
Di Marina Poci per il numero 398 de Il7 Magazine
La richiesta di ergastolo con isolamento diurno per concorso in omicidio volontario (aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi) e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, per il 23enne Cristian Candita, arriva dal sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe De Nozza quando i giovani studenti dell’istituto tecnico-economico Giovanni Calò di Francavilla Fontana sono appena usciti dall’aula Metrangolo del Tribunale di Brindisi, in cui per circa un anno si è discusso di tre giovani francavillesi che – sia pure in momenti diversi – hanno abbandonato gli studi, preferendo dedicarsi a delinquere: per questo, l’8 aprile scorso, giorno in cui, con la requisitoria del PM, si è avviato a conclusione uno dei casi giudiziari che più ha scosso la comunità della Città degli Imperiali negli ultimi anni, gli studenti dell’ultimo anno dell’istituto tecnico-economico Giovanni Calò, che hanno assistito a buona parte dell’udienza, rappresentano l’antidoto più efficace alla morte di Paolo Stasi, ucciso alla loro età sull’uscio della sua abitazione il 9 novembre 2022 per un debito di droga di 5mila euro, accumulato insieme alla madre nei confronti dell’”amico” Luigi Borracino, minore al tempo dell’omicidio.
Il progetto, che fa onore alla città e alla scuola tanto quanto agli avvocati che lo hanno promosso e attuato, ha previsto la presenza in aula di una rappresentanza di studenti delle classi quinte accompagnati dalla professoressa Anna Padula, referente per la Legalità, dal professor Cosimo Torino, referente per l’Educazione Civica, e dalla professoressa Ilenia Trevisi, docente nella sede distaccata di Oria.
A guidare i giovanissimi alunni c’erano i componenti dell’Osservatorio MIM (Ministero dell’Istruzione del Merito) della Camera Penale “Oronzo Melpignano” di Brindisi, gli avvocati Vito Melpignano, Carmen Monopoli, Mauro Blonda e Ilaria Baldassare, i quali, prima dell’udienza, nel solco delle linee guida contenute nel Protocollo d’Intesa firmato da Ministero e Unione delle Camere Penali Italiane, hanno preparato i ragazzi all’iniziativa, facendo loro strada tra aule e uffici del Palazzo di Giustizia. Dopo un casuale, ma proficuo incontro con il Giudice Antonio Ivan Natali, magistrato civile ed attuale segretario della sottosezione brindisina dell’Associazione Nazionale Magistrati, e un saluto da parte del tesoriere e del segretario della Camera Penale, rispettivamente avvocato Albino Quarta e avvocato Massimo Murra, gli studenti sono stati accolti nella sua stanza dal presidente della Sezione Penale del Tribunale di Brindisi (e presidente della Corte d’Assise che si pronuncerà sul caso Stasi), Giudice Maurizio Saso: il magistrato, felice di poter ospitare in udienza i ragazzi, ha anche risposto alle domande di alcune studentesse, soffermandosi in particolar modo sul suo ruolo di presidente e sul rapporto del giudicante con le altre parti processuali.
Con garbo e interesse, in un silenzio composto e attento, i ragazzi hanno assistito a buona parte della requisitoria del PM De Nozza, che si è intrattenuto con loro a margine della pausa tra le due fasi dell’udienza e ha sottolineato, anche nella sua qualità di presidente dell’ANM di Brindisi, l’importanza di avere in aula ragazzi appena maggiorenni in un processo in cui vittima e imputato sono altrettanto giovani. Un aspetto, questo, ben focalizzato da De Nozza al principio della discussione quando, descrivendo i due imputati principali, Luigi Borracino (già condannato a vent’anni di reclusione in primo grado per l’omicidio di Stasi e la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti) e per l’appunto Cristian Candita (per cui ha chiesto l’ergastolo), ha parlato di giovani “all’epoca incensurati, senza carichi pendenti, completamente sconosciuti alle forze dell’ordine” che, all’esito delle indagini e del processo dinnanzi al Tribunale per i Minorenni di Lecce, si sono rivelati dediti ad attività di spiccato spessore criminale.
Una giornata, dunque, al termine della quale l’obiettivo del “Progetto Scuola UICP”, nato per agevolare la formazione giuridica e l’orientamento scolastico e professionale delle studentesse e degli studenti delle scuole secondarie, ampliando l’offerta formativa sui temi del diritto e della legalità, è sembrato pienamente centrato. “Vorrei ringraziare i magistrati che hanno accolto i nostri ragazzi con gentilezze a sensibilità, dedicando loro del tempo malgrado stessero affrontando una giornata professionalmente impegnativa in un processo molto delicato”, ha dichiarato l’avvocata Ilaria Baldassarre, che ha poi spiegato nel dettaglio il progetto: “L’obiettivo della visita in Tribunale non è soltanto quello di conoscere da vicino il funzionamento del sistema della giustizia penale italiana. In questi mesi abbiamo lavorato soprattutto per far comprendere agli studenti il valore della legalità e del rispetto delle regole e stimolare in loro lo spirito critico e la partecipazione attiva ai processi democratici. Quello che vogliamo è assicurare un interscambio culturale tra alunni e operatori del diritto, in cui la Camera Penale possa “ascoltare” il mondo giovanile indirizzandolo alla comprensione dell’importanza delle garanzie difensive per il cittadino/imputato, perché è una condizione che potenzialmente può riguardarci tutti”. L’auspicio, per la professionista, è che il progetto si rinnovi di anno in anno e coinvolga sempre più scuole e studenti nella realizzazione di incontri, progetti, lezioni e stage su temi riguardanti i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico del nostro Paese.