di Giovanni Membola per il7 Magazine
Fino a poco più di vent’anni fa, l’ippica era l’unico sport ad avere l’esclusiva delle scommesse sportive. Si potevano puntare legalmente soldi su cavalli ritenuti più veloci degli altri, ma solo nelle Sale Corse. A Brindisi, il primo ed unico centro autorizzato alla raccolta di scommesse sulle gare che si disputavano negli ippodromi italiani venne aperta nel lontano 4 luglio del 1965 da Luciano Giove, uno tra i più illuminati e lungimiranti imprenditori che Brindisi abbia potuto vantare. La sua signorilità, il grande spirito di sacrificio, ma soprattutto le spiccate capacità innovative, hanno portato l’impresa di famiglia ad ampliare negli anni la gamma dei servizi offerti per rispondere meglio alla domanda di mercato, stabilendo obiettivi sempre più sfidanti e mantenendo il passo con l’innovazione tecnologica.
Luciano Giove era nato a Santeramo in Colle, nel suo paese di origine commerciava in granaglie e farine con il suo biroccio trainato da un cavallo, aveva anche un piccolo mulino dove macinava i cereali, ma gli affari non andavano poi così bene. Fu suo fratello, titolare di una avviata agenzia di scommesse sulle corse dei cavalli a Taranto, a convincerlo a partecipare al concorso indetto dell’Unire per aprire una nuova filiale a Brindisi. Era il 1965 quando, ottenuta la licenza, si trasferì qui con l’intera famiglia e si affidò a Benito Leo, noto agente immobiliare dell’epoca, per trovare un locale adatto dove aprire la nuova attività. La scelta cadde su un immobile con le volte a botte in via Giordano Bruno (era il civico 45) che divenne la prima sala corse nella città. Luciano era molto creativo e abile nella manualità, riuscì da solo a costruire una serie di attrezzature prima ancora che venissero proposte sul mercato, come i divisori in vetro per separare in due zone l’agenzia o delle particolari bacheche dove inserire i giornali specializzati e renderli fruibili ai clienti, senza sfogliarli. Venne presto assunto un giovane ragioniere, l’allora ventiduenne Ennio Carbone, che ha collaborato nella conduzione dell’agenzia sino alla metà degli anni ‘70, quando decise di trasferirsi e lavorare a Padova. “Ero il suo braccio destro e sono stato sempre considerato come uno di famiglia; Luciano e la moglie Elisa mi hanno insegnato tantissime cose, la nostra amicizia è rimasta la stessa nonostante gli anni, a loro devo molto” racconta Ennio, che conserva nitido quel sincero sentimento. “In agenzia collaboravano anche i figli Nunzio, Pino, Saverio e Aldo, quando non andavano a scuola, sono cresciuti lì dentro imparando il mestiere, molto bene direi, visto gli ottimi risultati raggiunti”.
In realtà nei primi tempi gli affari non andavano per niente bene, entrava solo qualche curioso, poche erano le puntate sulle gare equestri; pertanto, appena due anni dopo, Luciano decise di spostarsi in un nuovo locale in via de Terribile, proprio di fronte al Cinema Impero aperto da pochi mesi. “La scelta fu azzeccata – ricorda bene Ennio – l’attività cambiò decisamente passo e il traffico degli scommettitori aumentò notevolmente: accedevano persone di ogni ceto sociale, dall’onorevole al portabagagli, ma anche gente poco raccomandabile. Luciano è sempre stato una persona irreprensibile, non si è mai piegato ad alcun tipo di minaccia, restando coerentemente fermo sui suoi principi di legalità, era un vero esempio per tutti noi ma anche per gli altri commercianti della zona”.
Tra i collaboratori della Sala Corse esisteva un modo simpatico per individuare alcuni dei più assidui scommettitori, ad essi venivano attribuiti dei nomignoli sulla base delle loro caratteristiche fisiche e comportamentali, come Brancola, Casacca, Rafames, Borzic, Don Ciccio e Il Cavaliere.
Tutto si faceva manualmente, dall’accettazione delle scommesse su appositi bollettini (molti ancora gelosamente conservati), alle “strisce” colorate appesa alle pareti, dove venivano indicati i cavalli in gara nelle corse di trotto e galoppo, su di esse il giovanissimo Pino scriveva con una matita bicolore i primi tre arrivati (in blu) e i ritirati (in rosso). Mentre Nunzio, al microfono, raccontava la telecronaca della gara leggendo quanto usciva scritto dalla telescrivente, l’unico mezzo tecnologico a disposizione in quell’epoca. Solo successivamente arrivarono i display in bianco e nero, che riportavano a video le notizie delle telescriventi, l’agenzia brindisina fu la prima in Italia a proporre questa importante esclusiva.
“All’epoca si poteva fumare nelle sale gioco – ricorda ancora Ennio Carbone – si lavorava tanto in quell’ambiente a volte saturo di fumo, soprattutto le sere d’estate, con le gare in notturna, e il sabato e la domenica, quando c’erano più di una dozzina di corse, in pratica si chiudeva solo in occasione del Natale”. Alla fine degli anni Ottanta le gare cominciarono ad essere trasmesse da alcune tv private, in quel frangente i Giove furono particolarmente lungimiranti e investirono un cospicuo patrimonio economico sulla creazione di un innovativo network privato a disposizione delle agenzie ippiche, “poteva sembrare una scelta rischiosa e azzardata, in realtà poi si rivelò come la nostra ‘scommessa’ vinta – afferma Nunzio Giove, il maggiore dei fratelli – in famiglia ognuno aveva un proprio compito, tutti collaboravamo affinché si restasse sempre al passo con l’evoluzione tecnologica, e a volte l’abbiamo persino anticipata”. Ciò permise all’Agenzia Ippica di Luciano Giove, così chiamata dai primi anni ’70, ad essere ancora una volta la prima e l’unica in tutta la nazione ad avere una concessione televisiva. “La gente veniva persino dalle altre province per scommettere qui da noi, avevamo strumentazione all’avanguardia (tabelloni elettronici e tante tv per le dirette), oltre all’accettazione meccanizzata delle scommesse. Un successo che portò Pino, divenuto nel frattempo amministratore della società, ad entrare nel consiglio nazionale del Sindacato SNAI e Luciano Giove ad essere premiato come agenzia italiana con il maggior incremento di pubblico e di scommesse. Era il 1991, lo stesso anno del trasferimento nella nuova sede di viale Commenda, dove ancora oggi l’agenzia opera sempre con grandissimo successo. “Il riconoscimento a Luciano fu ampiamente meritato – afferma Ennio – lui era una persona poco appariscente ma allo stesso tempo tanto generoso, e non solo con i suoi dipendenti. Possedeva un grande acume per gli affari, era coraggioso, geniale e intuitivo, tutte qualità che hanno permesso all’impresa di famiglia di raggiungere traguardi veramente importanti, forse al principio inimmaginabili. Il merito va anche ai suoi figli, altrettanto capaci di seguire gli insegnamenti del loro genitore nel rigido rispetto delle regole, e far crescere in maniera esponenziale questa attività, ampliandola negli anni”.
Furono infatti create altre società “satellite” come la GiCom e la GioBet, la prima è una spin-off aziendale per i servizi di assistenza telematica e supporto tecnologico, la seconda effettua l’esercizio di raccolta di giochi pubblici via Internet. Una ulteriore svolta si ebbe nel 1998, quando in Italia si decise di aprire le scommesse anche nelle altre competizioni sportive, in particolare per le partite di calcio. Da quel momento si aprirono scenari smisurati e in pochi anni il mondo del betting italiano crebbe in maniera smisurata. La famiglia Giove si fece trovare subito pronta ad affrontare quel radicale aumento di richieste, tanto che nell’anno 2000 si aggiudicarono la concessione per aprire altri otto punti vendita fisici tra Brindisi, la provincia e Lecce. Lo stesso anno, con l’entrata nel circuito del servizio Provider della società derivante dal Sindacato Nazionale Agenzie Ippiche, l’agenzia di viale Commenda prese il nome di Punto Snai Sbc. “Nel 2007 gestivamo ben 19 filiali nelle due provincie salentine – asserisce Pino, riconosciuto imprenditore dell’anno nel 2012 – abbiamo avuto anche centoquaranta dipendenti, oggi ridotti a poco più di un centinaio, dopo due anni di chiusura per pandemia. Siamo stati inoltre i primi, in tutto il centro-sud, ad affidare gli sportelli a personale esclusivamente femminile, sfatando in pratica un atavico tabù”.
Pino e Nunzio Giove continuano a gestire con attenzione e oculatezza l’impresa creata da loro padre, scomparso nel 2009, innovandola e sensibilizzando costantemente gli scommettitori a praticare un gioco moderato e responsabile che mira ad offrire il divertimento senza eccessi. Ma soprattutto si impegnano a finanziare e sostenere numerose iniziative educative e culturali del territorio, oltre che a sponsorizzare importanti eventi sportivi.