Morte madonnaro di Oria: fu omicidio preterintenzionale, nuovo processo d’appello

I giudici della Quarta Sezione penale della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Lecce Antonio Maruccia contro la decisione dei giudici salentini di secondo grado che, riqualificando i reati, avevano disposto uno sconto di pena per Mamadou Lamin, il 24enne senegalese senza fissa dimora che l’11 ottobre del 2021 in viale Oronzo Quarta a Lecce aggredì, provocandone la morte, il madonnaro 69enne di Oria Leonardo Vitale per sottrargli i contanti che gli aveva visto riporre in un trolley.
I magistrati di legittimità hanno cassato la sentenza d’appello, censurando la riqualificazione giuridica operata in secondo grado e ribadendo che Lamin debba essere processato per rapina e omicidio preterintenzionale, come fatto in primo grado, e non per furto con strappo e morte come conseguenza di altro reato, come fatto in appello (imputazioni che avevano consentito a novembre di portare la condanna a sei anni di reclusione, in luogo dei nove inflitti dai giudici di prime cure). Sarà ora la sezione distaccata di Taranto della Corte di appello di Lecce a occuparsi del caso.
Lamin ha sempre sostenuto di non avere avuto intenzione di uccidere Vitale, ma soltanto di volerlo derubare, in quanto affamato da giorni.
Vitale (che aveva pochissimo denaro con sé, appena 37 euro) morì sei giorni dopo all’ospedale Vito Fazzi, per le conseguenze della grave emorragia cerebrale sviluppatasi durante la caduta provocata dall’aggressione. Una pietra di inciampo, benedetta dal sacerdote Don Mauro Carlino, è stata posta lo scorso ottobre sul luogo dove avvenne l’aggressione all’artista, molto amato in tutto il Salento.
Marina Poci