Prof scomparsa a soli 51 anni. Addio Antonietta non smetterai mai di insegnare

Sabato pomeriggio, 9 marzo, sullo stato whatsapp, ha pubblicato la fotografia del mare con sotto scritto “sono in attesa di un’altra vita” – e faccina sorridente -. In questo modo la “prof” Antonietta De Bitonti, 51 anni compiuti lo scorso gennaio, ancora nelle confortevoli mura della sua casa, in via Marconi, nel Centro di Brindisi, dove dopo diversi mesi più di ricovero al Perrino che in casa ora della mamma Rosaria, ora del fratello Ari, aveva desiderato ardentemente ritornare, ha pensato di salutare tutti coloro, tantissimi, con cui quotidianamente e più volte al giorno ero in contatto grazie al cellulare.
E’ stata lei stessa a chiedere di essere portata in ospedale domenica pomeriggio, dove è stata ricoverata nel reparto di Ematologia; lunedì mattina, dopo neppure 48 ore dal suo ultimo saluto, la preannunciata attesa è giunta a capolinea.
Antonietta ha lasciato il marito Maurizio, le figlie Ilaria e Francesca, la mamma Rosaria, la sorella Rita con cui ha sempre vissuto in simbiosi, condiviso amicizie, divertimenti, Rita che è infermiera e che ha potuto prendersi cura di Antonietta giorno e notte, chiudendosi anche lei nel reparto di Ematologia del Perrino, nell’”acquario” (come lo chiamava Antonietta perché non la faceva vivere a contatto con nessuno, se non pazienti, medici, infermieri e personale ospedaliero) sia a casa, e il fratello Ari che più volte in questo anno l’ha voluta nella sua casa, cognata, genero, nipoti, tanti familiari e numerosissimi amici.
Antonietta era una donna solare, salutista convinta, aveva gran cura del suo benessere fisico e mentale: svolgeva tanta attività fisica, soprattutto camminate e corse, ha indossato anche i guantoni per l’autodifesa, negli ultimi tempi si era iscritta in palestra, era molto attenta all’alimentazione, pochi caffè – solo quello di mamma Rosaria -, cibi sani, niente “schifezze”.
Amava stare in compagnia e amava alla follia il suo lavoro: da diversi anni docente di lettere alla Marco Pacuvio, è diventata uno dei pilastri della scuola di viale Togliatti. La sua giornata aveva un inizio prestabilito, ma non si sapeva quando potesse terminare: le ore in aula costituivano solo una piccola parte dei suoi impegni lavorativi. Trascorreva tante ore in presidenza anche sino a tarda serata, aveva sete di imparare, è stata funzione strumentale per diverso tempo, seguiva moltissimi corsi di formazione, era assetata di conoscenze, esperimenti, di nuove sfide. Erano suoi tanti laboratori, progetti, visite guidate, amava il cinema, il teatro, la musica, e leggere libri, libri e ancora libri, quanti ne ha portati e ricevuti mentre era ricoverata, ce n’erano montagne sul suo tavolinetto. Ne portava e distribuiva a bizzeffe ai suoi alunni, e sistematicamente li perdeva, molti non le venivano più restituiti, ma lei, instancabile e ostinata come sempre, non si stancava di provarci e riprovarci: lettura e scrittura, sempre e comunque, tutti dovevano e potevano riuscirci…..ad avere la sua caparbietà!!!
Per qualche tempo ha scritto anche per quotidiani locali; ha buttato giù qualcosa pure in questo anno di malattia, un diario segreto….. chissà ……in fondo ai suoi ragazzi glielo faceva costruire con le loro mani, fogli, spago, ago: semplice!
Tutto ciò in cui si cimentava lo faceva con passione, veemenza e temerarietà; e anche nella malattia è stata così. Conosceva ogni aspetto, ogni rischio di questa patologia, ormai aveva fatto suo pure il linguaggio medico e scientifico.
In questo anno Antonietta ha conosciuto un nuovo modo di vivere: da principio non è stato facile per lei accettare l’idea di restare lontana – solo per qualche tempo, si sperava – dalla scuola, dalle classi, dai suoi adorati alunni e colleghi, ma pian piano ha iniziato ad apprezzare le piccole cose della quotidianità: la rendeva felice ammirare il sorgere del sole, poter fare una passeggiata al mare, preparare i biscotti, stirare, desiderava piantare fiori nel cortile della sua casa, le piacevano le calle in particolare.
Antonietta amava la vita, e in questo anno ha continuato a insegnare a tutti coloro che non hanno mai smesso di chiamarla, scriverle, andarla a trovare, che non si può vivere di solo lavoro, che è una fortuna aprire gli occhi la mattina, ecco un altro giorno, e un altro ancora, avere i propri cari accanto, potersi prendere cura di loro, consigliarli, sostenerli. Antonietta ha insegnato l’amore, l’amore per il prossimo, l’amore per la vita.
L’1 aprile del 2017 sulla sua pagina Facebook pubblicava una foto con alcune colleghe e scriveva “ridere ci ha rese invincibili. Non come coloro che vincono sempre, ma come coloro che non si arrendono”. Sono le parole di Frida Kahlo, Antonietta le ha messe in pratica giorno per giorno in questo lungo e tortuoso anno di malattia.
Sempre col sorriso, con la speranza e la determinazione. Nonostante le terribili sofferenze fisiche lei non ha mai smesso di crederci, e se lo ha potuto fare lei, nello smisurato dolore del corpo, allora possiamo crederci e farlo tutti, tutti coloro che martedì pomeriggio erano – numerosissimi – a darle l’ultimo saluto nella chiesa dei Salesiani.
Questo è il suo insegnamento, e nessuno di coloro che l’hanno amata potrà deluderla.