Malata di Sla, il Comune chiede 20 euro al giorno più gli arretrati

di Lucia Pezzuto per il7 Magazine

Malata di Sla , il Comune chiede venti euro al giorno per l’ assistenza domiciliare e circa 2mila euro per i servizi arretrati, il marito: “Siamo pensionati, costa troppo”. Guai ad ammalarsi perché se le cure costano anche l’assistenza è un lusso che non tutti possono permettersi. Ne sa qualcosa Antonio Trabacca, pensionato brindisino di 68 anni che vive con la moglie Annunziata, 74 anni e da 21 affetta da sclerosi multipla. La donna è in uno stadio molto avanzato della malattia, vive allettata e per questo necessita di assistenza domiciliare per la cura e l’igiene della persona. “Ogni giorno vengono a casa nostra due Oss che aiutano mia moglie a lavarsi ed a cambiarsi- racconta Antonio- lei è allettata ed è anche piuttosto robusta e per questo motivo io non sono in grado di aiutarla. Così da diverso tempo usufruiamo del servizio di assistenza domiciliare”. Il servizio di cui parla Antonio è messo a disposizione dal Comune di Brindisi ma sino a tre anni fa era gestito direttamente dalla Asl. “Ad un certo punto l’Azienda Sanitaria si è rivolta al Comune e con l’amministrazione pubblica hanno deciso di dividersi i compiti- spiega- gli ammalati sono stati suddivisi in categorie : prima , seconda e terza. Questo a seconda delle problematiche e del tipo di assistenza richiesta. Mia moglie rientra nella prima categoria dove l’assistenza infermieristica e la fisioterapia viene svolta dalla Asl mentre quella relativa all’igiene e alla cura personale dal Comune”.

Il servizio di assistenza di cui usufruisce Antonio per sua mglie è garantito dall’Ambito territoriale che si occupa per l’appunto del servizio Adi e Sad, ovvero l’assistenza domiciliare integrata, e del Polo Servizi territoriale-polifunzionale. Il primo, in particolare, è finalizzato a sostenere l’autonomia personale degli anziani non autosufficienti, bisognosi di assistenza e delle relative famiglie. Da diversi mesi si discute di questo servizio in quanto nel Piano di riequilibrio finanziario pluriennale del Comune di Brindisi è previsto un notevole taglio. L’amministrazione ha più volte ribadito che l’intenzione sarebbe quella di affidare integralmente l’assistenza domiciliare degli anziani alla Asl, che già ha in essere un servizio equivalente. Il Polo servizi territoriali, invece, si occupa di diverse questioni. Innanzitutto, lo Sportello sociale, il cui scopo è quello di raccogliere elementi informativi sul sistema dei bisogni e delle domande, anche inespresse, da parte delle persone e delle famiglie. Non solo. Presso lo sportello, infatti, è possibile richiedere supporto burocratico per seguire le pratiche connesse alla richiesta ed alla fruizione di servizi sociali. Poi c’è il Centro di ascolto per le famiglie, col servizio di sostegno alla famiglia ed alla genitorialità, e la mediazione familiare. Infine, il servizio di affidamento familiare minori, che incontra famiglie o single interessati all’affido ed esamina le segnalazioni di minori temporaneamente privi di un ambiente familiare idoneo, offrendo anche sostegno sociale, pedagogico e psicologico sia alle famiglie affidatarie che ai minori.

Ora, l’assistenza domiciliare viene svolta dagli operatori della Cooperativa San Bernardo. “In pratica sino ad oggi non avevo pagato quasi nulla per questo servizio m ad aprile scorso mi è stato detto che per ricevere assistenza avrei dovuto dare un contributo e che sarebbe stato elaborato sulla base dell’Isee- dice Antonio- così ho fatto. Ho presentato l’Isee”. Ma qualche giorno fa quando le due operatrici si sono presentata a casa come ogni mattina per occuparsi della moglie Annunziata è saltata fuori la “sorpresa”. “Mi è stata consegnata a mano una lettera a firma del Comune di Brindisi, di quello di San Vito dei Normanni e della Cooperativa san Bernardo, con la quale mi si chiedeva che se volevo usufruire del servizio avrei dovuto pagare 9,23 euro l’ora per ogni operatrice. Non solo, avrei anche dovuto saldare i mesi precedenti a partire da maggio scorso. Premesso che il servizio non viene espletato durante i giorni festivi e le festività”.

Quindi, facendo due conti il signor Antonio dovrebbe pagare circa 520 euro al mese più gli arretrati che ammonterebbero a circa 2mila euro per poter continuare ad usufruire dell’assistenza domiciliare tanto necessaria alla moglie per poter vivere ed affrontare la malattia dignitosamente. “C’è scritto a chiare lettere: chi non paga sarà escluso dal servizio- dice Antonio- ma come si fa ad sostenere una spesa simile quando dobbiamo già affrontarne tante altre. E poi perché anche il pagamento retroattivo delle somme. Inoltre bisogna tener conto che per quei giorni festivi in cui non è previsto il servizio io devo pagare un’altra persona che si occupi di mia moglie. Non è una spesa che tutti possono sostenere”. La situazione , come spesso accade, è paradossale, se si pensa che si tratta di un servizio a beneficio del cittadino in difficoltà espletato per questo dai Servizi Sociali del Comune, servizi che, evidentemente, si pagano e a caro prezzo. “Queste, tra l’altro, sono spese che non posso neppure scaricare- aggiunge il pensionato- quasi, quasi conviene più assumere una badante che almeno sta più ore e la spesa posso anche scaricarla. Oggi avere un simile problema a casa è una cosa seria. Affrontiamo tante spese a causa della malattia ed anche cose che potremmo non pagare siamo costretti a farlo. Un esempio: la farmacia ospedaliera dove potrei ritirare gratuitamente molte cose è sprovvista di tutto. Mancano persino le garze che sono essenziali per curare le piaghe da decubito ed io sono costretto ad andare in altre farmacie per acquistarle. I pannoloni fanno allergia ed io compro quelli di marca . Ne consumiamo tre, quattro pacchi al mese ad un costo di 22 euro l’uno. Tutto costa ed i prezzi sono aumentati. Ora anche l’assistenza è diventata un lusso, un lusso che non tutti possono permettersi”. Nel Comune di Brindisi vi sono una trentina di persone che usufruiscono di questo servizio e come ha spiegato Antonio i costi sono aumentati, in molti ora sono in difficoltà. “Ho sentito per telefono altri assistiti- dice- qui c’è gente che vive con 500 euro di pensione ed ha bisogno dell’assistenza domiciliare. Sono disperati perché non sanno davvero come fare. Io mi chiedo perché un servizio essenziale debba subire simili rincari sulla pelle delle persone più bisognose”.