Perrino: rientrata la tecnica che pubblicò foto con cadavere, monta la protesta dei colleghi di reparto

“O lei, o noi”: sarebbe questo, in estrema sintesi, il tenore della protesta montata nel reparto di Anatomia Patologica dell’ospedale Perrino di Brindisi a seguito del rientro in servizio della coordinatrice tecnica che era stata sospesa per sei mesi nell’ambito del procedimento disciplinare istruito da ASL Brindisi subito dopo la scoperta della pubblicazione da parte della donna, sui propri profili social, di una foto scattata mentre ricuciva un cadavere nel corso di un’autopsia.
Mentre oggi è in programma una riunione sindacale, una richiesta di trasferimento sarebbe pronta nel caso in cui la direzione generale non adotti una decisione in grado di salvaguardare il buon funzionamento dell’unità operativa e la serenità degli operatori sanitari che vi lavorano: due medici, un biologo screening, un’infermiera e quattro tecnici hanno infatti sollevato una seria questione di incompatibilità ambientale (al momento tutta da dimostrare) insorta ben prima dell’inizio della vicenda riguardante la foto incriminata e, pur di non lavorare con la coordinatrice, sarebbero disposti anche a trasferte in altri ospedali.
Il comportamento della sanitaria era stato censurato immediatamente anche dalla direzione generale della Asl di Brindisi che aveva preannunciato l’intenzione di presentare un esposto in Procura, poi effettivamente depositato, per verificare l’esistenza di eventuali profili di reato.
Nei giorni successivi alla diffusione delle foto e del clamore provocato dalla vicenda, tre dei sei medici del reparto di Anatomia patologica, con una lettera indirizzata all’Ordine dei medici di Brindisi, si erano dissociati dall’accaduto, prendendo le distanze dall’operatrice.
Secondo quanto emerso, nelle chat l’operatrice avrebbe anche diffuso altre foto macabre: un cuore, un utero, un feto senza vita disteso su un lenzuolo bianco.
Ma le immagini che l’hanno messa nei guai sono quelle che lei stessa aveva condiviso sui social: in particolare una pubblicata lo scorso 1 maggio nella quale veniva ritratta sorridente mentre ricuciva un cadavere con in mano un grosso ago. Il commento alla foto era: “Quando ero piccola la sarta mi diceva: filo lungo, maestra pazza, si è avverato tutto”.
In un’altra foto, quasi identica, aveva commentato: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e con la testa e con il cuore è un artista. Buon Primo maggio a tutti”.
Durissima nei suoi confronti era stato anche l’Ordine dei tecnici di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, di cui fa parte. La presidente, Domenica Argese, aveva espresso “ferma disapprovazione. Il fatto che sia una nostra iscritta è solo l’elemento che consente di individuare quale sia l’ente a dover intervenire disciplinarmente, ma l’accaduto è grave e censurabile in sé”.
Resta adesso da capire quali potranno essere i provvedimenti di ASL Brindisi per scongiurare le minacciate richieste di trasferimento dei colleghi di reparto della coordinatrice e in che modo la donna potrà essere, eventualmente, ricollocata per evitare la ricaduta dell’increscioso episodio sul buon nome dell’ospedale tutto.
Marina Poci
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