
Di Marina Poci per il numero 382 de Il7 Magazine
Era stata una delle prime confidenze che, tra le lacrime, aveva fatto a Gian Vito Cafaro, l’inviato della trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto” che, grazie alla segnalazione di un uomo del posto, lo aveva rintracciato mentre era rannicchiato sotto ai portici di Strada Maggiore, a Bologna: “Voglio parlare con Le Iene”, così aveva detto Luca Guerrieri, l’operaio trasfertista 35enne scomparso il 18 novembre scorso dall’abitazione di Brindisi con cui viveva insieme alla mamma Anna e alla sorella Giada. E Le Iene sono arrivate: è stata Giovanna Rei a raggiungere Luca e a farsi raccontare la sua storia, dal dolore per la morte del padre alla delusione per una storia d’amore mai iniziata, dalla dipendenza da cocaina, sviluppata durante il lungo isolamento dovuto alla pandemia da Covid-19, alla scelta di lasciare il lavoro che gli impediva di mettere radici, sino ad arrivare al giorno dell’allontanamento.
Quel giorno in cui l’esasperazione per una vita che non lo appagava lo aveva determinato a lasciare la sua città e la sua famiglia partendo soltanto con i documenti e appena 80 euro. Nemmeno il cellulare aveva voluto portarsi dietro, come a recidere in maniera definitiva il legame con quanto lo rendeva infelice. Nonostante che la sorella, poco dopo la risoluzione del caso da parte di Chi l’ha visto?, l’avesse immediatamente raggiunto a Bologna, Guerrieri ha deciso di non tornare a Brindisi.
Giovanna Rei, dopo qualche giorno in giro sotto i portici della città felsinea, lo trova non lontano da dove già il giornalista Rai l’aveva scovato. Giubbotto marrone con cappuccio, maglione a collo alto, cappello di lana calato sino quasi agli occhi: Guerrieri, avvicinato dall’inviata del talk show di Italia 1, è reduce da una notte passata all’aperto, avviluppato nel sacco a pelo che una residente della zona gli ha regalato quando lo ha notato sotto i caratteristici portici bolognesi, che da sempre offrono rifugio ai senzatetto della città.
Rei gli offre la colazione, lo accompagna al supermercato per acquistare generi di prima necessità (alimenti e prodotti per l’igiene personale), lo scorta presso un albergo dove potrà riposare qualche ora e fare una doccia calda.
Il racconto di Guerrieri, sollecitato dagli incoraggiamenti dell’inviata e spesso interrotto dalle lacrime, inizia con un lapidario “A casa mia io non voglio stare più”. Emergono i particolari dolorosi di una dipendenza da sostanze stupefacenti esplosa in concomitanza del primo lock-down, che lo ha trovato in una condizione di estrema prostrazione a causa di un’amicizia (mai sfociata in amore) con una donna conosciuta nel 2019, quando Guerrieri lavorava a Lampedusa. Un rapporto idealizzato e pressoché solo virtuale, sul quale l’operaio brindisino aveva investito speranze, aspettative e desideri del tutto privi di agganci con la realtà. Almeno stando a quanto la donna, contattata dal programma, riferisce all’inviata: “Sono lontana anni luce da lui. Avevo capito che aveva bisogno di parlare e ogni tanto lo chiamavo per sapere come stesse. Ma ero fidanzata quando l’ho conosciuto e adesso sono sposata. Continua a mandarmi richieste di amicizia su Instagram, ma vi prego, ditegli che sono sposata”.
La storia mancata si è poi sommata ai problemi con la giustizia: Guerrieri ha affrontato un processo penale a seguito della denuncia per maltrattamenti in famiglia sporta nei suoi confronti da madre e sorella a causa delle continue richieste di denaro per l’acquisto della droga. Per qualche tempo è stato ospite dagli zii, non potendo, all’uscita dal carcere per scontare i domiciliari, rientrare nella casa nella quale vivevano le persone contro le quali aveva commesso il reato per cui era stato condannato.
“Sono introverso e diffidente, questa cosa mi ha fatto chiudere ancora di più”, racconta Guerrieri con riferimento alla passione non ricambiata per la donna conosciuta in Sicilia. “Non rido più, non scherzo più”, aggiunge con la voce rotta dal pianto, mentre tortura un fazzolettino di carta seduto davanti a una bevanda calda. Un passato di divertimenti, uscite con gli amici e rapporti occasionali per Luca, che improvvisamente si ammala d’amore per chi non corrisponde il suo sentimento.
L’inviata, con garbo e delicatezza, gli offre una consulenza psicologica con un professionista, suggerendogli di aprirsi alla vita e di provare a lasciare andare poco per volta quella che evidentemente non era la persona giusta per lui. Il colloquio con il personale specializzato non rivela patologie di carattere psichiatrico, ma fa emergere la necessità per Guerrieri di una rete di supporto per ripartire con un percorso di recupero all’interno del contesto sociale.
Così, considerati anche i suoi precedenti con la droga, la proposta dell’inviata de Le Iene si orienta su San Patrignano, la comunità terapeutica di recupero per tossicodipendenti fondata da Vincenzo Muccioli. “Voglio fare questo percorso una volta per tutte”, dice Guerrieri all’operatore che lo esamina e gli prospetta l’idea di entrare in comunità entro pochi giorni, in modo da poter passare il Natale nella struttura. Ma l’inviata de Le Iene non intende lasciare il brindisino a se stesso nel periodo che lo separa dall’inizio del ricovero. Così, dopo la ragazza che ogni mattina gli ha offerto i cornetti e la signora che gli ha regalato sciarpa e sacco a pelo, ancora una volta è il cuore grande di Bologna a sorprendere Luca Guerrieri: un imprenditore attivo nel settore alberghiero e della ristorazione offre all’operaio qualche notte in una stanza del suo hotel e un contratto di lavoro per una collaborazione nel suo pastificio. Preparerà tortellini e tagliatelle in attesa di tornare a progettare la sua vita libero dalla dipendenza dalla cocaina e dall’ossessione per una storia d’amore mai nata.