redenzione, di attivarsi a che si ripristini la legalità e rispetto della dignità delle persone. Quando muore una persona è sempre un sconfitta per lo Stato”.
Marina Poci