Marito e moglie uccisi in casa: Tonino era il primo bambino nato a Serranova

di GIANMARCO DI NAPOLI

La serenità del borgo di Serranova è stata devastata all’improvviso dai lampeggianti blu dei carabinieri che hanno illuminato la sera in questo piccolo angolo di buen retiro tra le campagne che si affacciano sul mare di Torre Guaceto: i corpi senza vita di una donna e di un uomo sono stati trovati senza vita in una casa senza pretese nascosta tra gli ulivi nelle campagne della contrada Masseria Canali. Si chiamavano Tonino Calò e Caterina Martucci, lui 70 anni, lei 64. Il cadavere dell’uomo era poco distante dall’ingresso, quello della donna nella stanza da letto. Un colpo per lui, due per lei. Un’esecuzione.
Un duplice omicidio inspiegabile, soprattutto qui, in queste campagne che sono considerate un’oasi di tranquillità. Tanto che per ore, all’inizio, si è ipotizzato che potesse trattarsi di un omicidio-suicidio, che uno dei due avesse ucciso l’altro e poi l’avesse fatta finita. Ma l’arma non è stata trovata quando i corpi sono stati spostati. Sono stati dunque uccisi, con ogni probabilità.

La comunità di Serranova è sotto choc. Tonino Calò, detto Taccajola, era stato il primo bambino a nascere a Serranova quando era divenuto un borgo grazie alla Riforma Fondiaria: era nato il 18 luglio 1953, in casa ovviamente, poco lontano da dove ha trovato la morte.

D’estate faceva il parcheggiatore in un locale da ballo del borgo che si anima soprattutto d’estate, lei era una pensionata. Gente che si faceva voler bene. A Serranova si conoscono tutti, soprattutto quelli che hanno scelto di vivere qui anche d’inverno. Poche decine di abitazioni tra Carovigno, San Vito dei Normanni e il mare. Una chiesa, un ufficio postale che apre un paio di volte alla settimana, una scuola materna. E poi c’è il bar-tabaccheria-alimentari «da Tonino’ che è il cuore pulsante del borgo, con grandi tavoli di legno dove ci si siede e si socializza con chiunque. Con gli stranieri che hanno deciso di trasferirsi qui e che ci vivono tutto l’anno, inglesi, brasiliani, belgi, con i ciclisti dilettanti in transito e per i quali Serranova è una tappa obbligata. O una destinazione.

Le case nel cuore del borgo sono una accanto all’altra, ma poi si diradano e si separano nelle campagne. Quella dei coniugi Calò era una di queste. Non una villa, più una specie di casolare bianco di quelli rettangolari, essenziali, con le inferriate alle finestre, la tenda di plastica tipica dei paesi davanti alla porta, la buca delle lettere per la bolletta della luce. Il gas funziona ancora con le bombole. La casa si affaccia su un terreno che non ha recinto, non c’è neanche una vera strada, una piccola colata di cemento larga un metro davanti. Poi solo campagna.

A Serranova quando qualcuno non c’è te ne accorgi perché la gente è abitudinaria e lo era anche Tonino che il pomeriggio si faceva vedere sempre al bar del borgo. Ma mercoledì pomeriggio non c’era. E uno dei fratelli, Carmelo, che abita pure lui in una casa nascosta tra gli ulivi, si è un po’ preoccupato. Ha chiamato al telefono prima lui, poi lei. Ma nessuno rispondeva. E’ andato a casa e neanche lì si sentiva nulla. Eppure l’auto, una vecchia Opel, era parcheggiata all’esterno. E allora ha capito che doveva essere successo qualcosa, ha girato la maniglia. La porta non era chiusa a chiave, ma questo era normale. Non lo era invece la scena agghiacciante che si è trovato davanti.

Prima Tonino, morto sul pavimento vicino all’ingresso, poi Caterina nella stanza da letto. Ha chiamato i carabinieri, sconvolto.
La casa era apparentemente in ordine, nessuna traccia di una rapina insomma. Quando succede, mettono tutto sottosopra alla ricerca di denaro, gioielli. Ma qui non c’era davvero molto da cercare. Tonino e Caterina vivevano solo di pensione. Una rapina appare improbabile e poi perché addirittura ucciderli? La loro morte risaliva ad alcune ore prima, sarà il medico legale a stabilire con esattezza il tempo trascorso sino al ritrovamento. Per il movente potrebbe essere necessario un po’ di tempo, o magari pochissimo se si dovesse scoprire che non si tratta di un’aggressione estemporanea compiuta da balordi ma l’epilogo di una lite privata.
I carabinieri del Norm di San Vito dei Normanni, guidati dal tenente Alberto Bruno, e quelli del laboratorio di scientifica hanno lavorato per tutta la notte. Acquisendo sul posto tutti gli elementi utili per la ricostruzione della dinamica del duplice omicidio, tanto che i corpi sono stati spostati solo dopo alcune ore. E interrogando i parenti e gli amici più stretti.
Alcuni di loro erano sul posto, sotto choc, davanti a quella casa buia e illuminata solo dalle lugubri luci blu dei lampeggianti e dalle fotoelettriche puntate sull’ingresso.
Una comunità sconvolta. Li avevano visti il giorno prima, sereni come sempre, in un luogo in cui il tempo sembra scorrere più lentamente che altrove. Per questo viene scelto per viverci e qui si fanno casa non solo i pensionati, ma anche famiglie con bambini che cercano la quiete della campagna ma anche la serenità del vivere in una piccola comunità in cui tutti si rendono utili.
I corpi sono stati rimossi in tarda nottata e i carabinieri hanno continuato a perlustrare l’appartamento. Alle prime luci dell’alba di questo giovedì mattina hanno allargato le ricerche intorno alla casa per individuare possibili tracce dell’assassino o degli assassini. E hanno trovato due cartucce di fucile calibro 12, una rossa e una blu. a poche decine di metri dall’abitazione. Potrebbero essere semplicemente residui una battuta di caccia. Oppure una traccia.
Le abitazioni più vicine sono ad alcune decine di metri di distanza e nessuno ha visto nulla. Ovviamente qui non esistono telecamere di sorveglianza. Del resto Tonino e Caterina non ne avevano bisogno. Mai e poi mai avrebbero potuto pensare di essere in pericolo.
Ma ora, almeno sino a quando il giallo non sarà chiarito, a Serranova la gente non è solo sotto choc: ha anche paura.