di Lucia Portolano per il7 Magazine
Vince l’area di centrosinistra, così come era prevenibile già dalle settimane antecedenti al voto, le amministrazioni comunali vicine a Riccardo Rossi erano di numero maggiore rispetto a quelle di espressione di centrodestra. Il sindaco di Brindisi è il nuovo presidente della provincia, ha battuto il suo avversario Pasquale Rizzo, sindaco di San Pietro Vernotico. Secondo un voto ponderato, perché ogni comune vale in base al numero degli abitanti, ha vinto con il 65 per cento rispetto al 35 per cento dell’altro candidato. Anche alla Provincia vince il modello Brindisi con l’alleanza tra il Partito democratico, Liberi e uguali e movimenti civici. Il Pd riesce a vincere le elezioni locali quando il suo dato nazionale è ai minimi storici.
Il primo cittadino di Brindisi era sostenuto ufficialmente da altri 9 sindaci: Mimmo Conte (San Vito dei Normanni), Salvatore Ripa (San Pancrazio S.no), Flavio Caretto (Torchiarolo), Francesco Zaccaria (Fasano); Pompeo Molfetta (Mesagne), Massimo Lanzilotti (Carovigno), Salvatore De Luca (Cellino), Angelo Marasco (San Donaci), Cosimo Maiorano (Latiano), a questi si sono aggiunti anche altri amministratori come Oria e Francavilla Fontana. “ Ora bisogna continuare nel lavoro svolto negli ultimi due anni – afferma il neo presidente – un lavoro difficile, con poche risorse. Ringrazio sindaci e consiglieri che hanno creduto in questo progetto di centrosinistra allargato al civismo. Che in futuro potrebbe avere anche un respiro più lungo ed andare oltre”.
Per Rossi una grande emozione in poco tempo si è ritrovato da consigliere di opposizione a sindaco e presidente. “L’intero territorio con i suoi 20 comuni deve ritrovare il suo ruolo – dice Rossi – dobbiamo ritagliarci il nostro spazio e lavorerò per questo senza sottrarre nulla al mio ruolo di sindaco, penso che le due cose vadano di pari passo. Intendo ascoltare le esigenze di tutti i comuni e andremo a rivendicare anche a livello nazionale maggiori risorse perché le Province esistono ancora”. La prima questione che vuole affrontare il neo presidente è la Santa Teresa, la società a totale capitale pubblico con 110 persone in cassaintegrazione. “ Faremo tutto il possibile per salvare queste famiglie, non sarà una passeggiata ma cercheremo di trovare una soluzione”.
Quello de presidente della Provincia è oggi un ruolo ridotto rispetto al passato, che dopo la riforma Delrio ha trasformato la vecchia istituzione a ente di secondo grado. La Provincia è stata completamente svuotata dalle sue funzioni e conta su pochissimi trasferimenti da parte dello Stato. Sono rimaste in capo all’ente di via De Leo quelle che sono state definite le funzioni primarie: edilizia scolastica, manutenzione delle strade e ambiente.
Dall’1 gennaio scorso anche il mercato del Lavoro e i Centri per l’impiego sono passati alla Regione, ancor prima era passata la Cultura con la gestione del museo e della biblioteca, quest’ultima chiusa ormai da due anni. Il presidente svolge il suo ruolo all’interno delle funzioni rimaste, convoca e presiede il consiglio provinciale ridimensionato nei suoi componenti e sovrintende il funzionamento dei servizi e degli uffici. È stata invece abolita la giunta provinciale, le varie deleghe sono state assegnate ai consiglieri.
Il neo presidente deve fare i conti con una maggioranza mista in consiglio provinciale, in questa ci sono due consiglieri di Forza Italia, frutto della precedente elezione del presidente Maurizio Bruno che avvenne con l’accordo tra il Pd e il partito di Berlusconi. Ieri infatti è stato eletto solo il presidente, mentre è rimasto in carica il vecchio consiglio provinciale.
Il centrodestra questa volta ne esce invece sconfitto, sul nome del sindaco di San Pietro si era ricompattato. Forza Italia ha fatto l’accordo con Lega, un’intesa al momento debole in una provincia in cui il partito di Salvini non conta ancora molti consiglieri comunali, e nessun sindaco. Anche se in tanti sarebbero disposti a salire sul carro del vincitore nazionale. Le elezioni provinciali sono ormai il frutto di accordi politici, mai come questa volta le forze sono scese in campo con le schema classico: da una parte la coalizione di centrosinistra, dall’altra quella di centrodestra, sono rimasti fuori i 5Stelle anche loro a livello locale sono ancora molto deboli. Le alleanze delle provinciali possono aver gettano le basi per i prossimi appuntamenti elettorali: elezioni europee e quelle regionali. Il centrodestra ormai ha ben chiaro che diviso non vince.