Caro Pino,
come sai, da tempo sono impegnato con altri soci in una attività vitivinicola che mi ha consentito di avvicinarmi alla storia di Brindisi e alla sua economia in maniera anche differente a quella che è stata la mia stessa formazione culturale e politica. La candidatura di Brindisi a città della cultura la ritengo una grande opportunità per la città di ripensarsi e per ricostruire il filo storico della sua identità guardando al futuro. Radici nel passato e sguardo rivolto al futuro è il nostro progetto aziendale.
Il vino è cultura perché assieme alla scoperta dei vitigni e della loro storia si registra allo stesso tempo una traccia del passaggio di popoli. Tradizioni, gusti e usanze partano anche dal vino stesso.
Brindisi assieme a Mesagne rappresentano il passaggio e l’insediamento prima dei messapi e poi dei romani. I primi portarono le viti, i secondi le estesero producendo i vini che venivano portati nel mediterraneo.
Se questa è la storia, il presente e il futuro del territorio di Brindisi può trovare nella coltura e nella cultura vitivinicola un riferimento solido di sviluppo.
Ti suggerisco, anche per questa mia recente esperienza e attività vitivinicola, di valutare di integrare il progetto di candidatura di Brindisi a città della cultura con quello che ha rappresentato e rappresenta l’agricoltura brindisina e per essa la viticoltura. La città di Brindisi e il suo territorio agricolo hanno storicamente una vocazione vitivinicola. La presenza di varietà autoctone come il negroamaro, la malvasia nera, il susumaniello, il primitivo, ne fanno ancora un territorio ricco e dalle grandi potenzialità enoiche. Non a caso il vino di Brindisi era conosciuto e apprezzato ben oltre i confini locali e nazionali sin dai tempi dell’impero Romano. Lo era in tutto il bacino del mediterraneo così come in epoche più recenti il vino di Brindisi è stato utilizzato in Francia come in altre regioni italiane per tagliare o sostenere vini di territori più conosciuti. Negli ultimi anni, grazie all’impegno e alla lungimiranza di cantine, di produttori, di enologi, il vino prodotto nel nostro territorio è riuscito ad evidenziare tutte le sue caratteristiche e potenzialità. I nostri autoctoni sono oggi riconosciuti e apprezzati e rappresentano la continuità tra la vecchia vocazione e tradizione di un antico territorio vitivinicolo e la innovazione di cui il settore è ormai ricco. La filiera produttiva è rappresentata da impianti moderni di vigneti che si uniscono a quelli tradizionali ad alberello e che costituiscono un evidente contributo paesaggistico alla riqualificazione e fruizione delle nostre campagne, così come moderni impianti enologici stanno contribuendo ad elevare la qualità e a esaltare le potenzialità ancora tutte da esplorare delle nostre varietà autoctone. Si sta creando anche a Brindisi una nuova cultura del vino che coinvolge le stesse nuove generazioni e che può far diventare questo settore un contributo ad una idea di sviluppo più sostenibile e più rappresentativo di storia e di innovazione. Sono questi i motivi che potrebbero spingere produttori, associazioni di settore, forti dei risultati ottenuti e consapevoli delle ulteriori potenzialità, ad impegnarsi per rilanciare e per rafforzare gli strumenti di sostegno e di tutela del vino a partire dallo stesso contesto urbano.
Negli ultimi anni, la vitivinicoltura brindisina ha fatto molti passi in avanti. Sono stati fatti nel settore investimenti e altri sono in fase di definizione che stanno ridando valore al territorio, ricostruendo un paesaggio anche attorno alla città e contribuiscono a produrre uve e vini di qualità.
Grazie ai vecchi e nuovi viticoltori che hanno resistito e creduto, investendo con lungimiranza, la nostra vitivinicoltura sta raggiungendo livelli di qualità ormai riconosciuta dal mercato e dai consumatori.
Se la viticoltura in generale sta acquistando sempre più importanza e valore contribuendo alla rivalutazione dei territori vocati e dei vitigni autoctoni, quella brindisina, nel contesto pugliese e nazionale, ha tutte le condizioni e le potenzialità per recuperare e per riproporsi con il suo “terroir”, con i suoi vitigni autoctoni e con il suo vino (negroamaro, malvasia nera e bianca, susumaniello, ottavianello).
Brindisi deve recuperare e credere nelle sue potenzialità agricole e vitivinicole per dare così anche un contributo ad un suo nuovo e più sostenibile sviluppo. Dopo la crisi di questi anni e l’incipiente esaurimento dell’ormai obsoleto modello di sviluppo impostato sull’ industria di base (petrolchimica) e di servizio (energia da fossili) i contorni di un nuovo sviluppo possono avere nell’agricoltura e soprattutto nella vitivinicoltura un solido riferimento che nel passato aveva contribuito a fare la storia del vino e della sua economia.
Ciò non significa un ritorno al passato. Oggi la vitivinicoltura brindisina esprime modernità e innovazione.
Oggi ben 2.800 ettari dell’agro cittadino (il 30% della superficie agraria provinciale dove si produce uva da vino), tra vecchi e nuovi impianti, sono coltivati a vigneto per uve da vino. Assieme ai 1.200 ettari dell’agro di Mesagne costituiscono la zona della Doc Brindisi (una delle poche città che dà il proprio nome ad una doc).
L’art. 1 del Testo unico del vino che ha semplificato e riunito le norme del settore afferma testualmente: “La Republica salvaguarda, per la loro specificità e il loro valore in termine di sostenibilità sociale, economica, ambientale e culturale, il vino prodotto della vite, e i territori viticoli, quale parte del patrimonio ambientale, culturale, gastronomico e paesaggistico italiano, nonché frutto di un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni”.
Questo articolo della legge, per Brindisi e per la proposta di città della cultura, può essere utilizzato non solo per rilanciare e valorizzare la vitivinicoltura brindisina ma può contribuire ad un rinnovato e recuperato rapporto della città con la sua campagna e con la sua storia.
Ci sono oggi favorevoli condizioni per ricostruire a Brindisi una nuova economia e una cultura del vino. Ci sono aziende, competenze, pratiche, tradizione e storia. Oggi più che mai è necessario mettere assieme produttori, tecnici, associazioni, istituzioni, cooperare in maniera innovativa, ripensare e rafforzare le forme associative di tutela, di ricerca, di promozione del prodotto vino e del suo territorio.
Lavorare per una città come quella di Brindisi che va riscoperta e rappresentata, per esempio, attraverso “un viaggio” che parte dal bicchiere (vino di negroamaro e di susumaniello da degustare), attraversa il territorio e il paesaggio, passa dalle cantine ed arriva alla cultura (storia, tradizione, ricerca, innovazione).
Il negroamaro brindisino come altri vitigni autoctoni (susumaniello innanzitutto) hanno la loro specificità (sentono il clima del mare) ed hanno tutte le potenzialità per imporsi con una propria identità.
L’identità del vino ha un valore paesaggistico, economico e non è solo un racconto da comunicare. L’identità è un percorso che affonda le radici nel passato e che si apre al futuro.
Brindisi, terra di antichi vigneti, alcuni dei quali ancora oggi si estendono sui terreni attraversati dai tracciati delle vecchie strade dell’Appia e della Traiana, ha un passato e un futuro nel settore.
Nasce anche da queste considerazioni l’importanza delle produzioni vitivinicole del territorio per far risaltare il rapporto storico, produttivo con la città, con il mare e il porto da cui partiva il vino per essere portato in tutto il mediterraneo.
Brindisi deve recuperare e ricostruire il rapporto fondante tra città, mare e campagna.
Attorno al rapporto città/campagna/mare si possono unire le separazioni sedimentatesi e diventate, in alcuni momenti della storia e della vita della città, vere e proprie contrapposizioni. La fase di uno sviluppo calato dall’alto richiede un ripensamento a cui ognuno deve dare il suo contributo.
Sinora l’agricoltura è stata la grande assente dal dibattito sullo sviluppo della città, se non per qualche richiamo superficiale e come corollario al solito elenco dei temi da affrontare.
L’agricoltura, in quanto campagna, paesaggio, territorio che vive e produce, può e deve dare un contributo di visione e di sviluppo importante e nuovo. Il futuro assetto urbanistico e infrastrutturale della città deve saperne tener conto. E per comprendere il valore dell’agricoltura basta fare riferimento a cosa rappresenta la vitivinicoltura brindisina per l’intero settore provinciale.
Il vino di Brindisi è quindi un valore fondante che, insieme ad altri, consente di ricostruire il filo rosso che mette insieme passato e futuro, assegnando all’agricoltura il ruolo di recuperare il rapporto perduto con la città e il mare. Un racconto ed una narrazione che si tira dietro migliaia di anni e una identità ricca di storia, tradizioni, cultura. Il vino è certamente il prodotto che più di ogni altro fa scoprire territori, crea economia, valorizza specificità e caratteristiche.
L’enoturismo, l’enogastronomia, unisce territorio, produzioni, saper fare, saper accogliere, competenze. Brindisi città di mare e di vino ha disperso storia e ha rinunciato a valorizzare se stessa. È tempo di correggere errori e di ritornare a valorizzare tutte le sue potenzialità.
La vitivinicoltura, il suo paesaggio, la qualità dei vini prodotti dai nostri vitigni autoctoni(negroamaro, malvasia, susumaniello) possono diventare il volano di una nuova attratività turistica anche attraverso “percorsi tra le vigne e le masserie di Brindisi”.
Il vino con il cibo di mare e di terra può diventare un unicum e un enorme potenziale per una enogastronomia di successo che con la città, i suoi monumenti, il suo paesaggio agricolo, la sua costa può rappresentare un forte attrattore turistico e culturale.
Prendersi cura della città, del territorio, del paesaggio e ripartire dalla storia di Brindisi è l’impegno che produttori vitivinicoli, operatori turistici, mondo della ristorazione e associazioni culturali, possono assumere come contributo per superare le separazioni che si sono determinate in una città ricca di storia e di grandi potenzialità produttive. Aiutare la città a riscoprirsi per percorrere nuove strade per uno sviluppo sostenibile e autopropulsivo. Brindisi deve ritornare a credere in se stessa e nel suo futuro. La proposta per candidare Brindisi a città della cultura si può arricchire anche con il contributo della sua vitivinicoltura dimostrando che mettendo assieme esperienze, competenze, lavoro, impresa, volontà e orgoglio si può dare molto ad una città che nel tempo è stata solo utilizzata e si è sviluppata, soprattutto negli ultimi decenni, per separazioni e stratificazioni che hanno contribuito a disperdere identità limitando così le possibilità per diventare una comunità coesa e orgogliosa di se stessa e di quello che può fare e dare.
Brindisi è sempre stata, nella sua storia, un crocevia e un ponte verso il mediterraneo e ha fatto del mare e della fertilità della sua campagna una forza attrattiva di popoli e il punto di riferimento delle civiltà formatesi in questa parte dell’Europa.
La storia, i monumenti sono la testimonianza di quello che è stato il rapporto tra la città, la campagna e il mare.
Si tratta di ri/mettere assieme città, campagna, mare anche come presupposto di uno sviluppo industriale più sostenibile e compatibile con le caratteristiche di un territorio che se rispettato e ben curato è ancora ricco di potenzialità produttive e agricole.
Un progetto/obiettivo potrebbe essere quello di lavora per creare il brand Brindisi attorno al rapporto Città, campagna, mare per unire le separazioni sedimentatesi e diventate, in alcuni momenti della storia e della vita della città, vere e proprie contrapposizioni. La fase di uno sviluppo calato dall’alto è in via di esaurimento e richiede un ripensamento a cui ognuno deve dare il suo contributo.
Il vino di Brindisi ha un valore. Attorno alla vitivinicoltura brindisina è possibile ri/creare un interesse anche per far scoprire un territorio che da millenni produce vino. Il vino è certamente il prodotto che più di ogni altro fa scoprire territori, crea economia, valorizza specificità e caratteristiche.
La vitivinicoltura è il settore che può essere il simbolo di una storia ma anche una parte importante di un futuro e di uno sviluppo più sostenibile.
La vitivinicoltura brindisina è storia, è cultura, è economia e come tale può diventare un collante per unire e per dare una identità.
Il nostro vino con il cibo di mare e di terra rappresentano un unicum e un enorme potenziale per una enogastronomia di successo che con la città, i suoi monumenti, il suo paesaggio agricolo, la sua costa può rappresentare un forte attrattore turistico e culturale.
Conquistare la città a queste sue potenzialità e creare attorno al vino e a ciò che rappresenta una conoscenza e una cultura diffusa oltre che una nuova economia.
Mi permetto pertanto di offrire alcuni spunti che potrebbero essere approfonditi in incontri con i vitivinicoltori della città, con le associazioni e con chi lavorerà per candidare Brindisi:
-Il vino nella storia di Brindisi e la cultura (dai Messapi ai francesi ai giorni nostri) con un rapporto con le associazioni dei percorsi storici. Si potrebbe avanzare una proposta per acquisire un contenitore (anche un vecchio stabilimento vinicolo) da adibire a museo di settore con annessa enoteca pubblica anche per dare una sistemazione a tutti i reperti archeologici che fanno riferimento ad uva, vino, pubblicazioni, ecc.
-La tipicità del vino di Brindisi e la ristorazione a Brindisi (creare un logo, proporre Brindisi come sede per un evento periodico e annuale sul tema, per un concorso annuale per il vino rosato dell’Adriatico con abbinamenti di pescato…).
-il tema “il vino e il mare” per sviluppare iniziative e integrazioni….
-Il vino e la formazione coinvolgendo l’università del Salento e l’istituto alberghiero
-L’accoglienza e la valorizzazione del paesaggio viticolo attraverso la rigenerazione e la valorizzazione di strutture di campagna in una idea di rapporto con la città e il mare anche attraverso gli strumenti e i regolamenti urbanistici
-Organizzazione di eventi di grande richiamo turistico(il tour delle antiche fornaci con degustazioni di vini, pratiche sportive tra i vigneti di Brindisi, percorsi enogastronomici, serate di degustazioni, seminari per giovani, ecc.).
Carmine Dipietrangelo