
Marco Mola, il giovane residente a Pezze di Greco accusato di essere stato alla guida della Mercedes che dopo la mezzanotte del 5 agosto scorso investì e uccise il 25enne di San Vito dei Normanni Andrea Catamerò all’uscita di un lido sulla complanare tra Ostuni e Fasano, senza fermarsi a prestare soccorso, resta in carcere: la Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi Vilma Gilli ha respinto la stanza di attenuazione della misura cautelare depositata nell’interesse dell’indagato in quanto, malgrado il parere positivo della PM Livia Orlando alla concessione degli arresti domiciliari, persisterebbero i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari.
Mola risponde di omicidio stradale aggravato dalla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti (è infatti risultato positivo ai test per cocaina e cannabinoidi) e di omissione di soccorso.
Ai poliziotti del Commissariato di Ostuni, che lo rintracciarono poche ore dopo il sinistro, dichiarò di non essersi reso conto della presenza della vittima sul ciglio della strada a causa della scarsa luminosità della zona.
Fondamentali per l’identificazione del presunto omicida furono le testimonianze degli amici di Catamerò, che riuscirono, nonostante lo shock, a memorizzare parte della targa della Mercedes che investì il ragazzo, consentendo ai poliziotti di individuarne il proprietario e raggiungerne l’abitazione appena tre ore dopo l’accaduto. Sull’automobile sarebbero state riscontrate ammaccature compatibili con un violento impatto.
Catamerò, diplomato presso l’istituto Giorgi di Brindisi, lavorava per una società che effettua rilievi stradali ed era appassionato di consolle da DJ e di droni. Tutti lo ricordano come un ragazzo gentile, educato e profondamente legato agli amici e alla famiglia (la madre, insegnante di scuola primaria, e il padre, pensionato).
Marina Poci
(nell’immagine, la vittima Andrea Catamerò)