Nuove minacce di morte per la Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce Maria Francesca Mariano, già sotto scorta per le gravi intimidazioni ricevute presumibilmente a seguito dei provvedimenti adottati contro il clan della Sacra Corona Unita Lamendola-Cantanna, attivo prevalentemente nelle zone di Brindisi, San Vito e Mesagne.
Nella notte tra giovedì e venerdì scorsi la magistrata ha trovato davanti alla porta d’ingresso della sua abitazione, in pieno centro storico di Lecce, una testa di capretto insanguinata con un lungo coltello da macellaio conficcato e un biglietto scritto a mano che recita “Così”, alludendo evidentemente al tipo di morte da infliggere alla giudice.
Mariano, che sentendo miagolare insistentemente alcuni gatti per strada, è scesa per accertarsi di cosa stesse succedendo, ha immediatamente chiamato i poliziotti della Squadra Mobile e della Digos di Lecce, che hanno sequestrato il tutto per compiere gli accertamenti del caso.
Al vaglio degli inquirenti ci sono innanzitutto i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona.
La dottoressa Mariano, magistrata di grande esperienza in reati di criminalità organizzata, scrittrice e autrice di testi teatrali sull’argomento, è finita sotto scorta insieme alla PM Carmen Ruggiero, titolare dell’inchiesta che ha dato un duro colpo al clan Lamendola-Cantanna (che, va detto, già in occasione dei passati episodi intimidatori, avevano preso le distanze dalle minacce). Le precedenti intimidazioni erano contenute in lettere manoscritte inneggianti al demonio e ai riti satanici, su cui attualmente indaga la Procura della Repubblica di Potenza, competente per i reati contro i magistrati appartenenti al distretto di Lecce.
È chiaro, però, che un atto come quello appena subito da Mariano alza in maniera estremamente pericolosa il livello delle minacce e impone probabilmente un livello di sorveglianza più alto.
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