Ostuni: la strana storia del tenore amico degli anarchici poi divenuto neonazista

Di Marina Poci per il numero 380 de Il7 Magazine
È accusato di essere uno dei partecipanti dell’associazione suprematista e accelerazionista “Werwolf Division”, attiva su tutto il territorio nazionale, e di avere amministrato il gruppo Telegram che ne diffondeva l’ideologia, eppure da giovane era stato vicino agli anarchici, tanto da aver scritto la celebre Ballata del Pinelli, la canzone simbolo della lotta di classe degli anni Settanta, dedicata al ferroviere milanese sospettato di essere tra gli autori della strage di piazza Fontana, precipitato dal quarto piano della Questura lombarda durante un interrogatorio: il tenore Giuseppe “Joe” Fallisi, nato a Milano, ma dal 2011 residente ad Ostuni, è una delle dodici persone arrestate e condotte in carcere nell’ambito dell’indagine nei confronti del gruppo neonazista che, basandosi sulla negazione e sull’apologia della Shoah, mirava al sovvertimento dell’attuale ordinamento per l’istaurazione di uno Stato etico ed autoritario incentrato sulla “razza ariana” anche con il progetto di azioni violente nei confronti di alte cariche delle istituzioni. Tra gli obiettivi individuati dall’associazione, stando a quanto emerso dall’inchiesta svolta sotto la direzione delle Direzioni Distrettuali Antiterrorismo delle Procure della Repubblica di Bologna e Napoli, con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, vi sarebbero la presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni (definita nelle chat “una fascista che perseguita i fascisti”) e un economista del World Economic Forum, Klaus Schwab.
Nelle chat attenzionate si parla addirittura di sopralluoghi nelle zone di Palazzo Chigi e Montecitorio (“c’è un albergo davanti al Parlamento, da lì puoi sparare dall’alto”) e di cinque persone, “potenzialmente guerriglieri”, addestrate per colpire la premier (“Trovami un cecchino e attueremo il tuo piano”).
Gli arrestati, oltre a Fallisi, sono Daniele e Federico Trevisani, 37 e 33 anni, di San Benedetto in Val di Sambro, Andrea Ziosi, 37 anni, di Bologna, Salvatore Nicotra, 45 anni, di Granarolo Emilia, Alessandro Giuliano, 51 anni, di Galliera, Luca Porta, 50 anni di Rho (Milano), Simone Sperotto, 19 anni, di Thiene (Vicenza), Valerio Tellenio, 22 anni, di Fano (Pesaro), Pierluigi Cilano, 26 anni, di Palermo, Diego Cavallucci, 44 anni, di Pescara, e Davide Armenise, 36 anni, di Bari. Rispondono di associazione con finalità di terrorismo, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Il tenore, arrestato dai poliziotti della Digos della Questura di Brindisi e del Commissariato di Ostuni, si trova adesso nel carcere di via Appia: nei prossimi giorni sosterrà, per rogatoria, l’interrogatorio di garanzia nel quale dovrà difendersi dalle accuse cristallizzate dalla Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, Nadia Buttelli.
In tutto l’inchiesta conta venticinque indagati sparsi per lo Stivale, tanto che, contestualmente all’esecuzione delle misure di custodia cautelare in carcere, sono state eseguite perquisizioni a Bologna Bari, Brindisi, Lecco, Milano, Monza Brianza, Modena, Palermo, Pesaro Urbino, Pescara, Pordenone, Ravenna, Roma, Teramo, Trieste, Vercelli e Vicenza. Nelle abitazioni delle persone coinvolte, oltre ai dispositivi elettronici in uso agli indagati (telefoni cellulari, tablet e computer), sono stati sequestrati cimeli, bandiere e materiale con simboli nazisti o neofascisti, ma anche armi da taglio (coltelli e katane) e armi da sparo, a riprova di quanto l’associazione non si limitasse alla propaganda, ma mirasse alla realizzazione di attentati esattamente come le divisioni tedesche di cui portava il nome, quelle cellule altamente specializzate, composte da membri pescati nella Gioventù Hitleriana, che il comandante delle SS Heinrich Himmler costituì a partire dal 1944 per compiere azioni di guerriglia e sabotaggio contro gli Alleati che stavano lentamente restituendo all’Europa la libertà dal nazifascismo.
Laureato con lode in Filosofia all’Università di Genova e in Musica Vocale da Camera al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, Fallisi, che era un membro della Freedom Flottiglia, la nave in missione di solidarietà assaltata nel 2010 da un commando israeliano ed era amico dell’attivista umanitario Vittorio Arrigoni, volontario a Gaza, tragicamente scomparso per mano di terroristi jihādisti), ha avuto una discreta carriera da cantante con repertorio lirico, lirico-leggero e musica da camera e sacra e, trasferitosi ad Ostuni tredici anni fa, è stato, ideatore e animatore di diverse manifestazioni culturali nella Città Bianca, tra cui il Premio Internazionale Tito Schipa, e ha partecipato spesso, in qualità di ospite straordinario, a eventi dedicati a Giuseppe Pinelli svolte in altri comuni della provincia. Di lui, che appena ventiduenne scrisse le parole dell’inno libertario dedicato ad una vittima del potere costituito (“anarchia non vuol dire bombe, ma eguaglianza nella libertà”), tutto poteva immaginarsi meno che predicasse la superiorità di una “razza” su tutte le altre. Tanto più che, prima di deviare a destra, negli anni dell’amicizia con Arrigoni è stato considerato vicino alle posizioni di Sinistra e Libertà.
L’indagine in cui Fallisi è coinvolto, condotta unendo le più sofisticate tecnologie insieme con le più classiche attività di polizia, è nata dagli accertati contatti tra alcuni dei vertici della Werwolf Division con i leader di un’altra associazione sovversiva di stampo negazionista e suprematista denominata “Ordine di Hagal”, attiva sul territorio nazionale e disarticolata a fine 2022 dalla Digos della Questura di Napoli. I poliziotti hanno ricostruito che il gruppo “segreto, composto da pochi camerati validi e fedeli… pronti ad agire”, avrebbe svolto la propria attività di propaganda e reclutamento di “Nuovi uomini e donne pronti alla rivoluzione” sia attraverso dedicati gruppi Telegram denominati “Werwolf Division Discussioni” e “Movimento Nuova Alba” – quest’ultimo ancora più ristretto e nato in un secondo momento con la finalità di occultare le progettualità più violente e strumentale anche alla formazione di “guerrieri” – sia con incontri in “real life”, certificati dagli inquirenti, e volantinaggi svolti nel bolognese.
A questo proposito, particolarmente allarmante è stato valutato dagli investigatori un volantino diffuso sul territorio emiliano nel 2022 e rinvenuto dalla Digos di Bologna, definito dai militanti “esplosivo”, raffigurante l’immagine di un uomo con la skullmask e armato con accanto il simbolo nazista del sole nero e la citazione lo storico francese di estrema destra Dominique Venner (sostenitore della teoria della sostituzione etnica dei popoli europei tramite l’immigrazione): “Nulla sarà compiuto finché i germi del regime [liberale] non saranno sradicati fino all’ultima radice. Per questo bisogna distruggere la sua organizzazione politica, abbattere i suoi idoli e i suoi dogmi, eliminare i suoi padroni noti e quelli occulti, mostrare al popolo come è stato tradito, sfruttato e insozzato. Infine, ricostruire…”.
Il ruolo di Fallisi all’associazione sarebbe essenzialmente circoscritto a compiti di propaganda: come amministratore del gruppo Telegram, avrebbe diffuso illegalmente contenuti sulla superiorità della razza ariana e l’inesistenza storica della Shoà, istigando a commettere atti di discriminazione razziale nei confronti di ebrei ed extracomunitari e proponendo revisionismo storico sulla figura di Adolf Hitler. Un atteggiamento che affonda le sue radici nella vicinanza dell’uomo alla causa palestinese e di cui l’antisemitismo, insieme all’appoggio via via maturato ai regimi islamici, appare l’involuzione deteriore.