La villa al mare confiscata al re del narcotraffico diventerà centro per disabili

Walter Ferrero è stato un grosso trafficante di droga, uno dei più importanti della provincia di Brindisi tra la fine degli anni Novanta e i primi quindici anni del Duemila: l’ultima volta che fu beccato dalla guardia di finanza era il luglio 2013 e lui (che all’epoca aveva 64 anni) fu sorpreso alla guida della sua auto mentre trasportava 20 chili di hascisc. La particolarità è che in quel periodo era un detenuto semilibero: stava scontando una condanna a 30 anni di reclusione per riciclaggio e (ovviamente) droga, e faceva rientro nel carcere di Brindisi ogni sera. Non era stato un arresto casuale, come i finanzieri per non bruciare le indagini avevano fatto credere.
Ferrero, originario di San Pietro Vernotico, risultava essere pensionato, titolare di un assegno minimo, dopo essere stato antiquario e benzinaio.
Nell’ottobre 2016 il Nucleo di Polizia tributaria di Brindisi sequestrò beni per due milioni 200 mila euro ai componenti di un’organizzazione che gestiva traffici di droga e sigarette dall’Albania e dalla Turchia in Puglia, 23 persone coinvolte in tutto. Il sequestro dei beni, tra cui rapporti bancari, immobili, una villa con piscina e perfino cinque cavalli di razza (la sua passione), arrivò al termine di un’indagine patrimoniale su Ferrero, ritenuto elemento di spicco dell’organizzazione il cui patrimonio è risultato sproporzionato rispetto al reddito dichiarato. E il cui arresto nel 2013 con i venti chili di hascisc ne dimostrava la provenienza illecita.

Secondo quanto accertato in quelle indagini, Ferrero nel 2013 aveva anche investito una notevole somma di denaro nel tentativo di organizzare un traffico di sigarette di contrabbando e di droga che si concluse tragicamente quando due “scafisti”, l’insospettabile geometra brindisino Vittorio D. e l’albanese Teodoraq Rexhepaj, trovarono la morte a seguito di naufragio mentre si recavano a Valona. Il geometra partì alla volta del Paese delle Aquile il 18 marzo 2013, poco dopo la partenza dal capoluogo: nonostante il mare quella notte fosse in condizioni proibitive, era diretto a Valona, dove avrebbe dovuto incontrare albanesi fornitori di sigarette di contrabbando da importare nel capoluogo per la successiva vendita. Con lui c’era un cittadino albanese Teodoraq Rexhepaj, morto anche lui. Presero a noleggio un’imbarcazione di tipo Thompson, lunga dieci metri, un cabinato con due motori da 200 cavalli. Il cadavere dell’albanese, 62 anni, fu il primo a essere trovato: venne avvistato al largo delle coste della Croazia, il corpo del brindisino riaffiorò nello stesso punto qualche settimana dopo.
In quei beni sequestrati dunque non c’è solo la storia di traffici di stupefacenti, ma anche di vite umane bruciate. Questa storia era una premessa fondamentale per comprendere il valore del passaggio successivo.

Tra i beni sequestrati all’epoca (e successivamente confiscati in via definitiva), c’è la splendida villa con piscina acquistata in località Sbitri, sul litorale nord di Brindisi. Quella stessa villa, poco lontana dal mare, potrebbe divenire una struttura riservata ai disabili. E’ tra i quattro beni immobili confiscati alla criminalità organizzata dei quali il Comune di Brindisi ha chiesto l’affidamento con una manifestazione d’interesse la cui delibera è stata approvata all’unanimità dalla giunta del sindaco Riccardo Rossi.
Tre dei quattro immobili appartengono proprio a Ferrero: oltre alla villa, un terreno agricolo (che il Comune vorrebbe affidare a una cooperativa sociale per la sua coltivazione) e una ex officina meccanica in via Bastioni San Giacomo, nella quale si vorrebbe creare un laboratorio artigianale. Il quarto immobile è un garage in via Gaetano Salvemini, al rione Commenda, che sarà utilizzato come deposito di archivi cartacei del Comune.

“Abbiamo colto questa nuova opportunità così come del resto abbiamo fatto in passato: acquisire la titolarità di immobili provenienti da attività illecite, realizzati con denaro sottratto alla comunità o comunque in suo danno, ha un valore doppio per noi”, spiega Mauro Masiello, assessore alla Legalità del Comune di Brindisi”. Da un lato è significa per la comunità rientrare in possesso di ciò che in un modo o nell’altro le è stato tolto nel corso degli anni. E dall’altro avere a disposizione beni immobili che possono essere riutilizzati immediatamente con finalità sociali, esattamente nella direzione opposta rispetto a quella da cui provengono”.
Un progetto già avviato con altre acquisizioni. Una ex macelleria in via Remo, al quartiere Commenda, diventerà un punto per il market solidale, per combattere lo spreco di cibo e avvicinarsi a fasce di popolazione più in difficoltà. A febbraio si è svolto il “sopralluogo partecipato” in cui sono state coinvolte associazioni del terzo settore per visitare il bene che ora è nelle disponibilità del Comune. Proprio quest’ultimo intende candidare la riqualificazione della struttura nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza ed anche per questo all’iniziativa hanno preso parte i rappresentanti istituzionali, compresi il sindaco, Riccardo Rossi, e due assessori vicini per competenza alla materia, come quella ai Servizi Sociali Isabella Lettori e quello al Patrimonio Mauro Masiello.

E giovedì 21 luglio, a partire dalle 17, è in programma una passeggiata comunitaria che attraverserà il quartiere Commenda per conoscere alcuni dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Un’occasione non solo per sapere quali e quanti sono, ma anche per ascoltare le testimonianze di chi in città da sempre è attivo in percorsi di antimafia sociale, testimoni privilegiati che ci accompagneranno in questo percorso.
A partire dalle ore 17 una visita guidata attraverso questi luoghi simbolici permetterà di raccontare alla comunità brindisina e ai volontari del campo E!state Liberi di Mesagne il percorso che il Comune di Brindisi ha intrapreso per valorizzare e promuovere il riutilizzo sociale dei beni confiscati attraverso il progetto “Circolo della legalità”.
Il punto di ritrovo sarà presso l’Oratorio dei Salesiani, in via Appia 195, un luogo di aggregazione che ha sempre rappresentato un importante punto di riferimento per i giovani del quartiere. La passeggiata comunitaria avrà la durata di circa due ore tra le strade della Commenda, visitando e scoprendo quattro beni confiscati.
“La conoscenza è la via maestra del cambiamento” ed è proprio scoprendo le storie di questi beni confiscati, ricostruendo la memoria collettiva della nostra città fatta soprattutto di storie di riscatto che si invita la comunità a partecipare e costruire un percorso nuovo di coprogettazione che porti a ridare nuova vita a questi luoghi.

Al termine della passeggiata, per chi vorrà proseguire, Parco Buscicchio al quartiere Sant’Elia ospiterà un aperitivo comunitario; un modo per creare nuove relazioni e riscoprire legami di comunità, messi a dura prova negli ultimi anni a causa della pandemia Covid 19.
Le attività del progetto Circolo della legalità, finanziate attraverso l’avviso n. 2/2017 “Cantieri innovativi di antimafia sociale: educazione alla cittadinanza attiva e miglioramento del tessuto urbano” della Regione Puglia, rappresentano un’opportunità per tante ragazze e ragazzi brindisini che vivono in un contesto difficile di conoscere e ascoltare testimonianze privilegiate di chi ha affrontato e ha deciso di dire di no alle mafie: imprenditori vittime di racket e usura, familiari delle vittime innocenti delle mafie. Ma soprattutto è un’occasione di riscatto e per entrare in contatto con esperienze positive e di riscatto, stimolo per la crescita e il cambiamento.
Il Comune di Brindisi, parte dell’ATS “Rete della legalità” nata per realizzare il progetto, ha il compito di realizzare attività di animazione sociale e culturale utili ad aggregare, sensibilizzare, informare e formare la comunità di riferimento, e strumentali a conoscere meglio l’impatto del fenomeno mafioso attraverso la conoscenza dei beni confiscati e l’elaborazione condivisa di strategie di riutilizzo dei beni