Legambiente: “Chiudere centrali a carbone, ma non servono nuovi impianti a gas”

Brindisi – «Per l’uscita dal carbone non serve realizzare nuove centrali a gas: è sufficiente aumentare l’attività di quelle esistenti da circa 3.200 ore all’anno a 4mila». Ma questo è comunque «poco auspicabile» perché «richiederebbe in sé un aumento dei consumi di metano. E ciò non andrebbe affatto bene». A dirlo Legambiente che lancia oggi il suo nuovo rapporto “La decarbonizzazione in Italia non passa per il gas”, e rivolgendosi al governo fa presente che il Paese dovrebbe investire «seriamente sulle fonti rinnovabili, a partire dal solare e dall’eolico, sull’efficientamento energetico, sugli accumuli e sull’innovazione».

Il primo passo da compiere – prosegue Legambiente – è «la chiusura entro il 2025 delle centrali a carbone per una capacità di oltre 7.900 MW senza ricorrere a nuovi impianti a gas, per arrivare entro il 2040 alla chiusura di tutte le centrali inquinanti alimentate da fonti fossili, gas metano compreso. L’Italia deve avere il coraggio di ridurre fino ad azzerare i consumi di gas al 2040, iniziando da subito a non distribuire più risorse economiche per nuovi impianti. Risorse che si potrebbero usare per incentivare la diffusione delle fonti rinnovabili. Senza però dimenticare la necessità di mettere in campo politiche di efficientamento del settore industriale, edilizio e mobilità e piani di riconversione delle aree dove sono situate le centrali a carbone».

«Il governo italiano sta sbagliando strada sulla lotta alla crisi climatica – spiega Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – nel settore della produzione di energia promuove la riconversione a gas delle centrali a carbone, investe su nuove infrastrutture per il trasporto del metano fossile, sostiene progetti sbagliati come quello di Eni che vuole confinare la Co2 nei fondali marini. E’ arrivato il momento di scelte chiare e radicali. Vediamo se alle tante parole spese su questo fronte faranno seguito finalmente gli atti concreti». Per le aree che dovranno essere riconvertite, Legambiente ricorda che ci sono i fondi europei disponibili per le aree di transizione, il cosiddetto Just trasition fund: ossia circa 7,5 miliardi di euro destinati alla conversione industriale di centrali a carbone, gasolio e altre fonti inquinanti. Senza dimenticare il Recovery fund, parte di quei fondi possono essere destinati per la lotta alla crisi climatica. La transizione interesserà la Sardegna, la Liguria con la Spezia, il Friuli Venezia Giulia con Monfalcone, e naturalmente la Puglia con la centrale termoelettrica Enel di Cerano a Brindisi.



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