Il furto di autoveicoli, al pari del furto in abitazione, è da annoverare tra i reati predatori più odiosi.
Nell’ambito del Comando Provinciale di Brindisi, l’attività di individuazione e recupero degli autoveicoli oggetto di furto avviene solitamente nell’ambito della proiezione nel territorio dei servizi di pattuglia. I recuperi avvengono anche a seguito delle segnalazione dei cittadini, che notando stazionare un veicolo da molto tempo per le strade sia urbane che lungo i tratturi di campagna, lo segnalano ai Carabinieri che, effettuati gli opportuni accertamenti, provvedono al recupero e alla restituzione del mezzo al proprietario. Altre segnalazioni pervengono dalle aziende che gestiscono gli impianti satellitari installati sui veicoli oggetto di furto. Tale servizio consente di monitorare il tragitto del veicolo rubato individuando la località dove è stato condotto dopo essere stato asportato. In alcune circostanze è capitato di rinvenire solo il dispositivo satellitare e non il veicolo perché colui che lo ha sottratto è stato in grado di individuare il congegno staccandolo dalla vettura e abbandonandolo in altro luogo. Sicuramente coloro che si dedicano ai furti di auto oggi sono molto più “preparati” rispetto al passato, il ladro moderno è un vero e proprio tecnico informatico in possesso di un bagaglio tecnico non indifferente. Questi soggetti sono in grado di violare il veicolo nel giro di pochi secondi, senza danneggiarlo. Si tratta di vere e proprie organizzazioni solitamente specializzate nel furto di autovetture costose su commissione per alimentare i mercati del medio oriente, o anche di autovetture più modeste destinate ai mercati balcanici. Vi è ancora un altro filone ed è quello dei furti finalizzati a cannibalizzare le autovetture depredando i pezzi di ricambio di maggior valore. Ci si riferisce ai pneumatici, ai volanti multifunzione, ai fari a led e alle costose batterie delle vetture ibride. Elementi asportabili nel giro di pochissimo tempo e destinati ad alimentare il redditizio mercato nero dei pezzi di ricambio. Non è comunque infrequente imbattersi nel “ladro tradizionale” che senza particolari conoscenze informatiche si dedica al furto non di autovetture costose, appariscenti e ultratecnologiche, bensì di utilitarie in ottime condizioni. Anche questa attività è finalizzata a depredare l’intero autoveicolo dei pezzi di ricambio. Pertanto non è raro imbattersi in alcuni casali sperduti di campagna dove sono allestite piccole officine clandestine, lontane da occhi indiscreti dove in sordina senza tanto clamore vengono fatte pervenire autovetture provento dei furti commessi in zona per poi procedere a cannibalizzarle.
Un’attività importante di contrasto al fenomeno è stata quella condotta dai Carabinieri della Stazione di Oria e della Compagnia di Francavilla Fontana, che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, rispettivamente in carcere e ai domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Brindisi su richiesta della locale Procura della Repubblica, che ha concordato con le risultanze investigative fornite dall’Arma, nei confronti di 11 persone (7 ristrette in carcere, 3 agli arresti domiciliari e una all’obbligo di dimora), ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di estorsioni, furti in abitazione e furti di auto-motoveicoli, nonché ricettazione dei relativi pezzi di ricambio. Reati commessi fra il febbraio 2017 e il marzo 2018 a cavallo delle province di Brindisi, Lecce e Taranto.
Le indagini, avviate nel marzo del 2017 (a seguito della denuncia di un tentato furto di autovettura da parte di un cittadino di Oria che aveva trovato la propria Alfa Romeo Giulietta con il nottolino della portiera lato passeggero forzato) hanno permesso, tra l’altro, la disarticolazione di un’associazione per delinquere dedita alla commissione di furti di autovetture e motoveicoli, furti in abitazione, nonché di estorsioni e ricettazione. 25 le persone indagate, tra cui gli 11 destinatari del provvedimento cautelare, identificati grazie ad attività tecniche, nonché all’analisi delle immagini estrapolate da sistemi di videosorveglianza cittadini, sia pubblici, sia privati. Sono stati riscontrati 22 episodi di furti di mezzi, con conseguente restituzione degli stessi a seguito di richiesta estorsiva mediante il sistema del c.d. “cavallo di ritorno”, nonché svariati episodi di ricettazione dei pezzi di ricambio di auto rubate, due di favoreggiamento e un’evasione (in particolare, un indagato, per la commissione dei reati, si è sottratto al regime degli arresti domiciliari, cui era sottoposto). Inoltre, nel corso delle indagini, sono stati recuperati 29 veicoli rubati, restituiti ai legittimi proprietari.
L’associazione per delinquere in argomento era caratterizzata da:
– un gruppo di “vertice”, composto da 2 soggetti con compiti decisionali, di pianificazione, di individuazione delle azioni delittuose e delle strategie di furto, estorsione e riciclaggio;
– una parte operativa composta da 6 persone, cui competeva l’individuazione materiale del bene da asportare, l’occultamento e anche la trattativa con la vittima per la richiesta “estorsiva” (nel senso, si è accertato che per le autovetture e per i motoveicoli gli indagati hanno richiesto cifre variabili dai 500 ai 2000 euro),
– due uomini ritenuti mandanti dei furti e preposti anche alle operazioni di smontaggio, rivendita e riutilizzo delle vetture rubate.
Nell’operazione era anche coinvolta una coppia di coniugi, indagata per favoreggiamento reale, avendo aiutato gli indagati nell’occultamento di alcuni beni di provenienza illecita (nascosti all’interno dell’area circostante la villetta recintata dove risiedono), subito dopo la commissione del reato di furto.
Altra attività disvelata dall’Arma la riscontriamo nell’officina “clandestina” scoperta alla fine di maggio di quest’anno nel fasanese dai Carabinieri, all’interno della quale due cugini “esperti del mestiere” e un sorvegliato speciale del luogo, sono stati sorpresi in flagranza di reato di ricettazione e riciclaggio di pezzi di autovetture. A seguito dell’irruzione fatta dai militari all’interno di un garage da loro utilizzato e adibito ad officina meccanica clandestina, erano intenti a smontare un’autovettura Fiat 500 di proprietà di una società di autonoleggio con sede a Bolzano asportata da qualche giorno ad un turista tedesco che ne aveva denunciato il furto. La perquisizione dell’officina ha consentito di rinvenire anche altra autovettura Fiat Panda, anch’essa denunciata quale provento di furto avvenuto a Talsano (TA) nell’aprile scorso. Nella circostanza gli operanti hanno anche rinvenuto 2 centraline per motori decodificate, alcune parti meccaniche e di carrozzeria di vari veicoli cannibalizzati in precedenza dai tre arrestati ed un apparecchio “Jammer”, oltre a numerosi attrezzi utilizzati per l’illecita attività, tra i quali una gru a carrello per lo smontaggio dei motori.
Cosa fare per difendersi dal reato di furto di auto; sicuramente attuare quelle piccole misure di autotutela che possono rivelarsi preziose, ad esempio verificare di aver chiuso il veicolo, non lasciarlo acceso con la chiave inserita neanche momentaneamente. Potrebbe anche rivelarsi molto utile, lo dicono le statistiche e sicuramente renderebbe l’opera più ardua al malfattore, l’aver collocato un bloccasterzo che funge anche da bloccapedali che è un efficace antifurto meccanico che mette in difficoltà il malvivente o addirittura lo scoraggia nel suo intento.
Per quanto concerne i recuperi effettuati nel territorio di competenza delle Compagnie dipendenti dal Comando Provinciale di Brindisi, nel primo semestre dell’anno sono stati rinvenuti, recuperati e restituiti ai legittimi proprietari 178 veicoli, alcuni dei quali, come già detto, asportati nelle province contermini. Nel computo sono anche ricompresi alcuni camion, nonché mezzi meccanici sia gommati che cingolati deputati al “movimento terra”.