Auto blindata, un agente di scorta in più e sorveglianza notturna: sono queste le misure di rafforzamento della protezione disposte, all’esito del vertice tenutosi nella mattinata di sabato 3 febbraio in Prefettura a Lecce, per la magistrata Maria Francesca Mariano, che nella tarda serata di venerdì ha trovato davanti all’uscio della sua abitazione, nel centro del capoluogo salentino, una testa di capretto insanguinata con un coltello conficcato e un biglietto con la scritta “Così”.
Mariano, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, era già stata oggetto in precedenza di episodi intimidatori, insieme alla PM della Direzione Distrettuale Antimafia Carmen Ruggiero, all’indomani delle misure cautelari emesse contro 22 affiliati al clan della Sacra Corona Unita Lamendola-Cantanna, attivo nei territori di Brindisi, San Vito dei Normanni e Mesagne i quali, però, per il tramite dei loro legali, già in quelle occasioni si erano affrettati a negare qualsiasi coinvolgimento, dichiarando di “rispettare il ruolo della magistratura”.
Alla dottoressa Mariano, in magistratura da quando aveva 24 anni, è arrivata la piena solidarietà della giunta distrettuale Lecce-BrindisiTaranto dell’Associazione Nazionale Magistrati, nella persona del presidente Vincenzo Scardia (attualmente presidente del Tribunale di Brindisi) che, auspicando “una ferma e celere risposta degli organi investigativi nell’individuazione dei responsabili”, e stigmatizzando “ogni forma di condizionamento all’imparziale e indipendente esercizio della giurisdizione”, ha manifestato vicinanza “alla collega che in questi mesi ha continuato a svolgere il suo lavoro quotidiano nell’interesse della collettività con la serenità e imparzialità che la contraddistinguono”
Parole di solidarietà sono state espresse pure nei confronti della dottoressa Ruggiero, anche dalla Giunta esecutiva centrale dell’ANM, che ha ribadito come “queste brutali minacce non sortiranno l’effetto di intimidire e far allentare l’azione di contrasto al crimine, rafforzando anzi, in tutti, la convinzione di quanto la Magistratura sia essenziale nella tutela dei diritti dell’individuo e della integrità della società tutta”.
Al momento, il lavoro degli investigatori si concentra sull’analisi dei filmati delle telecamere di videosorveglianza posizionate nei dintorni dell’abitazione della giudice e sugli eventuali legami tra Sacra Corona Unita e mafia della Capitanata, che, anche in considerazione della distanza ostentata dai Lamendola-Cantanna rispetto alle intimidazioni precedenti, potrebbero rappresentare un possibile terreno di indagine in cui scavare per risalire ai responsabili.
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