Il caso “Salvemini”: tre studenti positivi al Coronavirus. Rossi invita alla calma

scuola media Salvemini

Brindisi – E’ quello che tutti temevano, prima che riaprissero le scuole. E’ accaduto una settimana dopo: un ragazzo di 11 anni della media Salvemini è risultato positivo al Covid. E’ rimasto a casa il primo ottobre scorso, giovedì, e non è più andato a lezione. Ha lievi sintomi, non è grave, ma va monitorato.
La notizia ha provocato la sospensione delle lezioni, come stabilito dai protocolli: è partito l’iter di tamponi, controlli e analisi epidemiologiche ed è risultato che altri due compagni di classe, nel frattempo posti in quarantena, si sono contagiati. I genitori sono risultati invece negativi al test, per altri fra alunni e docenti si attendono gli esiti.
La paura si è diffusa in tutte le altre scuole della città, come è ovvio che sia, non essendo chiari i meccanismi che portano alla diffusione del virus. Si immaginava che proprio gli istituti di ogni ordine e grado potessero divenire focolaio e si spera ora che la media in questione possa riprendere le proprie attività senza ulteriori problemi. Si compiono oltretutto verifiche anche altrove: bambini e ragazzi, nella loro quotidianità, svolgono decine di attività sportive, ricreative.
A rassicurare i cittadini con un videomessaggio è stato qualche giorno dopo i fatti il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi.
“Abbiamo parlato con gli uffici dell’Asl e abbiamo la conferma che c’è un caso di positività alla scuola media Salvemini. Il ragazzo sta abbastanza bene, ha pochi sintomi che si sono manifestati la settimana scorsa” ha dichiarato martedì . La Asl ha provveduto ad avviare le indagini sanitarie: “Sarà fatto il tampone – ha precisato il sindaco – secondo le linee guida che ci sono in questo caso per la scuola a tutto il corpo docente della classe e ai compagni. Con esito negativo del tampone potranno rientrare in classe”. Il Comune è rimasto in contatto con la dirigente scolastica che ha fornito l’elenco dei locali da sanificare per poterli rendere agibili al rientro.
Rossi ha invitato tutti “alla calma”, per affrontare in maniera responsabile una criticità che egli stesso ha definito ampiamente prevista.
“Dobbiamo mantenere comportamenti corretti fuori della scuola – ha specificato – perché i contagi vengono portati poi all’interno della scuola, e nella vita di tutti giorni. Bisogna usare la mascherina, e mantenere il distanziamento”. Questo è il punto. I contagi avvengono fuori dalla scuola. Non a caso l’ultima ordinanza del presidente della Regione, Michele Emiliano, impone l’utilizzo delle mascherine sulla pubblica via e in particolare negli spazi aperti vicini agli edifici in cui centinaia di giovanissimi si recano a studiare, dovendo condividere ambienti, aule, bagni, matite e fogli. Il governo sta discutendo quali contromisure assumere, rispetto a dati di contagio che aumentano. Si cerca di capire quanti potranno essere gli spettatori nei palazzetti, nei teatri, nei musei. Si afferma (lo fa il ministro della Salute, Roberto Speranza) che “bisogna elevare la soglia di attenzione”. Il 7 ottobre è la data del picco in Puglia: 196 casi, record assoluto. Mai così tanti da quando la pandemia è sbarcata in Italia. Solo 3 in provincia di Brindisi, nessun decesso in tutto il territorio regionale.
Gli occhi restano puntati sull’universo scolastico, insomma. Per varie ragioni. Perché si sa bene che è lì che c’è il maggior rischio di diffusione di influenze e simili, è sempre andata così. Ma anche perché la didattica a distanza dei mesi di chiusura non ha funzionato come si sperava. E l’incubo per molti (anche per i genitori che lavorano) è di dover tornare indietro: smart working e lezioni online.
A Brindisi, come altrove, aa campanella è suonata il 24 settembre, dopo la chiusura imposta a marzo per il lockdown e le vacanze estive. L’1 ottobre c’è stato il primo caso. Poi altri due. Ma anche altrove, nel Paese, si sono verificate vicende analoghe.
Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha fornito rassicurazioni: le rigide misure adottate per la ripresa delle lezioni negli istituti scolastici stanno avendo effetto, i circa 2.000 positivi, tra alunni, docenti e personale Ata, in Italia, sono un numero limitato se rapportato al mondo della scuola, composto da oltre 8 milioni di studenti e quasi 1 milione di professori. La richiesta dei presidi di avere maggiore uniformità e velocità di procedure nel trattamento dei casi che emergono negli istituti scolastici ha indotto le ministre dell’Istruzione Lucia Azzolina e della Famiglia, Elena Bonetti a chiedere in Consiglio dei ministri una corsia preferenziale degli interventi delle Aziende sanitarie locali per la gestione dei casi sintomatici nelle scuole. In particolare Azzolina avrebbe richiesto più tempestività nella risposta dei dipartimenti di Prevenzione alle scuole, utilizzo dei test rapidi non solo per le operazioni di screening e maggiore uniformità delle Asl nell’interpretazione dei protocolli.
Quanto alle regole, nonostante lo stato di emergenza sia stato prorogato al 31 gennaio 2021, non sono state modificate le regole sull’uso delle mascherine in classe: se c’è il metro di distanza, i ragazzi, se seduti al banco, possono abbassarle. Non avviene così, però, in molte scuole, nelle quali i docenti chiedono a bambini e ragazzi di tenerle sempre, anche per molte ore di seguito.
Resta vivo, tra l’altro, il dibattito sui trasporti. I bus per le scuole sono strapieni. A Lecce i presidi hanno invocato l’intervento di privati per potenziare il parco mezzi. A Brindisi, al termine di un vertice in Provincia, sono stati rimodulati gli orari per adeguarli alle esigenze scolastiche, sperando così di poter scaglionare i gruppi di studenti ed evitare sovraffollamenti. Molte sono state le lettere di protesta giunte ai sindaci: difficili da individuare le soluzioni in una situazione che resta in bilico: la necessità di tornare alla normalità si scontra con la presenza del virus, e risulta complicato trovare un punto di incontro fra le varie priorità.



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