Omicidio del 19enne, i quattro arrestati negano la tentata estorsione

Non negano di aver rivendicato il pagamento dei danni all’auto, ma senza alcuna minaccia alla famiglia e dunque respingono il tentativo di estorsione: si difendono così i quattro giovani arrestati la scorsa settimana dalla squadra mobile di Brindisi nell’ambito delle indagini per l’omicidio del 19enne Giampiero Carvone.
Giuseppe Lonoce, Stefano Coluccello e i fratelli Aldo ed Eupremio Carone, il primo in carcere e gli altri tre ai domiciliari, sono accusati di aver compiuto un vero e proprio raid intimidatorio, il pomeriggio prima del delitto, nell’abitazione della vittima, al civico 19 di via Tevere, al rione Perrino. Giampiero Carvone aveva rubato l’auto utilizzata da Coluccello, abbandonandola poi per strada dopo un incidente.
I quattro indagati, imparentati tra loro, hanno negato anche di aver distrutto a calci il vetro del portone per entrare nel condominio e di aver assunto un tono intimidatorio anche perché, secondo quanto hanno raccontato, lo stesso ragazzo si sarebbe reso conto dello sbaglio commesso e impegnato a riparare a sue spese il danno. Non ci sarebbe stata dunque nessuna pressione illecita nei confronti della famiglia.
In questo modo i quattro hanno anche indirettamente tentato di allontanare da loro qualsiasi possibile coinvolgimento nell’omicidio del 19enne, avvenuto poche ore dopo, sotto quella stessa abitazione. Delitto per il quale non risultano al momento assolutamente indagati.
I loro legali dovranno decidere se avanzare una richiesta di scarcerazione allo stesso gip che ha emesso le ordinanze di custodia cautelare o presentare ricorso al Tribunale del Riesame. Nel frattempo hanno avanzato richiesta di accesso agli atti processuali per avere contezza degli elementi raccolti finora dalla squadra mobile.