Omicidio Spada: l’identikit di 20 anni fa che potrebbe inchiodare Enrico Morleo

Di Gianmarco Di Napoli per Il7 Magazine
Paola Annicchiarico, vedova di Sergio Spada, non era lì solo per essere vicina a Elvira Stano, moglie di Salvatore Cairo, con la quale ha condiviso oltre vent’anni di dolore, di rabbia, di desiderio di giustizia, sino alla riapertura dell’inchiesta quando ormai ci speravano solo loro due. Paola Annicchiarico ha partecipato al sopralluogo nel posto in cui Cairo fu ucciso e fatto a pezzi, e poi davanti al pozzo in cui i resti sarebbero stati gettati, perché voleva scrutarlo, osservare come si muovesse, anche se sono trascorsi più di vent’anni da quella sera del 19 novembre 2001. Per tutta la mattina dello scorso 20 dicembre è stata a pochi metri da Enrico Morleo, l’uomo accusato di aver ammazzato suo marito con un colpo di pistola alla testa: c’erano l’intera Corte d’Assise, presieduta da Maurizio Saso, i poliziotti che conducono le indagini (e che sono gli stessi di 20 anni fa) guidati da Vincenzo Zingaro, il pm della Dda di Lecce, Milto De Nozza, l’avvocato di Morleo, Giacinto Epifani, gli speleologi dei vigili del fuoco.
Dopo quella mattina la vedova di Spada, attraverso i suoi legali, ha chiesto di essere nuovamente ascoltata in aula dai giudici perché avrebbe qualcosa da aggiungere rispetto a quanto dichiarato nel corso di una delle prime udienze del processo contro i fratelli Enrico e Cosimo Morleo.
La testimonianza di Paola Annicchiarico è fondamentale, e per comprendere quanto lo sia è necessario fare un passo indietro. Pur essendo parte dello stesso procedimento giudiziario, gli omicidi di Salvatore Cairo e Sergio Spada sono vicende sostanzialmente diverse, legate da un filo conduttore logico ma non diretto. Entrambi gli imprenditori di casalinghi sarebbero stati ammazzati per questioni di concorrenza e di interessi economici, ma i due delitti non farebbero parte di un unico disegno criminale. Le vicende sono convogliate in un solo processo perché presunti mandante ed esecutore sono gli stessi per entrambi.
LE PROVE. Anche sul piano probatorio le due vicende seguono percorsi diversi: per l’omicidio di Salvatore Cairo, vittima di un caso di lupara bianca nel maggio 2020, si hanno alcune certezze oggettive: la testimonianza dell’ex dipendente della ditta in cui avvenne il delitto che vide materialmente Enrico Morleo con il coltello in mano davanti al cadavere di Cairo e poi farlo a pezzi con una motosega, la confessione nel corso del processo dello stesso Morleo che ha ammesso non di aver ucciso, ma «solo» di aver sezionato, bruciato e fatto sparire il corpo. E poi si dovrebbero avere anche i resti di Cairo, se la perizia sul Dna confermerà che le ossa ritrovate in fondo al pozzo appartengono effettivamente all’imprenditore. Oltre a questi elementi, ci sono le dichiarazioni di Massimiliano Morleo, fratello degli imputati, che li ha accusati di entrambi i delitti, e le intercettazioni ambientali, oltre a meticolose indagini, effettuate dalla polizia.
Per l’omicidio Cairo esiste dunque una certezza assoluta e incontrovertibile: Enrico Morleo era sicuramente sul luogo del delitto. I giudici dovranno valutare se uccise o meno Cairo e se il fratello Cosimo fu l’eventuale mandante.
IL CASO SPADA. La prova oggettiva che Enrico Morleo fosse davanti alla villa di Sergio Spada la sera in cui fu ammazzato invece non esiste. A indicarlo ci sono le dichiarazioni del fratello Massimiliano e poi le frasi intercettate in casa sua quando – parlando con la moglie – sembra ammettere la sua responsabilità. Ma un tassello decisivo può essere proprio la testimonianza di Paola Annicchiarico.
Torniamo a quella sera di oltre 22 anni fa. La famiglia Spada vive in una villa in via Santa Maria del Casale, una strada in discesa che dal campo sportivo conduce al villaggio Pescatori. E’ una via di passaggio, non certo di passeggio, che soprattutto d’inverno è percorsa a piedi solo da chi ci abita o dalle auto in transito. Ancor più quattro lustri addietro.
Quella sera la signora Annicchiarico, dopo essere uscita con un amica, fa rientro a casa: le due donne si fermano a chiacchierare in auto, poco lontano dall’ingresso dell’abitazione. La moglie di Spada nota un uomo che si aggira davanti al suo cancello con un atteggiamento abbastanza sospetto, proprio perché non è consueto vedere qualcuno in strada da quelle parti. A un certo punto lo vede bene in faccia perché si ferma proprio in corrispondenza di un lampione. Poco dopo lei entra nella villa e non ci fa più caso. Suo marito invece in casa non farà rientro né quella sera né mai: verrà trovato senza vita la mattina dopo in una stazione di servizio Ip lungo la circonvallazione. Aveva già azionato il cancello elettrico d’ingresso quando qualcuno lo aveva bloccato ed era salito sulla sua auto armato di quella pistola con cui lo uccise.
Nelle settimane successive, superato lo choc iniziale, la moglie di Spada ricordò di quella presenza davanti al cancello e grazie a una straordinaria memoria fotografica riuscì a far realizzare un identikit da un ispettore della polizia di Brindisi. Descrisse un uomo tra i 30 e i 35 anni, statura 1.65, corporatura robusta, carnagione olivastra, occhi scuri, naso aquilino con la punta abbondante, mento a punta, barba incolta. Aveva in testa un berretto in lana blu scuro e indossava un bomber scuro. Quell’identikit, che il7 Magazine è in grado di mostrare per la prima volta, è rimasto nel fascicolo dell’omicidio Spada per vent’anni. All’epoca infatti i sospetti si erano concentrati da subito su Cosimo Morleo, la cui descrizione fisica non era corrispondente e che comunque non veniva considerato come il possibile esecutore materiale ma al limite come il mandante. Il nome del fratello Enrico invece non era mai entrato nella lista dei sospettati.
Quando nel 2021 i due cold case sono stati rispolverati, partendo dal “pentimento” di Massimiliano Morleo e dalla ricostituzione del vecchio team d’indagine con il pm Milto De Nozza e il vicequestore Vincenzo Zingaro, ed è emerso il nome di Enrico non solo come possibile assassino di Cairo ma anche di Spada, Paola Annicchiarico è stata riconvocata in questura e senza rivelarle alcun particolare su ciò che si sospettava, le sono state mostrate una ventina di fotografie segnaletiche in bianco e nero, prive di nomi e di qualsiasi indicazione. Tra queste anche quella di Enrico Morleo, in una immagine risalente a quando aveva circa trent’anni (anche questa pubblichiamo oggi per la prima volta). La vedova di Spada non ha avuto esitazioni: ha indicato il suo volto dopo pochi istanti. Il riconoscimento, agli atti del processo in corso in Corte d’Assise, insieme a quell’identikit, è stata confermato anche in una delle prime udienze dalla stessa vedova di Spada. Ma in quella fase del processo Paola Annicchiarico non aveva avuto modo di vedere di persona Enrico Morleo in quanto sia lui che il fratello sono stati obbligati a seguire le udienze in videoconferenza dalle due carceri in cui sono detenuti (viene infatti contestata anche l’aggravante del metodo mafioso).
Lo ha potuto osservare di persona per la prima volta solo quando è stato esaminato dalla Corte in aula, durante un lunghissimo interrogatorio, nel corso del quale ha ammesso di aver fatto a pezzi il corpo di Cairo, ma non di avere ucciso lui né Spada. E soprattutto lo ha scrutato con attenzione per ore, anche nei movimenti, quando se lo è ritrovato davanti durante il sopralluogo. C’è un particolare in più: a un certo punto, davanti al pozzo in cui avrebbe gettato i resti di Cairo, Morleo ha calzato un berretto di lana, cosa che evidentemente ha reso ancora più verosimile il confronto con l’uomo ritratto dall’identikit e che aveva visto la sera dell’omicidio davanti alla sua abitazione.
Si comprenderà dunque che l’eventuale conferma del riconoscimento “fisico”, al di là di ogni ragionevole dubbio, da parte della donna potrebbe rivelarsi determinante nell’economia del processo, almeno per la vicenda Spada. Esso si aggiungerebbe agli altri elementi raccolti dagli investigatori, comprese le intercettazioni effettuate dalla polizia nella stanza da letto di Enrico Morleo mentre dialoga con la moglie. Determinante quella in cui l’imputato commenta proprio un articolo del nostro giornale, “il7 Magazine”, pubblicato sul web il 27 gennaio 2022 sul nostro quotidiano on line “Senza Colonne News” nel quale per la prima volta venica indicato Massimiliano Morleo come nuovo collaboratore di giustizia e veniva rivelato che aveva fatto i nomi degli autori degli omicidi di Cairo e Spada. Nell’articolo era pubblicata una descrizione dettagliata delle due azioni criminali. I poliziotti quel giorno stesso intercettarono una conversazione in cui Morleo ascoltava la moglie che leggeva ad alta voce l’articolo. Quando arrivava al punto in cui era scritto “L’omicidio di Salvatore Cairo è collegato secondo gli investigatori al delitto di Sergio Spada”, lui chiedeva preoccupato se il giornale collegasse i due omicidi alla stessa mano: “Non dice gli stessi cristiani, no?”. E quando lei leggeva che il “killer attendeva Spada sotto casa”, lui le chiedeva se l’articolo parlasse di un solo “killer” oppure di più “killers”, tranquillizzandosi solo dopo aver compreso che si faceva riferimento a più soggetti. Alla fine Morleo chiedeva alla moglie di cancellare l’articolo dal telefonino per evitare che qualcuno potesse capire che si erano interessati a quella vicenda: “metti che aprono, vedono quella e vedono che ci interessa”.
Paola Annicchiarico dunque vorrebbe tornare davanti ai giudici per integrare la sua testimonianza. Ma non è detto che le sia consentito. L’istanza presentata dal suo legale dovrà infatti essere vagliata dalla Corte d’Assise e le difese degli imputati formalizzeranno la loro opposizione in quanto considerano la richiesta “irrituale” visto che la moglie di Spada è stata già ascoltata e il suo esame chiuso.
Su questo passaggio dunque potrebbe giocarsi una partita importante per l’esito finale del processo. Del resto, sin dall’inizio, è tutt’altro che scontato che la sentenza mantenga lo stesso parallelismo con il quale esso è stato istruito: non è detto, in altre parole, che i due imputati siano ritenuti colpevoli o innocenti per entrambi gli omicidi.
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