
Dopo una lunga malattia, si è spento a 73 anni presso il centro di cure palliative Casa di Betania, l’hospice dell’ospedale Panico di Tricase, il musicista brindisino Vincenzo Maccagnani: a novembre era balzato agli onori delle cronache per avere inciso la sua ultima canzone grazie al fisioterapista salentino Giacomo Contaldo, chitarrista di pizzica, che lo aveva aiutato a suonare una canzone che da tempo aveva nel cassetto, “Le cose che non mi piacciono di te”.
I due si erano conosciuti in hospice, ma il loro rapporto non era rimasto confinato al piano strettamente sanitario: la comune passione per la musica li aveva avvicinati e li aveva fatti diventare sinceramente amici, al punto che, quando Vincenzo gli accennò al suo pezzo, Giacomo si offrì di arrangiare il brano e di “prestargli” la sua mano destra per consentirgli di suonarla. Così quel brano, malgrado la rapida evoluzione della patologia di Vincenzo, che ne limitava fortemente i movimenti delle dita sulle corde dello strumento, ai primi di novembre dello scorso anno era comunque arrivato in sala di incisione.
Maccagnani, particolarmente conosciuto a Brindisi per via dei quarant’anni trascorsi da impiegato all’Ufficio del Catasto, poi divenuto Agenzia delle Entrate, fu anche un animatore della movida nel Basso Salento: polistrumentista e cantante molto noto in zona, vantava esperienze musicali di rilievo nazionale con il gruppo Opera, insieme al quale aveva partecipato per due volte al Festival di Sanremo e una al Festivalbar, suonando la batteria, lo strumento che aveva amato da quando era poco più di una bambino. “La prima me la regalò mio padre senza che io nemmeno glielo chiedessi, avevo sette anni e lui intuì il mio talento vedendomi strimpellare sulle sedie di legno che avevamo in casa. Quando me la consegnò, mi disse: “Smetti di rovinarmi i mobili e inizia a fare su questo strumento quello che ti piace tanto fare sulle sedie”. Non ho mai dimenticato quel momento”, dichiarò Maccagnani nell’intervista pubblicata sul numero 376 de Il7 Magazine.
Un incontro artistico, quello tra Vincenzo e Giacomo, che ha prodotto frutti musicali di rara bellezza, diffondendo ottimismo e speranza in un luogo nel quale il rischio di essere quotidianamente sopraffatti dal dolore, per pazienti e operatori, è sempre molto alto.
“Anche quando non è più possibile curare le malattie, non si deve mai smettere di prendersi cura delle persone” diceva il medico statunitense Patch Adams, ideatore della clownterapia: ci piace pensare che la sua ultima canzone, suonata insieme a Giacomo, abbia regalato a Vincenzo la cura migliore che potesse desiderare.
Marina Poci