di Gianmarco Di Napoli per il7 Magazine
Una strana giornata di eventi concatenati quella di sabato 10 settembre 2022, giorno della processione a mare in onore di Ave Maris Stella, festa patronale del rione Casale: il primo avviene all’alba, quando poliziotti della Squadra mobile di Brindisi arrestano Gennaro Di Lauro e Mino Carrisi, noti pregiudicati locali, con l’accusa di tentata estorsione nei confronti dell’organizzatore della festa che negli anni precedenti organizzavano loro, con una ingiustificata esclusiva. Nello stesso pomeriggio, proprio mentre la statua della patrona, protettrice della gente di mare, compie il suo suggestivo percorso nella processione, ad alcuni chilometri di distanza – nel parco Maniglio del rione Bozzano – si svolge un incontro politico alla presenza di vari esponenti provinciali. La richiesta per l’utilizzo del parco è stata presentata dallo stesso Gennaro Di Lauro, per conto dell’associazione Colonne Romane, per conto di Antonio Elefante, consigliere comunale Pd e recentemente passato all’opposizione. L’Associazione dei commercianti ambulanti Colonne Romane, presieduta da Di Lauro, è la stessa che organizzava la festa del Casale prima del 2022 .
E’ stato l’ex ministro Francesco Boccia a rivelare quest’ultima circostanza durante un incontro pubblico, perché al Maniglio – dove si stavano gettando le basi per la nascita di un Terzo polo in vista delle prossime elezioni amministrative della primavera 2023 – l’invitato più importante era il consigliere regionale Pd Fabiano Amati, in rotta a livello pugliese con il suo partito e dichiaratamente avversario di Riccardo Rossi a Brindisi. Dal canto suo Amati ha annunciato che querelerà Boccia chiarendo di essere stato invitato a quella iniziativa politica “organizzata dall’ex vicesindaco Salvatore Brigante mentre dell’uso del parco se n’è occupato un consigliere comunale di Brindisi che si chiama Antonio Elefante”. Il quale, evidentemente, ha affidato la parte burocratica dell’evento a Gennaro Di Lauro.
E qui la vicenda torna a intrecciarsi con quella della festa patronale del Casale, gestita per anni senza che nessuno del Comune si preoccupasse di quella presenza costante, dallo stesso Di Lauro. Probabilmente attraverso quella stessa Brindisi Colonne con cui ha richiesto l’uso del parco Maniglio.
IL PARROCO
Ora sembra avere un significato diverso la decisione del parroco dell’epoca, don Francesco Rutigliano, che nel 2017 annullò tutti i festeggiamenti civili in onore della Madonna del Mare, Ave Maris Stella, eliminando le bancarelle, i fuochi d’artificio e persino le luminarie, scatenando proteste nel quartiere e nella città perché, da sempre, la “Festa del Casale” è un rito collettivo di decongestione dopo l’abbuffata delle celebrazioni per i santi patroni Lorenzo e Teodoro, che si concludono una settimana prima. Forse don Francesco si era reso conto del controllo che la criminalità organizzata aveva assunto sulla seconda festa pubblica più importante della città, approfittando anche del fatto che al Casale non esiste un comitato che la organizza (come avviene per quella dei patroni) e dunque mentre le celebrazioni religiose sono a carico della parrocchia di Ave Maris Stella, gestita dall’ordine dei frati minori Cappuccini, quelle civili (mercatino, luminarie e fuochi) vengono affidati a organizzatori di eventi che pagano al Comune una cifra forfettaria e poi incassano direttamente dagli ambulanti.
L’operazione della Squadra mobile di Brindisi, che sabato scorso ha portato all’arresto di due pregiudicati accusati di aver tentato di fermare, a tutti i costi, un imprenditore diciannovenne che aveva ottenuto dal Comune l’incarico di gestire il mercatino, non solo apre uno squarcio inquietante sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in eventi che dovrebbero avere una valenza religiosa, ma documenta come la festa del Casale sarebbe nelle mani da almeno 30 anni nelle mani della malavita brindisina. Con l’avallo, inconsapevole o meno, delle amministrazioni comunali che si sono succedute.
LE ACCUSE
E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Lecce, Giulia Proto, su richiesta della pm antimafia Carmen Ruggiero. I due arrestati sono elementi già da tempo noti alle forze dell’ordine: Gennaro Di Lauro, 43 anni, e Mino Carrisi, 45 anni, quest’ultimo ritenuto personaggio di grande spessore della criminalità organizzata. E’ stato il primo a minacciare pesantemente l’organizzatore del secondo ma, secondo gli inquirenti, dietro ci sarebbe la regia del secondo che rappresenta una parte dei poteri forti della Sacra corona unita. Tanto che i due sono stati arrestati per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e dall’aver favorito un’organizzazione mafiosa.
L’aspetto clamoroso della vicenda è che essa si è svolta praticamente in tempo reale, qualche giorno prima che la festa del Casale iniziasse e mentre la giovane vittima delle minacce si era già recata una prima volta negli uffici della questura. Di Lauro gli telefonava così frequentemente che una delle chiamate è stata ascoltata in diretta e in vivavoce dagli investigatori della Squadra mobile mentre il ragazzo era nei loro uffici per denunciare ciò che gli stava capitando.
LA RICOSTRUZIONE
Accade che, dopo due anni di blocco dovuto alla pandemia, così come per tutte le feste patronali, anche quella del Casale era stata interrotta. Quella del 2022 dunque era la prima post covid. Il meccanismo per aggiudicarsi l’organizzazione degli eventi civili prevede la richiesta da parte dell’interessato all’Amministrazione comunale di Brindisi. Nel momento in cui ci siano più di una manifestazione di interesse, il Comune deve pubblicare un regolare bando. In tutti gli anni precedenti (e qui sarebbe opportuno ricostruire anche a Palazzo di Città ciò che è accaduto) nessuno si è mai fatto avanti per organizzare la festa. Perché tutti sapevano (così c’è scritto nell’ordinanza cautelare, anche sulla scorta di quanto lo stesso Di Lauro ha rivelato non sapendo di essere intercettato) che la festa del Casale era “cosa sua”.
Essere stato “scavalcato” da un ragazzino di 19 anni, che per la verità aveva già organizzato una serie di mercatini, soprattutto nel periodo natalizio 2021, è stato considerato da Di Lauro un affronto sul piano personale ed evidentemente anche un danno economico notevole, per lui e per chi con lui (stando alle carte) avrebbe poi beneficiato dei guadagni.
Ciò che accade dopo è un crescendo di minacce che iniziano con messaggi whatsapp inviati dal pregiudicato al ragazzo, in cui gli intima di levarsi di mezzo se ci tiene alla sua incolumità, poi uno schiaffo ricevuto durante un incontro “chiarificatore” in viale Aldo Moro, sotto l’abitazione di Carrisi, sino alle telefonate in cui gli ribadiva di farsi da parte dicendo “ti devo fare un buco in fronte, adesso che ti vedo ti devo scannare”. Quest’ultima telefonata aveva indotto la vittima a recarsi (era il 30 agosto) negli uffici della questura di Brindisi, dopo che persino suo padre gli aveva consigliato di lasciar perdere. Mentre era negli uffici della polizia, ecco la nuova telefonata che il ragazzo mette in viva voce davanti agli investigatori: “Compare levati tutto, tutti i parenti tuoi si sono levati di mezzo, dove ti incontro incontro sono fatti tuoi, sa? Dove ti incontro la capo te la devo tirare che tu sei un infame di merda, tanto tua madre, tuo padre, tutti li ho avvisati che ti devo fare male. Ti devo far fare 20 giorni di ospedale, dalla festa di San Teodoro a Capodanno e poi ti devo levare pure la festa di Natale. Se fino ad ora mi sono comportato bene, adesso ti devo uccidere proprio. Come fai casino, 10mila euro della festa mia mi devi dare, ti sto avvisando”.
Le minacce, in diretta, erano secondo gli investigatori di Gennaro Di Lauro e Mino Carrisi.
Immediatamente la Squadra mobile aveva informato la Dda e questa aveva chiesto e ottenuto in tempi rapidissimi un decreto di intercettazioni telefoniche.
LA “MEDIAZIONE”
Nel frattempo, sbattendo contro il muro di gomma eretto dal ragazzo, giovane ma determinato a non cedere, i due pregiudicati hanno tentato di superare il problema facendo valere il proprio peso criminale sul resto della famiglia: il padre, la madre e i fratelli di quest’ultima vengono più volte contattati. Nel timore di ritorsioni si impegnano a convincere il ragazzo a desistere. E lo fanno persino i nonni che invitano il nipote a sottostare al ricatto e abbandonare un’attività lavorativa che si era legittimamente guadagnato: “Almeno parla con un po’ più di rispetto e non dico assai”, gli dice la nonna. “Questa è proprio mancanza di rispetto nei nostri confronti, cioè di strafottenza totale mentre noi stiamo cercando di farti capire che stai sbagliando. Hai solo 20 anni e non sei nessuno. Il problema è che pensi che esisti solo tu, invece esiste la mamma, esistono le tue sorelle”. E il nonno: “Figurati se si prendono paura di te, perciò se ti dico se te la devono fare una cosa te la fanno, punto e basta”. Poi la nonna si preoccupa anche di sconsigliargli la denuncia: “Perché se succede che qualcuno di questi viene arrestato, stai tranquillo che tutta la famiglia ne patisce”. E il nonno è informato anche sullo spessore criminale di quegli altri: “Queste sono persone che quei soldi li recuperano e li mandano alle famiglie dei grossi capizzoni che stanno dietro. Stai mettendo a repentaglio tutti noi, non te ne stai fottendo un cazzo di nessuno, invece l’anno prossimo potresti farla tu la festa e guadagnarci sopra. Questo no, mettere a repentaglio la famiglia sì”.
Ma nonostante i “consigli” dei nonni il ragazzo non molla.
IL MALORE DEL PADRE E DELLA MADRE
E così Di Lauro va sotto casa sua dove si incontra con gli zii materni del ragazzo. La situazione diventa sempre più grave: il padre del ragazzo accusa un malore e viene sottoposto a un intervento cardiochirurgico d’urgenza a causa dell’ostruzione di un’arteria.
L’1 settembre il ragazzo torna in questura e stavolta è disposto a firmare la denuncia perché Di Lauro nell’ultima telefonata è stato particolarmente aggressivo avendo saputo che egli ha già contattato i titolari delle bancarelle che dovevano essere posizionate per la festa. E anche la madre si era sentita male, tanto da dover chiamare un’ambulanza del 118.
Di Lauro, secondo gli investigatori, sarebbe in realtà una pedina manovrata dal ben più “importante” Carrisi. Il pentito Andrea Romano ha riferito che “Mino Carrisi era affiliato a Ivano Cannalire e avevo con lui soprattutto rapporti relativi allo spaccio di sostanza stupefacente”. Cannalire sarebbe stato a sua volta affiliato alla Sacra corona da Romano su incarico del boss mesagnese Francesco Campana.
Proprio la presenza di Carrisi, rendeva molto più inquietanti le minacce di Di Lauro, lasciando intendere che di fatto, nella gestione della festa patronale del Casale, fino ad allora c’era stata la frangia brindisina della Sacra corona unita. Ed era contro questa e non contro il solo Di Lauro che il ragazzo si era collocato aggiudicandosi l’organizzazione del mercatino.
Nel giro di una settimana, e proprio nel giorno in cui la festa patronale del Casale entrava nel vivo con la processione a mare, il gip di Lecce ha emesso le due ordinanze di custodia cautelare in carcere che sono state eseguite dalla Squadra mobile. Poche ore dopo la bacheca Facebook del ragazzo è stata riempita di insulti violentissimi da chi considerava il suo gesto un’infamità: non erano estranei, ma alcuni parenti che lo rinnegavano pubblicamente.