Di Marina Poci per Il7 Magazine
Sembra che in quel reparto all’ottavo piano dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, Mattia Passante se lo ricordino tutti. E, lì come altrove, resta viva e limpida la memoria del suo “Diario di Bordeaux”, racconto tragironico, dalla diagnosi alle cure, del glioblastoma (uno dei tumori cerebrali più aggressivi che esistano, ad esito infausto nella pressocché totalità dei casi), scritto a puntate su Instagram e diventato virale sul web in un momento storico in cui l’aggettivo virale richiamava più che altro gli scenari drammatici della pandemia da Covid-19. Adesso, per quelle corsie che hanno ispirato il diario, la presenza del 26enne brindisino morto il 31 dicembre 2020 proprio a causa del cancro che lo aveva colpito circa un anno e mezzo prima, diventa tangibile: l’associazione che porta il suo nome, infatti, un ente del terzo settore nato per volontà della famiglia dopo la sua morte, si è fatta promotrice del progetto “Psiconcologia in corsia”, dal quale è nata a fine gennaio la convenzione sottoscritta con Asl Brindisi per
offrire supporto psicologico gratuito ai pazienti oncologici ricoverati nell’unità operativa complessa di Neurochirurgia del Perrino e ai loro familiari e caregiver.
Danilo Passante, presidente dell’associazione e papà orgoglioso di Mattia, ne svela la genesi a partire proprio dal momento costitutivo dell’ente: “Quando Mattia è mancato, c’è stata una raccolta fondi spontanea da parte di circa novecento donatori, i cui proventi, più o meno 32mila euro, sono stati destinati all’Istituto Oncologico Veneto di Padova, a cui noi ci eravamo rivolti quando mio figlio ha ricevuto la diagnosi. Per un certo periodo abbiamo collaborato con l’associazione “Luca Ometto”, intitolata ad un giovane imprenditore veneto morto a causa dello stesso tipo di tumore che aveva Mattia. I loro progetti, alcuni dei quali molto validi e conosciuti a livello internazionale, si occupano prevalentemente di sostenere la ricerca scientifica sul glioblastoma e sono gestiti in collaborazione con lo IOV. Mattia stesso si era legato alle loro attività, sostenendole in prima persona, per cui – almeno all’inizio – ci è sembrato naturale proseguire sulla strada che lui ci aveva in qualche modo indicato. Dopodiché è nata in noi l’esigenza di essere presenti sul nostro territorio, il cui problema più importante è costituito dalla migrazione sanitaria. Ma questi cosiddetti “viaggi della speranza” spesso derivano da una mancata conoscenza delle eccellenze che i nostri ospedali, con tutti i limiti che comunque non possiamo negare, offrono. Malgrado la triste conclusione della nostra vicenda familiare, l’esperienza positiva che abbiamo avuto nella Neurochirurgia del Perrino ci ha motivati a offrire proprio a loro la nostra collaborazione”.
Il progetto di intervento (“il primo nel Sud Italia in un reparto di Neurochirurgia”, precisa con soddisfazione Danilo Passante) promuove una presa in carico globale del paziente mediante approcci personalizzati che considerano le aree bio-psico-socio-spirituali della sua vita, attraverso l’offerta di interventi differenti, con obiettivi distinti, ma che operino in sinergia al fine di trattare le diverse forme di sofferenza e di difficoltà che si possono manifestare a livello clinico ed esistenziale: “Il tumore è una malattia che veicola una serie di messaggi e significati più o meno espliciti: dolore, trasformazione corporea, depressione, cambiamento, crisi, blocco temporale, modificazione della progettualità, paura della morte. La malattia diviene trasversale colpendo più dimensioni della vita, quella fisica, psicologica, spirituale, esistenziale, relazionale. Lo shock emotivo derivante dalla diagnosi di cancro colpisce la persona malata e tutta la famiglia causando uno stress psicologico reciproco e interdipendente. La famiglia quale rete di relazioni di eccellenza è una risorsa fondamentale, che deve essere pertanto sostenuta, accompagnata, potenziata. Il ricovero e l’intervento sono situazioni potenzialmente traumatiche per tutti. Il supporto previsto dal progetto ha la funzione di sostenere le risorse individuali e familiari necessarie ad affrontare questa esperienza, depotenziandone l’impatto traumatico”, si legge nella presentazione del progetto.
Più concretamente, lo psiconcologo referente dell’associazione, il dottor Angelo Perfido, sarà nell’unità operativa di Neurochirurgia in giorni e orari concordati con il personale del reparto. Il lavoro sarà svolto con il chirurgo di riferimento del paziente e con l’equipe infermieristica, per definire le modalità più idonee a illustrare il percorso di cura al paziente e alla sua famiglia.
Nell’intenzione dell’associazione, inoltre, la presenza di uno psicologo in reparto potrà essere di supporto anche al personale ospedaliero, sia per concordare insieme le modalità più funzionali per la presentazione delle cure al paziente ed alla sua famiglia, sia per farvi ricorso a titolo personale, considerato lo stress a cui i sanitari della Neurochirurgia sono sottoposti a causa delle condizioni di particolare gravità dei pazienti che assistono: “La nostra volontà è che il progetto sia condiviso e non imposto. Chiederemo ai sanitari non soltanto di segnalare le situazioni più critiche, in cui vi è la necessità di sostegno psicologico, ma anche di “sfruttare”, nel senso buono del termine, la presenza dello psiconcologo nel reparto per un confronto o un conforto a chiunque ne abbia bisogno, che siano ammalati, famigliari o personale”.
A coordinare il progetto ci sarà il dottor Francesco Romeo, il chirurgo che ha operato Mattia Passante e al quale il giovane, in una delle puntate del suo diario, ha dedicato parole di riconoscenza e stima: “il Primario che mi ha operato, di una professionalità e di una delicatezza infinita. Non finirò mai di ringraziarlo, oltre per avermi salvato la vita lasciandomi i minori danni possibili, per l’affetto che vedevo nei suoi occhiolini nel giro-visite”.
Proprio Romeo sottolinea l’importanza di un adeguato supporto psicologico che, dal paziente, si estenda alla rete familiare che lo circonda: “Anche i familiari, o chi si prende cura del paziente, hanno un ruolo nel favorire o appesantire la gestione della situazione critica in corso. È quindi utile fornire ai caregiver un sostegno specifico per essere più efficaci nel loro ruolo”.
Della realizzazione di questo progetto Mattia (che nella sua biografia di Instagram parlava di sé scrivendo “laurea in Giurisprudenza, Brindisi, Puglia, teatro, cucina, tumore al cervello ma niente di serio”), sarebbe pienamente soddisfatto: “Se raccontando il mio tumore, senza paura e senza vergogna, potessi essere utile anche ad una sola persona, ne sarei felicissimo: queste furono le parole di mio figlio in occasione di un’intervista a La Nazione, che gli chiesero quando il Diario di Bordeaux, che chiamò così in onore del suo colore preferito, cominciò ad essere conosciuto anche oltre Brindisi. Ecco, è questo lo spirito che ci muove. Se noi avessimo avuto un figlio depresso, rassegnato alla malattia, incapace di reagire, sicuramente un progetto di questo tipo non ci sarebbe venuto in mente”.
È un uomo coraggioso, Danilo Passante, almeno quanto lo era suo figlio, che al grido di “io non avevo paura” ha affrontato la malattia con forza d’animo, ironia e leggerezza. Se il progetto “Psiconcologia in corsia” ha appena visto la luce, il suo sguardo è già oltre, alla prossima attività da predisporre, al prossimo aiuto da poter offrire, alle prossime speranze da coltivare. Per quanto cerchi di restare abbottonato sul futuro dell’associazione, qualcosa rivela… e questa volta, mentre racconta, la voce è un po’ meno ferma, perché il prossimo passo della “Mattia Passante” ETS riguarda, nello specifico, la malattia che gli ha portato via l’amatissimo figlio: “Si tratta di un progetto di assistenza psicologia offerta online e indirizzata esclusivamente ai pazienti a cui viene diagnosticato il glioblastoma e ai loro famigliari. Spesso queste persone, soprattutto nel periodo terminale della malattia, sono allettate e non hanno la possibilità di spostarsi, così come non riescono a spostarsi le persone che si occupano di loro. Ecco che allora una telefonata o un colloquio su una piattaforma possono alleggerire situazioni drammatiche, senza limitazioni geografiche”. La peculiarità del progetto, anch’esso gratuito, per il quale Danilo Passante prospetta tempi di avvio non lunghissimi, è costituita dal supporto nella gestione del lutto: “Aiuteremo i pazienti sino a quando saranno in vita; poi, con la psiconcologa che ha sposato l’idea, ci occuperemo di chi resta”, assicura.
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