L’elegante facciata del Palazzo Dionisi, edificio che si affaccia sull’omonima piazzetta del lungomare Regina Margherita, è l’ultimo segno della presenza a Brindisi di una importante famiglia di origini marchigiane che ha dato un determinante contribuito alla cultura e allo sviluppo sociale ed economico della nostra città.
Il capostipite è stato Engelberto Dionisi, nativo della provincia di Ancona e brindisino per scelta, figura determinante nella politica cittadina della fine dell’800, quando ricoprì la carica di sindaco della città dal 12 luglio 1890 al 12 luglio 1895. Imprenditore e banchiere, ma anche uomo di cultura e spirito innovatore (E. Lezzi, 1986), svolse un ruolo fondamentale soprattutto per la costruzione del Teatro Verdi: il suo decisivo intervento fu essenziale per smuovere i brindisini dal tipico torpore e dalla mancanza di iniziativa che per anni aveva bloccato lo sviluppo di una città cresciuta non solo demograficamente, ma anche del punto di vista economico e sociale. L’esigenza di un teatro lirico che potesse ospitare un numero di spettatori congruo alle esigenze di una cittadinanza da sempre particolarmente interessata alle rappresentazioni teatrali, venne concretizzata grazie proprio allo slancio imprenditoriale del Dionisi, che si occupò personalmente di tutte le varie questioni, a partire dall’acquisto del suolo di proprietà di Pietro Montagna, Cosimo Scivales e Cosimo Guadalupi, su via Umberto I. Le trattative furono avviate già due mesi dopo il suo insediamento, l’idea del sindaco era quella di creare un nuovo teatro in un luogo più centrale e comodo rispetto ai teatri attivi nel passato (vedi numeri precedenti), l’area individuata infatti prospettava sull’ampia piazza poi intitolata alla famiglia Cairoli ed era circondata da strade su ogni lato. La realizzazione del teatro sull’arteria principale del centro urbano era fondamentale “anche per maggior ornamento della stessa” e non solo “per dare lustro alla città – dichiarò in un apposito consiglio comunale il primo cittadino – ma soprattutto per attirare i numerosi passeggeri che transitavano senza fermarsi, con danno per il piccolo commercio”: in quell’epoca il traffico portuale contava su ben 27 piroscafi delle più importanti società di navigazione del mondo, pertanto il teatro non era da ritenersi “opera di lusso” ma una necessità. Grazie alle competenze in materia, mise in pratica anche un programma finanziario lungimirante che non gravava eccessivamente sul bilancio comunale, evitando l’introduzione nuove tasse.
Durante i cinque anni di mandato, Engelberto Dionisi fece tanto altro per il bene della città: acquistò il Palazzo Skirmut dove successivamente fu realizzato il primo Palazzo del Municipio, portò la luce elettrica nelle strade sostituendo l’illuminazione ad acetilene ben cinque anni prima di Taranto, pavimentò le vie principali con le basole di selce e avviò le espropriazioni per la costruzione del nuovo mercato coperto.
I Dionisi si stabilirono a Brindisi nel periodo post unitario, la loro prima residenza era sulla via Marina, tra l’albergo delle Indie (oggi Internazionale) e la Scuola Marinara, una proprietà acquisita nel 1870 e radicalmente trasformata nel 1882. Qui Engelberto svolgeva le sue numerose attività finanziarie e bancarie: oltre ad essere rappresentante di vari istituti di credito europei, fondò la Banca Dionisi ed ottenne l’apertura di un primo sportello della Banca d’Italia in uno stabile adiacente il proprio. Sempre nella seconda metà dell’ottocento, su un terreno di proprietà situato sulla sponda settentrionale del seno di ponente, il Dionisi volle costruire la bellissima villa dove ogni lato era stilisticamente diverso dall’altro, una caratteristica che venne poi mantenuta nella costruzione del palazzo del lungomare Regina Margherita. In questa raffinata ed elegante residenza immersa in un parco di pini, Dionisio Dionisi – figlio di Engelberto -svolse le sue attività di console del Belgio, di vice console d’Inghilterra e di agente consolare francese, sino a quando non fu deciso di demolirla per dar luogo ai campi sportivi dell’Accademia Marinara dell’Opera Nazionale Balilla, poi Collegio Navale Tommaseo, nonostante il progetto originale prevedeva l’incorporamento nella nuova ed ampia fabbrica.
Engelberto Dionisi, console di Turchia e Perù ma anche esponente di rilievo della locale massoneria, non vide completate molte delle opere da lui fortemente volute, morì infatti cinquantasettenne a Pistoia il 14 gennaio del 1901 “martire d’indomabile malattia”, la salma giunse alla stazione di Brindisi nel primo pomeriggio del 20 gennaio e fu accompagnata al cimitero della città da un solenne corteo che rese “estremo tributo di affetto” all’illustre cittadino. Nell’ottobre del 1914 la piazzetta sul lungomare, liberata dal fabbricato dell’ex ufficio telegrafico, assunse ufficialmente la denominazione di Piazza Engelberto Dionisi. La scelta non fu casuale, sul piazzale infatti già si affacciava il nuovo ed elegante palazzo di famiglia, edificio realizzato qualche anno prima dal figlio Dionisio su una fabbricato acquisito nel 1907 dalla famiglia Capece poi interamente ristrutturato. Lo stabile poggiava su strutture risalenti probabilmente ad epoca aragonese, quando i locali venivano utilizzati come magazzini mercantili. Il proprietario avrebbe voluto apporre sulla parete della dimora una epigrafe in cui si faceva cenno a queste antiche origini e al soggiorno nel palazzo del patriota risorgimentale Attilio Bandiera (evento però mai accertato). L’edificio è caratterizzato da una facciata riccamente decorata in stile veneziano dalle reminescenze gotiche, che copre complessivamente la superficie di ben 1.250 metri quadrati, con oltre venti vani disposti su due piani, terrazze e giardini.
Sul piano nobile del corpo centrale vi è un ampio e ricco salone dove “si dipana lungo i 27 metri lineari del coronamento della quattro pareti” il rilievo in stucco del “Fregio dionisiaco”, opera celebrativa cognominale della famiglia committente attribuita al giovane e già promettente scultore brindisino Edgardo Simone (M. Guastella, 2011). Dello stesso autore anche i “plastici decori mitologici” del caminetto, l’elemento focale della sala.
La qualità estetica ed architettonica dell’edificio derivano dalla passione per la cultura dell’arte antica e moderna di Dionisio Dionisi, che grazie ai suoi studi londinesi non ignorava le nuove tendenze architettoniche dell’epoca. Per la ricca presenza di opere pregevolissime, il palazzo fu definito “casa-museo” dalla rivista “Vacanze”, che scriveva: “dall’entrata, dove nel cortiletto è situato un delizioso pozzo, fino al terrazzo, è un insieme di pezzi più o meno di valore, quadri, mobili antichi, una scrivania che si dice appartenuta a Gioacchino Murat, documenti ufficiali del 7-800, italiani, turchi ed arabi”.
Nel 1955 fu annesso alla proprietà di famiglia anche il locale di gusto neoclassico che si affiancava al palazzo, dove ora sorge una avviata gelateria, fu acquisito da Livia, una delle tre sorelle di Dionisio che si vedono ritratte in foto insieme al poeta indiano e premio Nobel per la letteratura Rabindranath Tagore, qui ospitato nel 1925. Tra gli altri (tanti) visitatori illustri dell’elegante dimora anche sir Winston Churchill: nel gennaio del 1927 lo statista britannico sbarcò a Brindisi durante una crociera nel Mediterraneo, prima di recarsi a Roma per incontrare Mussolini. Nel corso dei due conflitti mondiali l’edificio fu parzialmente requisito e utilizzato rispettivamente per le funzioni della regia marina e come sede del Fleet Club alleato.
C’è chi ricorda ancora quando, nell’immediato secondo dopoguerra, nel Palazzo Dionisi venivano organizzate indimenticabili feste danzanti con gli ufficiali alleati e i giovani rampolli della borghesia locale, e non solo, era tanta la voglia dei giovani di esprimere le energie a lungo represse e divertirsi in una frenesia collettiva che coinvolgeva ogni classe sociale.