
di Riccardo Celli per il7 Magazine
Affrontare un tumore non è mai semplice ma è ancora più difficile affrontarlo a diciannove anni, quando i tuoi progetti, sogni e ambizioni vengono messi in stand-by da un grande male, forse più grande anche di te, che cerca di minare la tua femminilità. Questa è la storia di una ragazza che è risorta dalle proprie ceneri come una fenice, è la storia di chi sta affrontando il cancro prendendolo per le corna. Questa è la storia di Chiara Maria Magrì, una moderna piccola grande guerriera. Chiara nasce a Brindisi il trentuno maggio del 2002 e la sua vita, per una grossa porzione di tempo, è stata tranquilla e agiata. Cresce coccolata da tutta la famiglia, dato che è la più piccola di casa e niente e nessuno sembra poter compromettere l’idilliaco equilibrio familiare. Eppure l’adolescenza, come accade per molti giovani, oltre alle prime feste, i primi baci, i primi amori e le prime notti in riva al mare, porta con sé una valanga di insicurezze, spesso difficili da affrontare da soli. Chiara usa i social come tutte le ragazzine del mondo –o quasi- da vent’anni a questa parte. E’ bello poter seguire il proprio cantante preferito, la squadra di basket della propria città e parlare in qualsiasi istante lo si voglia con le proprie amiche, ma sui social non tutto è “rose e fiori”.
Crescere venendo bombardati da immagini di corpi perfetti, spesso ritoccati o pieni di filtri, provoca tanti danni a migliaia di giovani. Chiara così non riesce ad accettarsi con qualche chilo in più e per una piccola porzione di vita la sua priorità fu perdere peso, cosa che riuscì a fare e che le permise di volersi finalmente bene. Dopo il 2020, anno della sua trasformazione fisica, tutto fila per il verso giusto, così come dovrebbe essere per ogni diciottenne al mondo. Il tempo passa e finalmente si diploma, alla “European High School” di Brindisi. A settembre riempie la valigia, saluta mamma e papà e vola a Pescara per l’università. Quei giorni sono frenetici e pieni di nuove emozioni.
Cambiare aria, vedere nuove persone, fare nuove cose e studiare ciò che si ama sono prospettive irrinunciabili per Chiara, che affronta la propria esperienza universitaria con entusiasmo e voglia di mettersi in gioco. In città poi c’è il mare che non fa mai sentire la mancanza della Puglia e le persone incontrate si rivelano tutte ottime compagne di vita, facendola sentire a casa a tutti gli effetti, pur essendoci distante quattrocentodiciotto chilometri. Il primo anno passa in fretta, le persone conosciute sono tante e gli esami dati anche, e prima di potersene rendere conto un altro anno di studi ed esperienze è alle porte. E’ a novembre 2021 che la vita, crudele come solo lei sa essere, decide di porle dinanzi un grande ostacolo, difficile da superare, ma non impossibile.
Chiara comincia a sentirsi stanca, sempre di più, ma attribuisce questa condizione alla frenetica vita universitaria e al mangiare troppo poco. Un giorno, dopo aver mangiato del sushi, comincia a sentirsi male, avvertendo dolori fortissimi all’addome. Mamma Elvira allora, da buona farmacista, costringe la figlia a sottoporsi a delle analisi del sangue, in modo tale da poter scovare eventuali anomalie. Le analisi, ripetute più e più volte, presentavano dei valori dei globuli bianchi alquanto preoccupanti. Le due allora si recano all’ospedale “Perrino” di Brindisi, dove alla giovane viene eseguita un ecografia. Dall’ecografia i medici capiscono subito con cosa hanno a che fare, ma prima di averne la scientifica certezza non si sbilanciano, sia per non preoccupare una diciannovenne, che è poco più di una bambina, che per non preoccupare i suoi genitori.
Chiara però viene ricoverata e viene sottoposta ad una “TAC”, a cui segue un’asportazione e biopsia di un linfonodo. La biopsia conferma ciò che i medici non si auguravano di scoprire: un linfoma di Hodgkin, un cancro al terzo stadio. Chiara è scossa, ma prende la notizia come se fosse l’ennesimo esame da superare: il tumore non la spaventa. E’ quando va a Bari, dove sceglie di curarsi, che la sua corazza costruita negli anni si sgretola, facendola sentire nuda e indifesa. La chemioterapia è l’unico modo che ha per guarire, ma purtroppo comporta la perdita dei capelli. Per la prima volta dopo anni, Chiara sente addosso la fragilità che la contraddistingueva da diciottenne. L’incubo adesso non è la malattia, ma il non sentirsi più sé stessa, il non sentirsi più donna. Subito dopo la prima chemio, a gennaio di quest’anno, riesce a mettersi in contatto con un salone estetico tarantino. Il salone è specializzato in protesi capillare, un tipo di protesi con innesti di capelli veri che, una volta applicata sulla testa della cliente, diventa impossibile da scoprire. Grazie alla nuova corazza, fatta da bellissimi capelli castani, Chiara cambia il suo approccio alla malattia, ma non solo. La vita stessa ora assume tutt’altro significato. Le ansie per gli esami, per i chili di troppo o per una risposta ad un messaggio che tarda ad arrivare, diventano insignificanti.
Chiara, affrontando la malattia, in un periodo storico dominato dall’estetica e dalle apparenze, è riuscita ad andare in direzione ostinata e contraria, riscoprendosi e diventando più forte proprio nei momenti in cui ciò che vedeva allo specchio poteva farla diventare più debole. E’ riuscita a vincere una battaglia importantissima: quella con sè stessa. Adesso però l’attende un’altra battaglia. Ieri Chiara ha fatto la sua ultima chemio, proprio il giorno dopo il suo compleanno, perché questo grande male, che diventa piccolo in confronto a lei, non è ancora stato battuto. Eppure per Chiara questa è solo un’altra battaglia da vincere, ovviamente, accarezzandosi i capelli.