Le bombole di Aldino Molfetta, icona del rione Casale

di Giovanni Membola per il7 Magazine

La bombola del gas della cucina finiva sempre al più bello, il sabato all’ora di pranzo oppure la sera della Vigilia di Natale, un classico. Per fortuna i rivenditori di una volta erano disponibili ad intervenire in qualsiasi momento della giornata, garantendo ininterrottamente il servizio di sostituzione a domicilio. In ogni rione c’era almeno un fornitore di fiducia, Aldino Molfetta lo era per l’intero Casale, un affabile gentiluomo apprezzato da tutti per la grande simpatia e spontaneità. Il suo è stato il primo negozietto di bombole ad uso domestico del quartiere, venne aperto alla metà degli anni Cinquanta in un piccolo locale di via Bafile, dove è rimasto per circa un ventennio prima di trasferirsi in via Ammiraglio Cagni.

Aldino, classe 1927, è originario di Torchiarolo ed ha vissuto alcuni anni a San Pietro Vernotico, dove ha frequentato le scuole elementari nella stessa classe di Domenico Modugno. Suo padre Cosimo era un esperto arrotino e bravo artigiano del ferro, che per trovare maggiori possibilità di guadagno decise di trasferirsi a Brindisi, prendendo casa nel cuore delle Sciabiche. Aldino da giovane ha lavorato come garzone in alcuni bar del capoluogo, fu anche volontario dell’organizzazione UNPA, Unione Nazionale Protezione Antiaerea, molto attiva durante il secondo conflitto mondiale nel fornire alla popolazione aiuto e soccorso durante i ripetuti bombardamenti. Nel dopoguerra aprì dapprima un piccolo chioschetto-bar al rione Casale, dove viveva la sorella Erina, e solo successivamente decise di avviare la sua carriera in quel settore del commercio che poi sarebbe stata la sua vita.

Aldino da giovane durante il montaggio di una bombola

Proprio durante la consegna di una bombola ebbe modo di conoscere e innamorarsi di Palma Semeraro, colei che nel ’59 divenne sua moglie, l’affettuosa madre dei suoi due figli, nonché indispensabile collaboratrice dell’attività commerciale. Anche Valentino, suo suocero in pensione, dava una mano alla conduzione della piccola bottega, dove si vendevano inoltre kerosene da riscaldamento e qualche lampadina. Nel nuovo e più ampio negozio di via Cagni (oggi qui è attivo un ristorante), distante pochi metri dal precedente, la gente del rione si recava regolarmente per acquistare piccoli elettrodomestici (phon, tostapane, fornelli e stufette a gas ecc.), prodotti casalinghi e materiale elettrico, ma principalmente per ordinare le bombole. Numerose richieste giungevano anche dalle altre zone della città al 418131, uno dei primi numeri telefonici ad essere attivi al Casale, Aldino infatti era diventato una garanzia di affidabilità per tutti, perfino per tante famiglie delle Sciabiche a lui rimaste affezionate. Era esclusivista per Brindisi delle bombole prodotte dall’Agip, le uniche dotate di un particolare regolatore capace di riconoscere le perdite di gas, un sistema innovativo che assicurava il massimo della sicurezza con il blocco dell’erogazione.

Le bombole a GPL servivano principalmente per cucinare (il periodo di maggiore richiesta coincideva di solito con la preparazione della tradizionale salsa di pomodoro) e per il riscaldamento invernale delle abitazioni con le stufe a gas. Venivano richieste inoltre dai pescatori che le utilizzavano sulle barche per alimentare le Lampare durante la caratteristica pesca notturna, in questo caso si praticava un prezzo più basso. Le consegne si eseguivano con la Vespa 125 a tre marce oppure con la Bianchina Panoramica per gli ordini multipli, poi questi singolari contenitori metallici a forma cilindrica si portavano a spalla sino ai vari appartamenti. “Era faticoso salire con un peso di oltre trentacinque chili sino al terzo o quarto piano delle case popolari di via Duca degli Abruzzi o al Villaggio Pescatori – ricordano i figli Mino e Paolo, che per anni hanno contribuito alla gestione del negozio e si sono spesso adoperati nelle consegne – quasi nessun palazzo era dotato di ascensore, dovevamo andare a piedi su per le scale, talvolta anguste”. Con la sostituzione della bombola si cambiava sempre la guarnizione e si facevano le prove di tenuta prima di rientrare, in alcuni casi Aldino si fermava per effettuare la pulizia e la manutenzione dei fornelli, era abile anche nella sostituzione di ugelli usurati, delle valvole, dei tubi e di accessori vari. Ma non solo, era rimasto sempre appassionato al mestiere del padre, infatti in un angolo del negozio aveva una serie di attrezzi per i piccoli lavoretti, era l’unico del quartiere capace di affilare le forbici dei barbieri e i coltelli dei macellai, a riparare ombrelli, reti dei letti e altri oggetti in metallo. “Con quei piccoli guadagni extra portava tutta la famiglia da Romanelli e insieme si festeggiava con la tipica fritta” ricordano i fratelli Molfetta, da quarant’anni editori di Ciccio Riccio. Nella loro famosa emittente radiofonica, raccontano, molte delle audiocassette a nastro magnetico in vendita nel negozio del padre venivano prese e utilizzate per le varie registrazioni, Aldino era costretto così a riordinarle frequentemente.

La famiglia Molfetta nel 1970

Mino ha lavorato nel negozio in maniera continuativa da quando terminò gli studi sino al 1983, Paolo collaborava soprattutto durante le festività scolastiche e nei mesi estivi. Entrambi effettuavano vendite, consegne e montaggi, un’esperienza lavorativa certamente determinante nella loro formazione imprenditoriale. Nell’esercizio commerciale hanno collaborato diversi ragazzi, le richieste dei clienti erano diventate davvero tante, pertanto serviva garantire la disponibilità immediata. Altre presenze costanti erano quelle di Vito “Uccio” Grappolo, grande amico e “compare” di famiglia, e Nicola Semeraro, entrambi davano una grossa mano in tutto e controllavano il negozio quando c’erano le consegne.

“Nel deposito di casa papà conservava alcune bombole di ‘riserva’ – affermano Paolo e Mino – infatti succedeva sempre che la domenica, il giorno di Pasqua o a Ferragosto qualche massaia suonava alla porta per dire che il gas era finito all’improvviso, chiedendo l’immediata sostituzione. Lui non sapeva dire di no, lasciava ogni cosa e andava, i clienti avevano comunque la priorità”. Per questo, e per i suoi modi garbati, veniva rispettato, amato e omaggiato da tutti. “Si era conquistato la fiducia dell’intero quartiere, c’era gente chi gli lasciava le chiavi di casa in maniera da poter procedere persino in loro assenza. Era particolarmente simpatico agli americani della Base Usaf residenti al Casale, spesso gli regalavano intere stecche di sigarette, fu così che iniziò a fumare”. Anche la pluripremiata pittrice brindisina Angela Pace Sapienza, per ricambiare il servizio sempre impeccabile, volle donare alla famiglia Molfetta alcuni suoi dipinti, tuttora presenti sulle pareti della loro casa. Molto affezionata era la sig.ra Guadalupi, vedova dell’imprenditore del latte Francesco, così come tanti calciatori del mitico Brindisi della serie B: nel negozio di Aldino – grande tifoso nonché abbonato – erano esposte le immagini delle favolose formazioni di quegli anni e alcune maglie da gioco.

L’attività cessò nel 2008, Aldino cominciava a sentire il peso dell’età e quindi non poteva più assolvere a quel tipo di mansione. Insieme alla moglie Palma vivono sempre nella loro casa del rione Casale, assistiti e accuditi dall’affetto dei loro figli, sempre riconoscenti per avergli dato quel valido modello di riferimento, una base sicura e sana sulla quale creare il loro futuro di impresari radiofonici.

Aldino al banco del suo negozio