Paolo Stasi: un anno fa una morte senza perché

Di Marina Poci per Il7 Magazine

Faceva freddo, quel tardo pomeriggio del 9 novembre di un anno fa, a Francavilla Fontana, quando il suono del citofono crepò l’aria in una modesta abitazione di via Occhi Bianchi, rivelando l’arrivo di Luigi Borracino, già annunciatosi con una telefonata.
Chissà cosa pensava, Paolo Stasi, mentre diede voce ai famigliari per avvertirli che si sarebbe assentato giusto per due chiacchiere veloci. Chissà se il dubbio sulle intenzioni dell’amico lo colse, scendendo le scale per andargli incontro, o se lo colse il presentimento che da lì a pochi istanti non sarebbe più stato in questo mondo. Chissà quale pensiero, o speranza, o preghiera, gli prese forma dentro quando si trovò puntato contro il calcio della pistola impugnata da Luigi.
La comunità ne fu sconvolta, ne parlarono a lungo televisioni e giornali, anche nazionali. Il sindaco Antonello Denuzzo chiese che il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza si tenesse a Francavilla, invocando da parte delle forze dell’ordine il massimo sforzo di attenzione sulla città, anche alla luce di altri episodi violenti, di minori gravità, che avevano interessato altri giovani nelle settimane precedenti. Alcune associazioni organizzarono una marcia per la legalità: non più di duecento persone, a dire il vero, soprattutto giovani, domenica 13 novembre sfilarono sotto una pioggia sottile da piazza Umberto I al Castello Imperiali. C’erano i rappresentanti dell’amministrazione comunale, i sindaci di alcuni dei comuni vicini, l’onorevole Mauro D’Attis, che dopo qualche mese sarebbe diventato vicepresidente della commissione parlamentare antimafia. E a partecipare silenziosamente, scegliendo di non rilasciare dichiarazioni, ci fu anche la famiglia di Paolo, appena un passo indietro agli organizzatori che, tenendo stretti tra le mani i lembi di uno striscione la cui scritta tuonava “Francavilla alza la testa”, puntarono il dito contro la criminalità organizzata.
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quella madre dallo sguardo dimesso, che a testa bassa guidava il corteo stretta tra il marito e l’altra figlia, nell’inchiesta sulla morte del suo ragazzo poco dopo ci sarebbe entrata di prepotenza, con l’accusa pesantissima di detenzione e cessione a terzi di sostanze stupefacenti. Quelle sostanze stupefacenti che venivano confezionate in casa Stasi “per espresso accordo tra la D’Errico e il Borracino” (così scrive il pubblico ministero) e che venivano consumate da Paolo e dalla madre, spesso senza pagarle, tanto da indebitarsi per quasi cinquemila euro. Quelle sostanze stupefacenti che, alla fine, si sono rivelate il movente dell’omicidio. Nessuno avrebbe potuto immaginare che nell’avviso di conclusione delle indagini, notificato il 6 ottobre scorso dal sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi Giuseppe De Nozza a otto persone, il primo nome sarebbe stato il suo: Annunziata D’Errico, nata a Latiano nel 1970, persona offesa dal reato in quanto madre di Paolo Stasi, indagata nello stesso procedimento e forse (se le ipotesi investigative dovessero trovare riscontro nelle risultanze istruttorie) persino scampata alla furia omicidiaria di Luigi Borracino, che all’epoca non aveva ancora compiuto diciotto anni, eppure le idee su come regolare i conti con i disobbedienti ce le aveva chiarissime. Ad ammazzare Paolo si fece accompagnare da Cristian Candita, che di anni ne aveva diciannove e guidava la macchina. A bordo di quello stesso veicolo, che la sera dell’omicidio si presentava con i vetri laterali e il lunotto posteriore oscurati, appena qualche giorno prima Luigi e Cristian erano transitati da via Occhi Bianchi in quello che la Procura di Brindisi ritiene essere stato un vero e proprio sopralluogo per verificare la presenza e il funzionamento delle telecamere di sorveglianza pubbliche e private. Esattamente alla luce di queste considerazioni, a tutti e due viene contestata, oltre all’aggravante dei motivi futili (il debito di droga, per l’appunto), anche quella della premeditazione. Ma Borraccino, quando ha confessato l’omicidio davanti alle pm minorili Simona Filoni e Paola Guglielmi, dicendo loro che non era sua intenzione ammazzare Stasi, ma soltanto spaventare lui e la madre che sistematicamente trattenevano per uso personale dosi di droga destinate allo spaccio, le ha escluse entrambe: non voleva sparare, figurarsi se voleva uccidere, la sua intenzione era esclusivamente quella di spaventare, che Paolo era morto non lo capì nemmeno subito, lo seppe qualche ora più tardi.
A quell’avviso di conclusione delle indagini di cui si diceva prima, in cima al quale campeggia il nome della signora Annunziata, è poi seguita la richiesta di rinvio a giudizio: per omicidio nei confronti di Candita, per reati connessi agli stupefacenti nei confronti di Candita stesso, della D’Errico e di Pasquale Moldavio, Giovanni Di Cesaria, Marirosa Mascia, Sara Canovari e Cosimo Candita, a vario titolo coinvolti nel giro di droga gestito da Borracino, definito dal pm De Nozza vero e proprio soggetto determinatore, o comunque istigatore, nella commissione dei delitti contestati.
L’udienza preliminare si terrà martedì 14 novembre davanti alla gip del Tribunale di Brindisi Barbara Nestore: sembra scontato che si andrà a processo, è possibile che qualcuno degli imputati scelga di chiedere di potersi avvalere di riti premiali, come il patteggiamento o il giudizio abbreviato (che prevede che la decisione del giudice sia adottata allo stato degli atti, senza andare a dibattimento, e consente la riduzione di un terzo della pena in concreto irrogata). Il rito abbreviato, Luigi Boracino, che il 22 maggio è stato arrestato e da allora è in carcere a Brindisi, l’ha già chiesto, condizionato però ad una integrazione probatoria: l’ammissione di una perizia psichiatrica che, ai fini della imputabilità, valuti la sua capacità di intendere e di volere. Sulla ammissibilità di tale richiesta si pronuncerà il 4 aprile 2024 il Tribunale per i minorenni di Lecce, che in quella data è comunque chiamato a giudicarlo con rito immediato (cioè in assenza di udienza preliminare). Se il Tribunale rigettasse la richiesta di abbreviato condizionato, resterebbe la possibilità di richiedere il giudizio abbreviato secco.
Faceva freddo, il 9 novembre di un anno fa, a Francavilla Fontana. Quello di quest’anno, invece, è un autunno che somiglia alla primavera. Non vedrà più primavere, Paolo Stasi… e nemmeno altre stagioni di vita, se è per questo. Due colpi di pistola esplosi da distanza ravvicinata per mano di un adolescente insieme al quale era in affari per droga ne hanno stroncato il respiro non appena ha aperto il portone di casa, magari pensando, chissà, quello che tutti i ragazzi pensano quando gli amici vanno a trovarli a casa: “scendo giusto per due chiacchiere, torno subito”.