Marinai, “bionde” e guai: contrabbando con la nave della Marina. Militari indagati

di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine

La piccola nave Caprera della Marina Militare era ormeggiata alla banchina che costeggia porta Thaon De Ravel, quella che separa la zona militare da ciò che resta dell’antico rione Sciabiche. E’ un piccolo monumento quella banchina, perché fu lì che sbarcarono da un motoscafo il re e la regina in fuga, insieme al maresciallo Badoglio, nel settembre del 1943. E poi furono scortati di sopra, nella palazzina del comando, trasformando Brindisi in Capitale d’Italia.
Ecco perché un carico di sigarette di contrabbando, trasportato a bordo di una nave della nostra gloriosa Marina militare, pronto per essere sbarcato in quel luogo avvolto da una sacralità che ancora oggi si respira varcando quel cancello, rappresentano più di un grave reato penale: sono un’onta che deve essere cancellata al più presto.

Per questo motivo, sulla vicenda (venuta fuori da un servizio giornalistico delle “Iene”), la parola d’ordine è silenzio. Nessun comunicato della Guardia di Finanza di Brindisi, che ha sequestrato 700 chili di sigarette stipate a bordo, silenzio totale delle procure che indagano: quella ordinaria di Brindisi (pm Giuseppe De Nozza) e quella militare di Napoli. A rendere ancora più imbarazzante la situazione è che il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, era stato su quella nave – accolto con tutti gli onori – pochi giorni prima che ripartisse da Tripoli per l’Italia. Ed è probabile che durante la sua visita, i 72 cartoni di sigarette di contrabbando fossero già stipati a bordo.
Nave Caprera, varata nel 1986 e lunga 56 metri, è una delle sei unità di Moto Trasporto Costiero appartenente alla classe Gorgona. Potremmo definirla banalmente una “nave appoggio”, ma anche una “nave officina”. Viene utilizzata durante le missioni internazionali per il trasporto di mezzi e materiali vari, come cucine da campo, tende, strutture logistiche. A bordo ci sono sei militari del Reggimento San Marco addetti alla sorveglianza e alla protezione, un nucleo di marinai che si occupano della nave e una squadra composta da personale specializzato negli interventi tecnici: riparazioni su qualsiasi tipo di impianto, sia meccanico che tecnologico.

In più, operando in acque territoriali libiche, a ridosso del porto di Tripoli, nei 108 giorni della missione “Nauras” l’equipaggio ha avuto il compito, tra l’altro, di fornire supporto tecnico alla Guardia costiera e alla Marina militare libiche. Il 25 giugno scorso, durante il suo viaggio a Tripoli, il vicepremier Salvini ha fatto visita ufficiale sulla nave, incontrando il comandante, tenente di vascello Oscar Altiero, e ricevendo in dono anche una maglietta con l’effige della nave. E’ stata, di fatto, la cerimonia di commiato della Caprera dalla Libia. Pochi giorni dopo salpò le ancore per fare rientro in Italia.
Domenica 15 luglio la nave ha fatto il suo ingresso dal canale Pigonati nel porto di Brindisi, diretta nel seno di Ponente, storica banchina militare sin dai tempi della Regia Marina. Quel che è avvenuto nelle ore successive appare tuttora poco chiaro. Il giorno successivo all’attracco, il comandante Altiero ha informato il suo comando e la procura militare di Napoli della presenza sulla nave di un quantitativo ingente di sigarette di contrabbando.
Pare che un primo tentativo di sbarco delle “bionde” fosse iniziato da parte di alcuni componenti dell’equipaggio. Un tentativo bloccato sul nascere.

Nel giro di pochi minuti, militari del Nucleo di polizia economico-amministrativa della Guardia di Finanza di Brindisi hanno perquisito la nave. I 72 cartoni di sigarette erano stati scaricati attraverso alcune botole che si trovano in coperta e che comunicano con i depositi riservati al materiale tecnico nella pancia dell’imbarcazione. Tremilaseicento stecche marca “Maxia” (completamente sconosciuta in Europa), sigarette “no logo” come vengono definite in gergo, prodotto nella penisola balcanica e che sono destinate al mercato delle comunità straniere. Ma che ovviamente possono essere smerciate sul mercato italiano.
Il valore della merce è stimato in circa 20 mila euro al momento dell’acquisto ma che avrebbero potuto fruttare 70 mila euro nel caso di vendita al dettaglio in Italia.
Come il carico di sigarette sia finito nelle stive della nave per ora non è chiaro. Il primo mistero che va risolto è in che modo siano state acquistate, come siano state pagate e in che modo 72 cartoni di sigarette siano stati caricati sulla Caprera senza che nessuno si accorgesse di ciò che stava accadendo. Il secondo passaggio da chiarire è in che modo doveva avvenire lo sbarco e quale fosse la destinazione per lo stoccaggio dei cartoni e la vendita al dettaglio.
Pare che per dissimulare il reale contenuto, le casse fossero state rivestite di buste di plastica che nascondevano la marca stampata sul cartone. Tutta la merce, posta sotto sequestro dalla Finanza, è stata chiusa in un deposito e posta a disposizione della magistratura.

Ci sono già degli indagati, almeno cinque, ma si ha la sensazione che l’inchiesta possa presto ampliarsi. Di certo tra questi non c’è il comandante della nave, dalla cui segnalazione è partita l’inchiesta. Altiero ha comunque già lasciato la plancia della Caprera, sostituito dal tenente di vascello Lorenzo Racconi: un cambio della guardia già programmato, fanno sapere dalla Marina, e non legato agli avvenimenti delle ultime settimane.
E’ stata proprio quest’ultima, attraverso il suo Stato maggiore, a mettere nero su bianco le uniche parole ufficiali sulla vicenda: “Il 15 luglio scorso su Nave Caprera, ormeggiata nel porto di Brindisi e di rientro dall’Operazione Nauras in Libia (durante la quale l’unità ha fornito supporto tecnico alla Guardia costiera ed alla Marina militare libiche), in seguito ad attività di controllo disposta dal comandante della nave stessa, sono stati rinvenuti degli scatoloni contenenti tabacchi lavorati esteri. Della scoperta sono state prontamente informate le autorità giudiziarie militare (Procura di Napoli) e ordinaria (Procura della Repubblica di Brindisi) e, il 16 luglio», gli uomini della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, delegati dalle due procure, hanno effettuato, insieme al comando dell’unità, il sequestro delle sigarette.
«Le indagini – aggiunge la Marina – sono tuttora in corso e la Marina militare, nel confermare la massima collaborazione con le autorità giudiziarie, ha anche avviato una inchiesta sommaria interna», essendo suo «intendimento perseguire anche disciplinarmente gli eventuali responsabili». «Le azioni poste in essere dal comando di nave Caprera – sottolinea lo Stato maggiore – dimostrano l’approccio limpido della Forza armata nell’opera di prevenzione, controllo e repressione di eventuali comportamenti illeciti. La Marina militare ha sempre agito con grande senso di responsabilità e trasparenza nel rispetto della legge e garantisce una continua sensibilizzazione verso il proprio personale nonché una continua vigilanza sulle attività svolte dai componenti degli equipaggi delle unità navali anche se impegnati fuori sede e fuori dal territorio nazionale, ponendosi al fianco degli organi giudiziari qualora se ne presenti l’occasione».
Per la Marina si tratta, comprensibilmente, di una vicenda molto delicata che ha già avuto risonanza a livello internazionale visto che nave Caprera era impegnata in una delicata operazione in stretto contatto con le forze armate libiche. Per questo, parallelamente alle indagini della procura di Brindisi e di quella militare di Napoli, è stata avviata anche un’inchiesta interna che potrebbe portare alla sospensione dei militari indagati, per ora tutti ancora in servizio. L’obiettivo è anche cercare di comprendere se si sia trattato di un episodio a se stante o se invece, in passato, altri carichi di merce proibita abbiano viaggiato sulle navi della nostra Marina. Un’ipotesi questa che si spera possa essere definitivamente esclusa al più presto.
Sul piano penale, sulla scorta del rapporto della Guardia di Finanza, e degli eventuali indizi di colpevolezza emersi, il pm Giuseppe De Nozza valuterà in che modo imprimere una eventuale svolta giudiziaria all’inchiesta.
Nave Caprera, intanto, ha lasciato il porto di Brindisi per tornare a La Spezia, sua base operativa.