Massafra, stupro di gruppo: restano in carcere i tre accusati

Restano in carcere i tre uomini di Palagiano accusati dello stupro di gruppo di una 23enne, avvenuto nelle campagne di Massafra la notte tra il 30 e il 31 agosto scorsi: il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta degli avvocati difensori di applicare ai tre una misura più lieve. ritenendo evidentemente ancora sussistenti, oltre ai gravi indizi di colpevolezza, le esigenze cautelari (probabilmente in ragione del tentativo, effettuato immediatamente dopo aver consumato la violenza, di manipolare la giovane cercando di indurla a credere che avesse acconsentito agli atti sessuali precedentemente subiti, e del concreto pericolo di fuga di uno dei tre, che già in occasione dell’arresto aveva tentato di sottrarsi ai Carabinieri).
Secondo la versione fornita agli inquirenti, la ragazza stava tornando a casa in compagnia di due amici, un uomo e una donna, con i quali aveva trascorso la serata in discoteca. Durante il tragitto sono stati avvicinati da un’auto con a bordo i tre arrestati che hanno offerto loro un passaggio. L’invito è stato accettato perché il gruppetto conosceva uno dei ragazzi nell’auto. Gli amici della 23enne sono stati accompagnati a casa per primi mentre la giovane, rimasta sola in auto, è stata portata in campagna dove sarebbe stata violentata. Dopo avere abusato di lei, i tre l’hanno riportata nei pressi della sua abitazione, facendola scendere dall’auto poco prima di arrivare, minacciandola e intimandole di non raccontare nulla. La ragazza, però, ha chiamato suo fratello e con lui ha raggiunto l’ospedale dove i medici hanno accertato la violenza sessuale e hanno attivato il protocollo previsto in questi casi contattando le forze dell’ordine.
I tre uomini sono stati definiti dal sostituto procuratore della Repubblica di Taranto Antonio Natale “autentici predatori sessuali”, mentre il Giudice per le indagini preliminari Francesco Maccagnano, nel convalidare l’arresto, ha parlato di “totale indifferenza all’altrui dignità” da parte degli accusati.
Marina Poci
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