Editoriale di Gianmarco Di Napoli
Per la prima volta nella storia della Repubblica, la provincia di Brindisi, con i suoi 378mila abitanti, esprime un solo parlamentare, l’onorevole Mauro D’Attis (Forza Italia), al suo secondo mandato alla Camera. Di certo la riduzione degli scranni ha avuto un suo peso ma fa impressione notare che il rapporto è di 1/400 brindisini alla Camera e 0/200 al Senato. Persino ai tempi della Costituente i parlamentari di questa terra furono due.
Non è stata una sorpresa. In tutte le liste i candidati brindisini erano stati collocati in posizioni di rincalzo, quelle per cui neanche una grande affermazione personale, oltre ogni previsione, è sufficiente (in virtù di una pessima legge elettorale che non premia le individualità ma i prescelti) a raggiungere il traguardo. Ne sanno qualcosa i due candidati, al Senato e alla Camera, che hanno corso sotto la bandiera del M5S: per palazzo Madama Roberto Fusco è stato quello più votato a Brindisi con 13.671 voti (38,27%), risultando in assoluto il più suffragato nel capoluogo tra Camera e Senato. Per Montecitorio, Salvatore Giuliano ha incassato 13.249 voti (36,96%) raggiungendo il primo posto a Brindisi con i voti del solo M5S e superando persino lo stesso D’Attis che nel capoluogo ha raccolto 1.107 voti in meno, affermandosi grazie alle preferenze assegnate nell’intera provincia all’intera coalizione di centrodestra.
Per D’Attis, che fa politica da quando portava i calzoni corti e che è in corsa per un posto da sottosegretario, è l’occasione per dimostrare di poter diventare un punto di riferimento autentico per le amministrazioni comunali di tutta la provincia, a prescindere dal colore politico. Una linea di collaborazione che ha già tracciato il presidente Toni Matarrelli sottolineando “il ruolo di grande responsabilità che lo attende nello svolgimento delle sue funzioni costituzionali”.
La straordinaria (e nelle dimensioni inaspettata) affermazione del partito di Giuseppe Conte a Brindisi sembra destinata a sparigliare le carte di una situazione già abbastanza nebulosa in vista della prossima primavera, quando la città sarà chiamata alle urne per eleggere il nuovo sindaco. Il 37% delle preferenze per il Senato incassato dai 5Stelle nel capoluogo non può essere di certo considerato un dato assoluto da riportare così com’è nel calderone delle amministrative, ma è una presenza concreta di cui bisognerà tener conto e con cui soprattutto bisognerà fare i conti. Se si considera che Fratelli d’Italia, il partito pigliatutto in Italia, a Brindisi ha conquistato solo il 19,3% degli elettori, molto meno di quanto ottenuto in quasi tutti gli altri comuni della provincia. E che la Lega ha preso solo il 5%, e che Forza Italia si è accontentato dell’11,4%. Insomma a Brindisi le tre corazzate del centrodestra insieme fanno poco più del 35%, ossia meno del M5S da solo. E questo è un dato che non può essere sottovalutato in ottica locale.
E che ovviamente dovrà essere alla base della rifondazione del Movimento che in provincia di Brindisi ha perso i suoi due parlamentari Gianluca Aresta e Valentina Palmisano, che ha visto sfilarsi i suoi due leader Gianluca Serra e Tiziana Motolese e prima ancora uscire di scena l’ex consigliere regionale Gianluca Bozzetti.
Ma mentre i 5Stelle partono dalla base solida dell’affermazione alle Politiche, in Fratelli d’Italia (che a Brindisi non ha accompagnato l’exploit nazionale) sarà necessario quantomeno una verifica interna.
Appare chiaro che Raffaele Fitto dovrà valutare se la leadership cittadina di Massimiliano Oggiano e Cesare Mevoli possa giustificare la possibile (e quasi scontata, vista l’affermazione della Meloni) pretesa di rivendicare il candidato sindaco in una possibile alleanza di centrodestra, o se l’ex governatore, plenipotenziario in Puglia, deciderà di rinnovare i vertici del partito e di individuare un volto nuovo da proporre come primo cittadino in una corsa a piazza Matteotti che si annuncia molto complicata. La conferenza-stampa indetta frettolosamente mercoledì per annunciare il tentativo di rimandare a casa Rossi sembra più mirata a voler cristallizzare una leader-ship cittadina e le ambizioni di Oggiano di candidarsi a sindaco. Ma, come si diceva, deciderà Fitto.
I numeri del Senato dicono anche che a Brindisi il Pd fa il 13,3% ed è solo il terzo partito, dietro M5S e Fratelli d’Italia e che sommato alle briciole raccolte da Europa Verde di Riccardo Rossi fa davvero poco. E sì, lo ribadiamo, le amministrative sono un’altra cosa ma appare sempre più evidente che le possibilità che il sindaco uscente, determinato a ricandidarsi, possa vincere facendo affidamento solo su queste forze appaiono scarse, anche solo nell’ottica di arrivare al ballottaggio. Rossi sa bene che se ha una possibilità di giocarsi le carte di una rielezione, questa passa da un all’alleanza con il M5S. Che è quella sulla quale sta lavorando ancora da prima delle Politiche e che segue la linea di Michele Emiliano, il primo a intuire, in tempi non sospetti, quando tirarsi dentro i 5Stelle fosse determinante. Ma per quale motivo il partito di Conte dovrebbe accettare di fare da stampella al Pd e a Rossi?
Ecco perché sull’asse Pd-M5S potrebbe anche aprirsi uno scenario diverso: un’alleanza che andrebbe a bypassare Rossi (se il sindaco uscente dovesse fare un passo indietro) per sostenere un candidato proposto dai 5Stelle. E in quel caso potrebbero tornare in auge i nomi di Salvatore Giuliano o di Roberto Fusco, quest’ultimo particolarmente gradito a Michele Emiliano. E la non candidatura di Rossi potrebbe riavvicinare quelle forze di sinistra (come i Progressisti per Brindisi) che si sono avvicinati al Centro in aperta rottura con il sindaco uscente.
Ma in ogni caso una legittimazione dell’asse Pd-M5S (improponibile a livello nazionale) deve passare almeno dalla Regione dove il partito di Conte, il più suffragato in Puglia, pressa su Michele Emiliano per ottenere un assessorato importante. Quale migliore candidato a occupare questo ruolo se non l’avvocato brindisino Roberto Fusco? Al di là dell’affermazione netta, quale più suffragato in assoluto nel capoluogo, Fusco è un noto avvocato, già coordinatore delle Camere civili di Puglia e da due anni componente del Cda della Banca Popolare di Bari. Inoltre ha da sempre buoni rapporti con Emiliano ed è tenuto in rande considerazione da Conte. Ci pensi, dunque il governatore. Nominando Fusco assessore, Emiliano porterebbe alla Regione un ottimo professionista e una persona irreprensibile, sicuramente un uomo molto gradito a Conte e restituirebbe a Brindisi un ruolo nella geografia della politica regionale che ormai manca da troppo tempo.