di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine
La notizia dello scolaro di prima elementare di un paesino della provincia di Brindisi preso a schiaffi dal bidello e tornato a casa con il segni delle percosse sul viso ci ricorda – chissà perché – il ceffone tirato dal governatore Michele Emiliano (che bidello non è) a questa città sulla Tap, solo l’ultimo di una serie infinita di palliatoni inferti da quando è stato eletto governatore della Puglia, anche con in voti dei brindisini. La differenza è che i genitori del bimbo picchiato si sono recati dai carabinieri per denunciare l’accaduto, mentre nessuno è nelle condizioni di proteggere e tutelare Brindisi dalla strafottenza di Emiliano o da quella di chiunque altro abbia deciso di trattare questa città come il perenne fanalino di coda della Puglia.
Emiliano non ha nei confronti di Brindisi un atteggiamento di prevaricazione per una sua antipatia nei confronti della città. Anzi, siamo convinti che i brindisini gli siano pure simpatici. Ma nel momento in cui egli deve compiere delle scelte politiche che implicano lo spostamento di risorse economiche o di interessi commerciali, è ovvio che tenda a sfavorire chi gli può creare meno grane. E nella totale assenza di una classe politica brindisina, incapace e inadeguata, a tutti i livelli, dai parlamentari agli ex consiglieri comunali, è chiaro che il governatore rovesci sulla nostra città tutte quelle patate bollenti (vedi Tap) che altrove ha difficoltà a gestire. Lecce ha assessori e consiglieri regionali cui al momento – ahinoi – i nostri fantasmini pseudopolitici possono solo lustrare le scarpe. Soltanto prendere schiaffoni e al massimo piagnucolare contro un presunto odio di Emiliano che invece ha solo capito che a Brindisi e con i brindisini può fare ciò che vuole. Almeno sino a quando gli è consentito.
Non è una coincidenza che, in queste settimane, la città sta vivendo il Natale più triste della sua storia recente. Ombre più che luminarie, un albero di ferro agghindato con quattro lampadine al centro dei corsi, i marciapiedi deserti, senza musica, senza aria di festa. I negozi vuoti, anche se per fortuna quest’anno non ci sono manifesti da morto.
La città sembra essere a un passo dal baratro e ha bisogno di una scossa. Un elettrochoc che deve partire dal cuore, dal nostro essere brindisini, nella consapevolezza che il futuro dipende solo da noi. Per questo abbiamo scelto dodici persone, dodici personaggi espressione di questa terra che hanno dimostrato di possedere doti professionali e morali di altissima qualità. Tra questi ne eleggeremo uno come “Brindisino dell’anno 2017”, un titolo apparentemente aleatorio ma che racchiude in sé la speranza di una ripartenza.
Puntare su qualcuno, prenderlo come punto di riferimento, sapere che si può riuscire, se si hanno la costanza, l’impegno e le capacità.
Tra qualche settimana verranno fuori altri elenchi, e le premesse avute fin qui non sono certo incoraggianti. Ci saranno persone, personaggi, o aspiranti tali, che tenteranno di influenzare le scelte, accreditandosi come i prossimi salvatori di questa nostra povera, piccola, dimenticata patria. Diffidiamo da loro, diffidiamo da tutti, facciamo in modo che i nostri punti di riferimento, i nostri modelli, siano per una volta le migliori risorse umane di questa terra, a prescindere da quale partito poi si andrà a votare. Solo partendo da chi ha ottenuto un successo con le proprie energie, con la propria voglia di crescere, solo così a Brindisi potrà tornare la luce. Ché basta a essere cornuti, mazziati e cacciati da casa.