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Operaio morì schiacciato al porto di Taranto: rinviati a giudizio società e colleghi

Si aprirà con nove rinvii a giudizio il processo per la morte di Massimo De Vita, l’operaio tarantino di 45 anni rimasto ucciso nel marzo 2022 durante un incidente sul lavoro al porto di Taranto: l’uomo fu schiacciato da un «Root frame», una grande struttura in acciaio utilizzata per fissare le pale eoliche scaricate dalla nave Bbc Opal, che si ribaltò durante le operazioni di movimentazione a terra, travolgendo l’operaio.
Il Giudice per l’udienza preliminare Mariano Robertiello ha disposto il rinvio a giudizio per otto persone fisiche e per la società Peyrani Sud, incaricata dei lavori. Decisivo è stato il rapporto dello SPESAL di ASL Taranto, che ha evidenziato tutte le criticità del cantiere.
Gli imputati dovranno rispondere dell’accusa di cooperazione in omicidio colposo commesso in violazione delle norme a tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Tra loro figurano i vertici della Peyrani Sud e della Nuova Neptunia – quest’ultima citata come responsabile civile – oltre ad alcuni colleghi della vittima.
Uno dei lavoratori coinvolti ha invece scelto il rito abbreviato, patteggiando una pena di dieci mesi di reclusione con sospensione condizionale.
Nel procedimento si sono costituiti parte civile i familiari di Massimo De Vita.
Marina Poci