Anche quando non è possibile curare le malattie, non si deve mai smettere di prendersi cura delle persone: così diceva il dottore statunitense Patch Adams, ideatore della clownterapia, i cui principi di pratica medica, originariamente pensati per i bambini, vengono da anni applicati con successo nei più svariati contesti. Deve essere stata questa filosofia di cura ad avere ispirato il fisioterapista 32enne Giacomo Contaldo, nel tempo libero affermato chitarrista di pizzica salentina nei gruppi Alfieri Ensemble, Dakkamà e Ariantica, quando ha deciso di prestare le sue mani al 72enne brindisino Vincenzo Maccagni per suonare la chitarra e consentirgli di incidere un brano musicale.
Maccagni, polistrumentista di discreto successo con esperienze anche a Sanremo e al Festivalbar, è attualmente ricoverato a Casa Betania, l’hospice dell’ospedale Cardinal Panico di Tricase. In seguito all’evoluzione della patologia che lo affligge, è molto limitato nei movimenti delle dita sulle corde, ma non ha perso la passione per la musica che, anche quando ha iniziato a lavorare a tempo pieno per l’Agenzia delle Entrate, è rimasta il suo amore più grande. Così ha scritto le parole di una canzone la cui cornice musicale è stata ideata da Contaldo, che gli ha anche “prestato” la sua mano destra per suonare insieme la chitarra.
Inoltre, grazie all’autorizzazione del direttore di Casa Betania Antonio Negro, diverse settimane fa Maccagni ha potuto lasciare l’ospedale per qualche ora per dirigere una piccola orchestra composta da quattro musicisti, amici del fisioterapista, e un coro formato dai sanitari della struttura ospedaliera.
Un incontro artistico che ha prodotto frutti musicali di grande bellezza, diffondendo ottimismo e speranza in un luogo nel quale il rischio di essere quotidianamente sopraffatti dal dolore, per pazienti e operatori, è sempre molto alto.
Marina Poci
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