Il business delle false griffe passa dal porto di Brindisi. Borse vendute anche sul web

di Lucia Pezzuto per il7 Magazine

La chiamano l’industria del falso perché da sola, sul mercato globale, produce un reddito pari a 461miliardi di euro, in Italia ne vale circa 7 miliardi. La merce taroccata arriva nascosta sui tir dopo lunghe traversate verso i più importanti porti italiani, tra questi manco a dirlo, c’è quello di Brindisi che in uno degli ultimi studi realizzati dall’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse) compare tra i più gettonati assieme a Napoli, Genova, Catania e Bari. Sempre l’Ocse ha stimato che il valore dei traffici commerciali internazionali di merci pari a circa il 2,5% del valore del commercio mondiale. Si tratta dell’affare del secolo che alimenta le casse delle organizzazioni criminali italiane e straniere.
Brindisi , in questa logica degli affari sporchi, è strategica per queste organizzazioni che hanno trovato in questa città il porto ideale da cui far entrare la merce, un crocevia per raggiungere i mercati di tutta Europa. Negli ultimi vent’anni il porto e le coste di Brindisi sono state monopolizzate dagli sbarchi illegali dei tabacchi lavorati esteri. Tra gli anni 80 e 90 il traffico di sigarette alimentava il contrabbando locale creando un giro di decine di miliardi delle vecchie lire gestito dalla criminalità locale, dando loro un potere incalcolabile. Oggi il traffico delle sigarette è diminuito, così dicono le forze dell’ordine che si basano sul numero dei sequestri effettuati durante l’arco degli anni, mentre a tenere banco c’è l’industria del falso che la fa da padrone, abbigliamento, prodotti informatici, e alimentari e persino farmaceutici , sono questi il nuovo business accanto, ovviamente, al traffico di droga, che non conosce flessioni. Il traffico della contraffazione e del falso made in Italy, per certi versi, rende più di quello della droga e delle sigarette. Si tratta di prodotti facilmente smerciabili che trovano sponda anche nella compiacenza dei commercianti disponibili a vendere il tarocco nei loro negozi al prezzo dell’autentico con un margine di guadagno dieci volte superiore a quello che normalmente potrebbero incassare da un prodotto originale. I mercati a cui è destinata la merce si distinguono in base alla qualità e alla manifattura dei prodotti stessi. I recenti sequestri nel porto di Brindisi, vedi il carico di zaini e borse Gucci e Louis Vuitton, oltre 10mila pezzi, dicono gli esperti della Dogana e della Guardia di Finanza che hanno operato, erano di scarsa manifattura, destinati ai mercatini e agli ambulanti di tutta Europa. Un carico ingente, uno dei tanti che arrivano sulle nostre coste ma che sono destinati ad altre mete.
“Siamo convinti che ci sia un traffico fiorente intorno all’industria della contraffazione e del falso made in Italy- spiega Tiziano La Grua, tenente colonnello della Guardia di Finanza di Brindisi- molti carichi riusciamo ad intercettarli molti altri sfuggono. Difficile avere i numeri precisi se non quando oramai arrivano alla destinazione finale. Quando la merce viene sequestrata sulle bancarelle e nei negozi”.
Il mercato della contraffazione è abbondantemente alimentato dall’atteggiamento degli acquirenti. Una recente indagine ha svelato che 74,6 per cento delle persone acquista merce contraffatta. Al primo posto della classifica dei prodotti più venduti nel mercato del falso ci sono i capi d’abbigliamento (67,3 per cento), seguiti da cd e dvd (48,3 per cento), accessori come cinture, portafogli, borse (45,3 per cento), scarpe (37,5 per cento), occhiali da sole (31,6 per cento), orologi e bigiotteria (20,1 per cento ), prodotti elettronici (20,1 per cento), prodotti informatici (18,2 per cento), profumi e cosmetici (16,1 per cento).
I luoghi privilegiati per l’acquisto di merce fake sono la strada, con le sue bancarelle, indicata dall’81,2 per cento dei giovani acquirenti, e i mercati segnalati dal 48 per cento. Altro luogo deputato all’acquisto di merce contraffatta è la spiaggia (32,7 per cento). Il 22,8 per cento trova prodotti falsi nei negozi. Ma c’è un dato che più di tutti incuriosisce ed è quello legato all’acquisto del tarocco su internet. Il 16,6 per cento dei giovani compra su on line merce visibilmente contraffatta indicata come “merce estera” a prezzi decisamente stracciati. Talvolta si tratta di siti internet altre volte di profili facebook utilizzati come strumento di vendita. E’ così che ici si può imbattere in una borsa Louis Vuitton da 59,99 euro che normalmente sul mercato sfiora i 2mila euro. A corredo della borsa anche una confezione elegante e un certificato di “autenticità” . La gamma di prodotti, rigorosamente falsi, è vastissima. Tra quelli più in voga e segnalati su internet oltre le borse e le scarpe anche i famosi bracciali “Pandora”, uno tra gli oggetti più commerciali che normalmente in negozio costa 60 euro , su siti fake vengono venduti a 5,99.In questi casi sono gli stessi acquirenti che segnalano all’azienda produttrice la vendita sospetta dei loro prodotti a prezzi stracciati. Dieci volte su dieci si tratta di contraffazione.