Medici per ore impegnati a «lavorare» per le maxi-truffe: ora deciderà la Procura

di Gianmarco Di Napoli per il7 Magazine

La procura di Brindisi ha restituito ai 65 indagati per le maxi truffe alle assicurazioni nei confronti dei quali il 6 dicembre scorso erano scattate le perquisizioni domiciliari, tutti gli apparati tecnologici posti sotto sequestro: smartphone, tablet, pc portatili, hard disc. Il provvedimento è scattato dopo che è stata effettuata la cosiddetta “copia forense” degli strumenti acquisiti: si tratta di un vero e proprio atto giudiziario con cui i dati digitali presenti su un dispositivo di memorizzazione vengono clonati su un altro dispositivo dell’autorità giudiziaria. Questo tipo di passaggio permette a tutte le parti coinvolte in un procedimento penale (accusa e difesa) di verificare l’attendibilità dei dati copiati ed evitare il disconoscimento di prove informatiche.

La copia forense consente di recuperare e copiare anche file o mail precedentemente cancellate e di memorizzare ogni singolo documento senza modificare la data di creazione. Una sorta di incidente probatorio multimediale.
Il materiale raccolto dai carabinieri della compagnia di Brindisi, sotto il coordinamento del pm Luca Miceli, andranno a integrare la cospicua mole di elementi considerati probatori catalogati in mesi di indagini: intercettazioni ambientali, telefoniche e video, e acquisizione di documenti tra i quali, catalogati per singole schede, tutti gli incidenti sui quali sono stati effettuati verifiche nel corso delle indagini. In questo caso determinanti sono stati gli accertamenti presso la banca dati dell’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni.
C’è poi una variante importante, imprevedibile e imprevista, che è rappresentata dalla decisione di uno degli indagati, per la precisione uno dei venti cui viene contestata l’accusa più grave (quella di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione), un medico che avrebbe avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione e che ha deciso di collaborare con gli inquirenti.

Insomma si può ipotizzare che l’inchiesta sia ormai nella sua fase conclusiva, anche perché le circa 700 pagine di rapporto investigativo denominate “Crash” e depositate dalla procura di Brindisi dopo il ricorso contro i sequestri presentato al Riesame dai difensori, lasciano davvero poco spazio all’immaginazione. Ora il magistrato inquirente dovrà decidere quali passi compiere e se richiedere eventualmente provvedimenti cautelari nei confronti degli indagati o di una parte di essi.

Il quadro emerso dalle intercettazioni è inquietante: descrive una sorta di “realtà parallela” nella quale medici di stimata professionalità, dipendenti del Sistema sanitario nazionale (Asl) e dell’Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro (Inail) trascorrono ore intere, per diversi giorni della settimana, spesso mentre si trovano nei loro ambulatori in orario di servizio, per pianificare le truffe, individuare i metodi migliori per evitare controlli, incassare più denaro possibile. I medici, sotto le telecamere o davanti ai microfoni nascosti dei carabinieri, parlano con terminologia “criptata”, alla stregua dei delinquenti, utizzando parole in codice tipo “zucchine” per intendere somme di denaro. O, nonostante siano nella stessa stanza, si passano dei bigliettini e parlano a gesti con la convinzione di poter evitare di essere intercettati. O ancora, ricevono le mazzette e contano il denaro sotto la scrivania.

Il tutto sotto la regia di un avvocato di 44 anni che di fatto non ha mai esercitato la professione e che coordina tutta la programmazione delle truffe, interfacciandosi con i vari medici coinvolti e mantenendo un contatto con un’altra fascia importantissima dell’organizzazione: quella costituita dai noti pregiudicati brindisini. Il loro ruolo è fondamentale perché rappresentano la cerniera tra i colletti bianchi e le teste di legno che si prestano per chiedere il risarcimento del danno. A questi ultimi toccherà un compenso di poche centinaia di euro: il resto del denaro accreditato con dalle assicurazioni sui loro conti correnti, con bonifici spesso a quattro zeri, viene consegnato quotidianamente con prelievi bancomat. I malavitosi servono di fatto a garantire che una delle teste di legno non abbia l’idea di tenere per sé tutto il denaro ricevuto.
In questa triangolazione medici-avvocati-criminali, persino la procura di Brindisi esce segnata dall’indagine: alcuni dei medici coinvolti, uno in particolare che sembra rivestire un ruolo apicale nell’organizzazione, erano considerati di assoluta fiducia per l’assegnazione di delicatissime perizie legali. Così quei medici, probabilmente anche nella stessa giornata, si trovavano nella stanza dei pm per assumere incarichi delicatissimi in nome della giustizia e subito dopo a organizzare truffe alle assicurazioni commettendo reati gravissimi e condividendone la commissione con notisissimi criminali.

Per completare il quadro investigativo, la procura ha ritenuto assolutamente necessario acquisire tutta la documentazione, anche informatica e telematica, relativa ai falsi sinistri e alle pratiche Inail oggetto di indagini con l’obiettivo di accertare compiutamente il ruolo di ognuno degli indagati, anche con riferimento ai singoli richiedenti il risarcimento, l’entità dei risarcimenti ottenuti e, comunque, acquisire il corpo dei reati per i quali si procede. Così il 6 dicembre scorso sono scattate le perquisizioni nelle strutture in cui i medici indagati prestano la loro opera professionale, negli uffici amministrativi e nelle direzioni sanitarie della Asl di Brindisi, dell’ospedale Perrino, della clinica Salus e degli altri nosocomi o uffici, pubblici e privati, dove potevano trovarsi il corpo o le tracce di reato, con relativa perquisizione informatica e, appunto, copia forense del contenuto di tutti i telefonini cellulari, personal computer e di tutti i supporti informatici a loro in uso, sia per ragioni private che per ragioni inerenti la loro attività professionale, anche pubblica.
Ora si aspettano i prossimi passi della Procura.