Folle rapina in gioielleria, bandito bloccato dai clienti dell’enoteca

di GIANMARCO DI NAPOLI

“So’ piccatu, scusa, so’ piccatu”: il rapinatore sembra avere una quarantina d’anni, almeno da quello spicchio di faccia che non è insanguinata, e invoca pietà sul pavimento dei portici di via Filomeno Consiglio, proprio davanti al Comune di Brindisi. Su di lui ci sono quattro uomini che lo immobilizzano, mani e piedi. Sono attimi concitati. Il complice è fuggito portandosi via il registratore di cassa vuoto, a piedi, tra la gente che affolla i negozi, di sabato sera, nel cuore della città. Lui è lì per terra che si lamenta: capelli corti, giubbotto di pelle, jeans. Su di lui cittadini comuni che per qualche minuto hanno difeso con coraggio il rispetto della legalità.

La gioielleria Anna Longo

Una rapina folle, che poteva finire in tragedia, per le vittime ma anche per i due che l’hanno architettata. Alle 19.40 di sabato sera, in una gioielleria storiche della città, quella di Anna Longo. Folle perché per entrarvi, armi in pugno, i banditi hanno fatto lo slalom tra i tavolini dell’attigua Enoteca Anelli dove erano seduti decine di giovani che sorseggiavano un aperitivo e tra questi anche i giocatori della squadra di basket di serie A.
I due fanno irruzione nella gioielleria spianando almeno una pistola, i titolari fuggono verso l’esterno ma il figlio che invece si trovava sotto i portici, con estrema freddezza, affronta i rapinatori armati. Lui ha solo una sedia a disposizione, quella che si trova davanti alle vetrine, all’esterno, e la scaglia contro uno dei due che crolla a terra. L’altro, quello che si è accontentato di portare via la tastiera della cassa, più alto del complice, riesce a scappare a piedi.

Il primo no perché a dare man forte al figlio del titolare piombano quattro o cinque ragazzoni che erano seduti ai tavolini dell’enoteca. Fossero stati teste calde si sarebbe rischiato un vero e proprio linciaggio perché avevano buoni motivi per stare arrabbiati: quei due erano passati con le pistole in mano, in mezzo ai bambini. E ora uno di loro era a terra e invocava pietà. Pietà per cosa esattamente? Invece lo tengono ben fermo, gli allontano il cellulare e aspettano l’arrivo della polizia che non tarda a giungere a sirene spiegare. Sul pavimento sotto i portici rimangono tre reperti: oltre al telefono, uno scaldacollo imbrattato di sangue e una pistola, non si sa bene se vera o giocattolo.
Qualcuno, nella concitazione, dice di aver sentito detonazioni, ma tracce di proiettili non ce ne sono e fortunatamente neanche feriti, oltre al rapinatore ovviamente.

La Polizia scientifica esamina la pistola

Sono stati momenti terribili perché decine di persone terrorizzate hanno abbandonato i tavolini e si sono riversate in strada.
Il rapinatore ferito è stato consegnato alla polizia: i sanitari del 118 gli hanno prestato le prime cure e poi, sotto scorta degli agenti, lo hanno trasportato in ospedale in stato di arresto, in flagranza di reato, con l’accusa di rapina aggravata.
La caccia al complice andrà avanti per tutta la notte anche se ci sono buone probabilità che venga identificato molto presto.
La gioielleria di Anna Longo venne assaltata dai banditi già nel 2014. Anche in quell’occasione i rapinatori furono messi in fuga grazie alla prontezza di riflessi del titolare Vittorio Bianco: pure in quel caso letale per i banditi fu il lancio di una sedia. Uno di loro venne catturato, altri due fuggirono. Questa volta è stato il figlio a reagire con grande coraggio, sempre con una sedia. La famiglia Bianco-Longo, conosciuta e stimata da decenni per quella gioielleria, ha ricevuto nelle ore immediatamente successive attestati di stima incondizionata, per il coraggio dimostrato ancora una volta.

La sedia usata per bloccare il bandito