
La Procura della Repubblica di Lecce nella persona del PM Alessandro Prontera ha aperto un fascicolo di inchiesta sulla morte di una paziente di 77 anni originaria di Specchia, deceduta il 30 settembre scorso all’ospedale Vito Fazzi di Lecce dopo nemmeno un’ora dall’inizio della somministrazione della prima dose di chemioterapia: le persone indagate sono 8, tra medici e infermieri in servizio nei reparti di Ematologia e di Rianimazione, e rispondono di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte in ambito sanitario.
Il PM ha disposto che sul corpo della signora sia svolta l’autopsia: l’esame verrà effettuato domani, 21 ottobre, dal medico legale medico legale Roberto Vaglio e dall’anestesista Silvio Colonna.
Stando a quanto riferito dalla figlia della paziente, che unitamente ad altri famigliari ha sporto denuncia, la 77enne, a cui a fine agosto era stato diagnosticato un mieloma, avrebbe cominciato ad assumere la terapia per infusione intorno alle 12,30, iniziando a manifestare difficoltà respiratorie intorno alle 13,20. A quel punto il trattamento sarebbe stato interrotto e alla donna sarebbe stata somministrata una dose di cortisone. La figlia, accorgendosi di un ulteriore peggioramento delle condizioni della madre, avrebbe sollecitato l’intervento del personale sanitario che, una volta giunto, avrebbe iniziato le (inutili) manovre rianimatorie.
Alcuni giorni addietro, per 5 medici del reparto di Ematologia dello stesso nosocomio è stato chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito del procedimento in cui si indaga sulla morte del tarantino Francesco Sebastio, sottufficiale della Marina Militare deceduto in circostanze analoghe, dopo la somministrazione della prima infusione di chemioterapia, prescrittagli per la cura di un linfoma di Hodgkin.
Marina Poci
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