di Gianmarco Di Napoli per il7 Magazine
Non avrebbe mai suonato al citofono, ma sarebbe stato Paolo a scendere per le scale per incontrarlo nell’ androne del palazzo in quelli che sarebbero stati i suoi ultimi istanti di vita: è l’indiscrezione che emerge nelle ultime ore e che filtra dall’assoluto riserbo con cui gli investigatori, sin dal primo momento, danno la caccia all’assassino del ragazzo di 19 anni ucciso in via Occhi Bianchi, a Francavilla Fontana.
La circostanza che l’assassino avrebbe suonato al citofono dell’abitazione chiedendo di Paolo Stasi e che questi fosse sceso andando così incontro alla morte, era emersa nei minuti successivi all’omicidio e non era mai stata smentita. In realtà la dinamica sarebbe stata diversa: Paolo sarebbe sceso, evidentemente dopo una telefonata o un messaggio di chi poi gli ha tolto la vita. Dunque nessuno in casa avrebbe sentito suonare al citofono né si sarebbe accorto inizialmente che Paolo era sceso dall’appartamento al primo piano della stradina poco lontana dal centro cittadino.
Dunque non si sa esattamente quanto tempo il diciannovenne sia stato giù prima che l’assassino aprisse il fuoco, cioè se i due colpi di pistola in rapida sequenza siano partiti nel momento in cui Paolo è sceso o se questo sia avvenuto successivamente dopo una conversazione. Una circostanza questa che apre una seconda possibilità: ossia che chi ha premuto il grilletto non sia andato con l’intenzione di sparare ma che la sua decisione sia maturata in seguito alla conversazione avuta con il ragazzo.
Questa ipotesi spiegherebbe per quale motivo l’omicidio sia avvenuto in un orario così poco prudente, alle sei di pomeriggio in una strada trafficatissima, per quale motivo il killer abbia utilizzato una pistola dal calibro non consueto per chi parta con l’intenzione di compiere l’omicidio e di avere una buona probabilità di compierlo (una calibro 22 o una pistola giocattolo modificata con proiettili comunque di piccole dimensioni che solo raggiungendo direttamente organi vitali possono uccidere).
E anche per quale motivo l’assassino non abbia sparato il colpo di grazia a Paolo: il primo proiettile infatti avrebbe solo ferito di striscio il ragazzo al torace e il secondo lo avrebbe raggiunto alla schiena mentre, girando le spalle per fuggire, Stasi correva verso le scale. Raggiunto dalla seconda pallottola il diciannovenne è caduto con la faccia sui gradini. E in quel momento chi gli ha sparato non poteva avere alcuna certezza che fosse morto. Ma ha scelto ugualmente di fuggire senza esplodere ulteriori colpi.
Il primo a prestare soccorso era stato il padre Pino, che fa il cameraman tv, e che inizialmente aveva pensato che il figlio fosse caduto per le scale. Per questo il ragazzo è stato trascinato fuori dal portone in strada in attesa che arrivasse l’ambulanza del 118, e solo al loro arrivo i sanitari si sono accorti che era stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco. E che era morto.
Se la ricostruzione dovesse essere effettivamente questa, ossia che l’assassino non ha citofonato ma avesse appuntamento con Paolo nel portone di casa, la soluzione al giallo potrebbe essere imminente: che sia avvenuto telefonicamente o via chat è impossibile che il contatto per l’appuntamento non sia rimasto memorizzato nei dispositivi digitali della vittima o nei tabulati telefonici. Ed è probabile che i carabinieri stiano attendendo gli esiti delle perizie per chiudere il cerchio sul possibile assassino.
Decine di registrazioni effettuate dalle telecamere a circuito chiuso, partendo dal luogo del delitto e allargandosi sino a diverse centinaia di metri più lontano, sono state acquisite e visionate con la massima attenzione: anche se nessuna di esse contiene i fotogrammi del delitto, incrociando i dati relativi agli ultimi contatti avuti da Paolo nelle ore precedenti alla sua morte e le persone che compaiono nelle immagini a quell’ora nei pressi del luogo del delitto potrebbe ricavarci un quadro piuttosto preciso del killer.
Il movente a questo punto potrebbe essere scattato non a distanza, con la premeditazione precisa di portare a termine l’omicidio ma legato alla possibile conversazione che Stasi ha avuto con il suo assassino nelle scale e che al momento non è possibile determinare quanto sia durata.
Un contributo importante lo potranno dare la perizia autoptica e quella balistica. Sabato 19 novembre il medico legale nominato dal pm Giuseppe De Nozza, il professor Raffaele Giorgetti dell’Università delle Marche, esaminerà il corpo che si trova dalle ore successive al delitto in una cella frigorifera dell’ obitorio di Francavilla Fontana. L’autopsia servirà a determinare anche le traiettorie di tiro e la distanza dalla quale il killer ha fatto fuoco. Elementi determinanti a ricostruire con esattezza la dinamica e avere un profilo più attendibile di chi ha sparato.
Al momento infatti il fascicolo per omicidio volontario aperto dal pm De Nozza è a carico di ignoti. All’autopsia assisterà anche il medico legale nominato dalla famiglia, Donato Sardano.
Nel pomeriggio di sabato il corpo del ragazzo dovrebbe essere restituito alla famiglia per la celebrazione dei funerali che avverrà tra domenica e lunedì.
Ma non è escluso che novità importanti sul delitto possano emergere ancor prima che la città si prepari a dare l’ultimo saluto a Stasi e a dare una spiegazione a quello che tuttora rimane un delitto inspiegabile: Paolo, diplomatosi la scorsa estate all’Alberghiero di Ceglie Messapica era in attesa di trovare un’occupazione, viveva con la famiglia e usciva raramente da casa. Una famiglia per altro irreprensibile, lontana anni luce da qualsiasi tipo di dinamica malavitosa.
Ecco perché è necessario che la giustizia dia una risposta rapida a un delitto inquietante, avvenuto nel cuore di una città che mai aveva vissuto una vicenda così drammatica e inspiegabile avvenuta tra le strade del centro.